Paolo Chiavon

Paolo Chiavon è nato a Udine nel 1958, vive e opera a Pozzuolo del Friuli e si occupa di arte lignea da più di 25 anni.

Le tematiche affrontate e rappresentate nel linguaggio scultoreo di Chiavon sono varie: la donna, gli animali, la musica, le teste, i dischi, l’acqua, l’uomo e il suo pensiero, il suo vissuto, la sua storia e il recupero e conservazione della storia del suo territorio.

Le due opere in mostra sono composte da chiodi e pezzi di legno di vecchi edifici storici di Pozzuolo recuperati durante o dopo lavori di demolizioni o ristrutturazioni: il Mulino, Ex Latteria, Le Palacine e altre case storiche del territorio. Chiavon assembla, secondo il suo gusto estetico delicato e attento, i pezzi recuperati e ne fa opera d’arte storicizzata.

Per mezzo delle venature del legno si apre una grammatica vibrante di forme del pensiero dell’artista che ne connota la ricerca scultorea. Attraverso la sua produzione, Chiavon fa rivivere il legno e gli assegna nuove caratteristiche formali. Il sasso, inserito nelle sculture, simboleggia il passato, esso è fondamenta, è muro di costruzione, ha una sua storia, una sua segreta vita che solo il tempo racconta.

Il legno, con le sue venature, ci consegna la sua storia scritta ad anelli. Chiavon nello scolpire rimuove gli elementi eccedenti e ristruttura ciò che ne rimane in modo di manifestare, lentamente, lo spirito essenziale del pezzo valutato. Completato questo primo intervento l’artista, per mezzo dell’inserimento di sassi e di chiodi va a individuare l’equilibrio e ci destina un’opera dal sapore mistico e raffinato.

Di basilare rilevanza, nella continua ricerca dell’artista, è la conoscenza e l’uso delle varie essenze del legno, la sua curiosità lo porta ad individuare e poi a vivificare le varie tipologie di legno incastrandole magistralmente tra loro. Pochissime volte Chiavon tinteggia il legno naturale ed è solo attraverso il diverso cromatismo che riesce ad ottenere una variegata e accattivante tonalità di colori. Nasce così un opera di grandissimo impatto visivo e formale.

Il significato che l’artista dà al chiodo è profondo e le sue parole meritano di essere riportate integralmente senza alcuna modifica perché rispecchiano la base del suo pensiero: “I chiodi, i nostri chiodi fissi, le nostre certezze, le nostre debolezze, i pungoli che ci fanno “vivere” o morire, oppure i fermi che a volte non ci lasciano crescere. I chiodi per fissare saldamente i nostri ricordi, le emozioni, i sentimenti”. Attraverso queste parole Chiavon vivacizza di sentimenti la materia che comunica l’eterna poesia della vita.

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