“Cervelli in fuga”

di Massimiliano Fanni Canelles

Obiettivo di qualsiasi amministratore della “res publica” è quello di coltivare il proprio Stato in ogni sua parte, al fine di consegnarlo al futuro florido, sviluppato, efficiente. In una parola, migliore. Eppure, oggi, si fa strada la consapevolezza che, per la prima volta dopo molto tempo, la “nuova generazione” avrà un tenore di vita meno agiato rispetto a quello dei propri genitori. Quella nuova generazione definita sui media “generation no future”.
In Italia, l’investimento pubblico diminuisce man mano che cresce il grado di istruzione: partendo dalla scuola primaria, cala sensibilmente nella secondaria, mantiene un livello minimo per l’Università e abbandona quasi a se stessa la ricerca. La percentuale di fondi pubblici rispetto al Pil devoluto dallo Stato ad Università e Ricerca non è solo tra le più basse d’Europa, ma risulta inferiore anche a quella di alcuni Paesi in via di Sviluppo. Questi ultimi non trascurano il comparto, consapevoli che si tratta di un terreno da seminare per una crescita coronata da successo.
Appare naturale, di conseguenza, che coloro i quali si sentono appartenere a questa “generation no future”, e ne hanno le possibilità, cerchino di lasciare l’Italia per ottenere riconoscimento all’estero, impoverendo il sostrato culturale e sociale del nostro Paese.
Anziché ridursi, l’esodo pare in aumento e l’età di partenza si sta progressivamente abbassando. Sono sempre più numerosi gli studenti che cercano di trascorrere del tempo fuori dall’Italia per formarsi meglio con la convinzione che l’istruzione universitaria italiana non corra al passo con i tempi. Questa tendenza non è dimostrata soltanto dal successo del progetto Erasmus, che favorisce la mobilità attraverso scambi tra le più prestigiose Università dell’Unione Europea, ma anche dal numero crescente di giovani i quali, al termine delle scuole superiori, si iscrivono direttamente ad un corso di studi estero o che, dopo la laurea triennale, preferiscono un Master inglese o francese alla laurea magistrale italiana. I costi che comporta uno spostamento all’estero non sono indifferenti, in termini sia economici, sia più generali: la lingua, per esempio, risulta sempre una barriera complicata da abbattere. Tuttavia, le opportunità offerte dalla “fuga” compensano le rinunce.
È importante capire questi cervelli in fuga, comprendere le loro motivazioni e le loro aspettative, i sacrifici che sono pronti ad affrontare e gli obiettivi che intendono realizzare. È importante anche cogliere cosa trovino questi giovani all’estero, quali riconoscimenti, quali ricompense, quali delusioni. Si tratta di cittadini in stato di formazione ed inserimento nel mondo del lavoro in un clima impregnato di cinismo e sfiducia, il quale ne condiziona il punto di vista e produce una forma di isolamento del tutto improduttiva. Chiunque si trovi a gestire un’azienda, così come lo Stato stesso, può trarre soltanto vantaggio dall’ascolto di queste storie.
Nella situazione attuale la parte migliore della nuova generazione non potrà essere trattenuta perchè cercherà di costruirsi un futuro all’altezza del proprio talento. Proprio in un Europa senza confini, con un’unica moneta e liberi scambi fra gli stati membri è quindi necessario che l’Italia diventi competitiva sia nella formazione che nelle opportunità di impiego lavorativo.

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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