Prof, ci spiega cosa sta succedendo in Nord Africa?

La domanda mi ha colto totalmente alla sprovvista. Non avrei mai creduto che una tale richiesta potesse giungere direttamente da quei ragazzi, apparentemente così distratti rispetto a ciò che non investe direttamente la loro sfera emozionale.

Entro in classe, un sabato come tanti. Da poche settimane insegno italiano, storia e geografia in due seconde di un liceo in provincia di Modena. Sono laureata in Lettere Classiche. La storia è sempre stata la mia grande passione, soprattutto quella antica. Negli anni universitari, attraverso il volontariato in una scuola di italiano per immigrati adulti di Bologna, sono entrata in contatto con l’Associazione “Centro Poggeschi”, nata dall’esperienza di un gesuita, Padre Fabrizio Valletti. In quel contesto, grazie ad un vero e proprio centro di documentazione sui problemi della mondialità, ho potuto approfondire lo studio delle dinamiche internazionali, la geografia delle guerre, il ruolo della geopolitica negli equilibri mondiali. Frequentando il Centro, ho integrato la mia formazione, prevalentemente classica, creandomi un bagaglio di competenze spendibili anche nell’insegnamento della geografia. Ho cercato anche di mettere le mie conoscenze a servizio della promozione della giustizia. La geografia è senza dubbio la “cenerentola” della scuola italiana. La maggior parte dei docenti di lettere subisce l’obbligo di dover insegnare anche questa materia, così lontana dal percorso di studi solitamente compiuto. La disciplina finisce quindi per essere spesso trascurata. Così, dopo pochi giorni dal mio arrivo in classe, i miei studenti, intuendo, evidentemente, il mio interesse per queste tematiche, mi hanno esplicitamente chiesto: “Prof, ci spiega cosa sta succedendo in Nord Africa?”. La domanda mi ha colto totalmente alla sprovvista.

Non avrei mai creduto che una tale richiesta potesse giungere direttamente da quei ragazzi, apparentemente così distratti rispetto a ciò che non investe direttamente la loro sfera emozionale. Sono rimasta anche un pò imbarazzata. Trattare a scuola certi argomenti di attualità, che investono il campo della geopolitica e della politica internazionale, impone al docente la necessità di esporsi. È assolutamente impossibile, e neanche auspicabile, a mio parere, trattare questi temi senza lasciare trasparire il proprio pensiero al riguardo. Chi ritiene possibile affrontare “asetticamente” certe tematiche, nelle quali è protagonista la storia degli uomini, mente. Il punto di vista con il quale ciascuno sceglie di analizzare i problemi, soprattutto quelli più complessi, rispecchia inevitabilmente la sua storia, le sue conoscenze, le sue convinzioni. In quel preciso istante, gli occhi dei miei studenti sembravano proprio comunicarmi: “Prof, se non ce lo spiega lei, non ce lo spiega nessuno”. In quell’attimo di esitazione nel rispondere alla loro richiesta, ho pensato a tutte le informazioni che in quei giorni arrivavano loro dalla televisione, ed a quanto i miei studenti non avessero ancora gli strumenti per interpretarle adeguatamente. La loro domanda testimoniava una positiva volontà di comprendere ed approfondire una serie di eventi di cui intuivano l’importanza storica. Ho valutato di non poter proprio tirarmi indietro, nonostante il timore di attirarmi qualche critica. Nei giorni seguenti, riflettendo su come impostare la mia lezione, mi è venuta l’idea di utilizzare la storia antica come modello di paragone per la situazione attuale. La storia antica si offre allo studio come un microcosmo complesso e perfettamente cristallizzato, che può essere utilizzato come un “plastico” per leggervi le vicende che ci coinvolgono. Difficilmente l’uomo è in grado di interpretare correttamente gli eventi nei quali è protagonista diretto. La storia antica può così proporre una chiave di lettura dell’attualità. Un tesoro preziosissimo da sfruttare nel migliore dei modi. Nel corso degli anni, ho notato come uno dei problemi maggiori nel cercare di spiegare agli studenti i passaggi storici contemporanei complessi fosse la mancanza (forse normale per la giovane età) di riferimenti a concetti propri della politica e della geopolitica, in particolare. Lo studio della storia antica consente agli studenti di comprendere alcune strutture tipiche della politica ed offre loro la possibilità di acquisire diverse nozioni di base ed un lessico di riferimento pertinente.

