Come funzionano i piani individuali di risparmio?

Tra le principali misure della legge di stabilità in vigore dal primo gennaio 2017 troviamo i Piani individuali di risparmio (PIR): http://www.mef.gov.it/documenti-allegati/2017/00999178.pdf

L’obiettivo dei Pir è senz’altro quello che indirizzare il risparmio delle persone fisiche (il prodotto è destinato unicamente a loro e lo si capisce anche dal nome) verso l’economia reale del Paese, praticamente un piano di stimolo all’economia italiana.

È l’ultimo prodotto alla moda. Ma conviene?

Cerchiamo di capire meglio di cosa parliamo e per farlo utilizzeremo l’allegato tecnico di Assogestioni (http://www.assogestioni.it/index.cfm/3,147,11479/allegato_tecnico_pir.pdf).

“Il  piano  di  risparmio  a  lungo  termine  è  un  “contenitore  fiscale”  (OICR,  gestione  patrimoniale,  contratto  di assicurazione,  deposito  titoli)  all’interno  del  quale  i risparmiatori  possono  collocare  qualsiasi  tipologia  di strumento finanziario (azioni, obbligazioni, quote di OICR, contratti derivati) o somma di denaro, rispettando però  determinati  vincoli  di  investimento.”

Il Pir offre un’agevolazione fiscale vincolata alla composizione del patrimonio e al periodo di detenzione. In effetti, “almeno per il 70% in strumenti finanziari emessi da società italiane ed estere (UE e SEE) con stabile organizzazione in Italia. Di questo 70% almeno il 30% (che equivale al 21% del valore complessivo degli investimenti del PIR) deve essere investito in strumenti finanziari emessi da società italiane ed estere (UE e SEE) con stabile organizzazione in Italia diverse da quelle rilevanti ai fini del FTSE MIB o di altri indici equivalenti”, mentre “il 30% può essere investito in qualsiasi strumento finanziario (ivi compresi i depositi e c/c)”. Il Pir deve essere detenuto per 5 anni, mentre non è possibile investire più di 30mila euro all’anno ed entro un limite complessivo di 150mila euro.

piani individuali risparmio

Abbiamo visto sinteticamente che cos’è un Pir, ma l’obiettivo odierno è un altro.

Tenteremo di analizzare il prodotto in modo professionale ed obiettivo mettendoci, come sempre, dalla parte del “comune mortale”. In effetti, ci sono molte cose da valutare prima di effettuare un Pir ed il vantaggio fiscale, dopo i 5 anni, non deve accecarci ed essere l’unico motivo per effettuare l’investimento.

Diversificazione:
Il Pir è fortemente esposto al rischio paese dell’Italia. Inoltre, avrà in pancia, anche, strumenti emessi da Pmi italiane con una capitalizzazione ridotta. Queste sono di natura potenzialmente molto rischiose e poco liquide, mentre alcune Pmi, le micro imprese, hanno meno di 10 occupati…

Titoli:
Una parte consistente del Pir sarà dunque costituita da azioni italiane che possono essere scelte anche tra quelle quotate sull’Aim (Alternative Investment Market). Questi titoli sono potenzialmente molto volatili e non adatti a tutti.

Durata:
La durata dell’investimento di 5 anni non è sempre un problema, ma si tratta pure sempre di un periodo relativamente lungo. La vita è piena di imprevisti.

Costi:
Attenzione ai costi che possono essere molto importanti e poco trasparenti. Ho visto alcuni Pir con delle spese di ingresso del 3% e delle spese correnti (ongoing charge) del 1.90% e non ho cercato molto… In alcuni casi esistono anche le commissioni di performance che limano ulteriormente il risultato, quando e se, positivo.

Volatilità:
I Pir sono appena partiti e sarà difficile leggere la volatilità del prodotto. Tuttavia, basta osservare la volatilità storica dei singoli strumenti che compongono un Pir per ottenere una misurazione del rischio che, in certi casi, risulta relativamente elevata.

Potenziali benefici fiscali:
Mantenendo il Pir per 5 anni si ottiene il mancato pagamento della tassazione delle rendite finanziarie che può arrivare al 26% in Italia. Tuttavia, non è scritto da nessuna parte che il mio Pir produrrà redditi da capitale, mentre nel frattempo ho accusato delle spese molto elevate per ben 5 anni.

Rapporto tra costi certi e potenziali benefici fiscali:
Siamo sicuri che convenga realmente avere costi annui certi ed elevati per il miraggio di un potenziale beneficio fiscale che riguarda la percentuale di una cedola o di un interesse che sarà, per natura e per l’importo massimo del Pir, non particolarmente elevata? I costi sono sull’intero ammontare del Pir, mentre i potenziali benefici fiscali sono relativi ad una frazione di capitale…

 

Pertanto, i costi dei Pir sono molto elevati per un prodotto vincolanti per 5 anni, potenzialmente molto rischioso, poco diversificato e che offre dei vantaggi solo potenziali e, in ogni caso, ridotti.

Non penso che sia un prodotto interessante e, soprattutto, adatto a tutti. Anzi.

Le domande che bisogna farci prima di investire in un tale prodotto sono almeno tre:
Ho voglia di investirei in una Pmi italiana?
Ho bisogno di qualcuno per costruire un Pir visto che parliamo di un contenitore?
Il rapporto tra costi certi ed i benefici fiscali potenziali, nonché limitati, conviene?

Giovanni Maiani

Appassionato di matematica e statistica da quando era sedicenne approfondisce l’analisi finanziaria (analisi tecnica, fondamentale e macroeconomica) sino a proficue collaborazioni professionali nell’editoria nazionale ed internazionale quali, dal 1994, Borsa&Finanza per il quale ricopre il ruolo di supervisore dell’ufficio studi, Dow Jones Telerate, Finanza&Mercati e pubblica studi originali su Stock&Commodities, Patrimoni, Investire, Fondi&Sicav e molte altre testate locali. Da alcuni anni è collaboratore di un importante istituto di credito, cura un suo blog personale http://giovannimaiani.blogspot.com/ e pubblica alcuni studi propri sul quaderno ufficiale della Siat per la quale è riferimento locale per San Marino. 

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