In particolare, Roma, con i suoi mille anni di storia e la sua poliedricità, si presta perfettamente allo scopo. Alla luce di queste considerazioni, ho deciso di utilizzare il paragone costante con la storia romana perché i miei studenti potessero crearsi un’idea personale delle vicende nordafricane. In questo modo, ho cercato anche di offrire un valore aggiunto allo sforzo compiuto nello studio della storia antica, per loro spesso ostica e difficilmente comprensibile. Abbiamo quindi analizzato in classe i regimi del Nord Africa confrontandoli con alcuni regimi politici greci e romani. Abbiamo richiamato ed approfondito le principali caratteristiche delle dittature militari, delle “democrazie” controllate e di quelle populiste. Ognuno di questi modelli di governo presenti nell’antichità ha avuto un corrispettivo nella storia contemporanea del Nord Africa. Partendo dall’espressione molto mass mediatica di “rivolte del pane”, ci siamo interrogati su cosa significasse questa definizione ed abbiamo scoperto che, da sempre, l’aumento del prezzo del pane è motivo di instabilità sociale e politica. A Roma esisteva uno specifico funzionario, il Prefetto dell’Annona, deputato proprio alla supervisione dei rifornimenti di grano. L’aumento del costo del pane in Nord Africa, a causa di una serie di fattori, tra cui la crisi di produzione del grano del Kazakistan e dell’Argentina, è paragonabile allo stesso aumento del prezzo verificatosi durante la reggenza dell’imperatore Diocleziano. Anche allora la crisi produttiva e l’inflazione portarono ad un incremento del prezzo. Consapevole di quanto questo fosse un elemento cruciale in un momento di crisi, l’imperatore cercò di calmierare i prezzi. Il fallimento di questo tentativo favorì il “mercato nero” e si rivelò uno dei principali fattori di crisi che segnarono l’inizio del declino irreversibile del potere romano. La peculiare composizione sociale della Libia, riconducibile ad una serie di tribù diverse, è stata paragonata ai legami sociali che univano i clan di cui erano composte le popolazioni barbariche che invasero l’impero romano. Questi clan si caratterizzavano per gli antichi legami parentali e per l’omogeneità dei loro interessi politici ed economici. Alla fine di questa analisi, sono state individuate altre peculiarità proprie delle rivoluzioni arabe già presenti in altre epoche storiche turbolente, come, ad esempio, i sommovimenti del 1848.

La percentuale molto alta di giovani sotto i trent’anni presente in questi Paesi, il grado di istruzione medio-alto di costoro e la disoccupazione che affligge questa parte di popolazione sono caratteristiche riscontrabili anche nei moti rivoluzionari che attraversarono l’Europa nel 1848. Anche quell’ondata rivoluzionaria, che caratterizzò il 1848 come un anno di passaggio fondamentale per tutti gli eventi storici successivi, ebbe l’obiettivo di rovesciare regimi vecchi e sclerotizzati. Alla fine, abbiamo analizzato anche una caratteristica assolutamente originale e senza precedenti nella storia dell’umanità, presente, però, nelle rivoluzioni nordafricane: l’uso dei nuovi media, in particolare dei social network, quale ausilio all’organizzazione dal basso di questi fenomeni. Durante tutto il processo di analisi, i ragazzi sono stati parte attiva nel costruire il percorso di approfondimento, attraverso numerose domande e numerosi interventi. Procedere in parallelo con il programma di storia romana ha agevolato la loro capacità di collegare materie ed epoche diverse e ha stimolato il loro interesse per i problemi legati all’attualità. In conclusione, le domande inaspettate mi accolgono ormai quasi ogni sabato, non appena entro in classe.

Cecilia Alessandrini
Professoressa di Italiano, Storia e Geografia
Istituto d’Istruzione Superiore Formiggini di Sassuolo

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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