Giù le mani dagli embrioni

Perché alcuni continuano a dire in modo martellante che è necessario usare le staminali prelevate dagli embrioni? Perché gran parte della stampa italiana continua su questa linea? È solo ignoranza?

La ricerca scientifica sta vivendo, da alcuni anni, dei momenti di grande interesse per l’uomo e la sua salute. In particolare, la ricerca e lo studio sulle cellule staminali hanno acceso delle grandi speranze per la promozione di quel bene che tutti desiderano, la salute. Le cellule staminali segnano l’inizio della medicina rigenerativa in quanto, se sono opportunamente coltivate e modificate, possono ricostruire alcuni tessuti danneggiati da traumi o malattie. Tuttavia, dietro queste ricerche e queste scoperte, ci sono notevoli fatiche, difficoltà e problemi, non solo di ordine tecnico-scientifico, ma anche di ordine etico e, dunque, umano.

Cosa sono le cellule staminali?
Le staminali sono cellule capostipite, quelle, cioè, che stanno all’origine delle più di 200 linee di cellule che compongono il nostro organismo (cellule ematiche, epatiche, nervose, muscolari…). Quando una staminale si duplica, dà vita ad un’altra staminale e ad una cellula differenziata. Le staminali possiedono, inoltre, una preziosa proprietà, la plasticità: possono, cioè, differenziarsi, originando anche cellule diverse da quelle del tessuto da cui sono state prelevate (ad esempio, cellule staminali presenti nel sangue sono state prelevate,moltiplicate e trasferite in altre zone del corpo, come il fegato, l’intestino e la cute e hanno curato questi tessuti).

Quali sono le fonti da cui recuperare le cellule staminali?

1. Le cellule staminali di origine embrionale
La prima fonte di prelievo di cellule staminali è costituita dalla massa cellulare interna dei viventi allo stadio embrionale. Da quando le ricerche biologiche e mediche hanno consentito di conoscere il processo di fertilizzazione e di formazione dell’embrione, cioè almeno da quaranta anni, si sa che le cellule embrionali, almeno nei giorni immediatamente successivi al processo di fertilizzazione, sono totipotenti o multi potenti, possiedono, cioè, la capacità attiva di diventare una qualsiasi cellula di un tessuto adulto specifico. Eppure, nonostante questa potente plasticità e versatilità, e nonostante le innumerevoli equipe e gli studi di ricerca ad alto livello, durante tutti questi anni, nessun ricercatore ha mai dimostrato scientificamente che le staminali prelevate da embrioni curino malattie come l’Alzheimer, il Parkinson, il diabete, le cardiopatie, i tumori: la comunità scientifica non possiede documenti e prove in proposito. È stato, invece, dimostrato il contrario: staminali prelevate da embrioni di topo, e immesse in topi adulti, hanno ingenerato tumori. Che le staminali prelevate da embrioni aumentino notevolmente il rischio di insorgenza di tumori è noto almeno dal 2000, grazie ad uno studio di G. Vogel. L’insorgenza dei tumori è dovuta al fatto che le staminali embrionali, essendo idonee a dar vita a tutte le linee cellulari, possono moltiplicarsi in modo incontrollato, e quindi anche originare cellule maligne. L’evidenza che le cellule staminali embrionali siano altamente instabili, -possono espandersi in modo indifferenziato-, e, quindi, generare forme di tumori, è dimostrata da un numero crescente di studi. Inoltre, danno luogo anche ad infezioni e crisi di rigetto. L’uso delle cellule staminali di origine embrionale è, quindi, un non senso dal punto di vista della ricerca terapeutica e farmacologica. Solleva anche un grave problema etico: il prelievo delle cellule staminali dall’essere vivente di vita embrionale comporta la sua morte. E, se si tratta di un essere umano di vita embrionale, comporta la morte di un nostro simile.
2. Le cellule staminali da adulto, dette anche tessuto specifiche
Le evidenze scientifiche e gli insuccessi conseguenti alle staminali embrionali hanno indotto i grandi centri di ricerca ad orientare le proprie indagini relative alle cellule staminali sulla seconda fonte di esse, cioè sulle cellule staminali tessuto specifiche. Queste staminali, dette anche «staminali somatiche», sono generalmente isolate dal paziente stesso, o da un donatore compatibile, moltiplicate, o trattate in vitro, e, quindi, trapiantate. Si è così scoperto che ognuno di noi ha in sé delle riserve di staminali, nell’adipe, ad esempio, nel bulbo olfattifero, nel midollo osseo, nel cordone ombelicale, in particolare nella cosiddetta gelatina di Worton. L’uso delle staminali tessuto specifico non pone particolari problemi etici, se non gli stessi sollevati dai trapianti di cellule, tessuti ed organi.
Grazie alle staminali tessuto specifiche, sono stati sviluppati oltre sessanta tipi di terapie afferenti patologie del sangue, della cornea e per trapianti di epidermide. Vi sono, poi, sempre in quest’ambito, sperimentazioni cliniche particolari, quali quelle che riguardano le malattie neurodegenerative, come Parkinson, Sla e morbo (infantile) di Tay-Sachs. Sono in corso, o in fase di avvio, dei trials clinici in cui cellule staminali cerebrali, moltiplicate in vitro, vengono trapiantate nel cervello lesionato con finalità terapeutiche. Sebbene questa non sia sempre la scelta d’elezione, le cellule staminali cerebrali, spesso di origine fetale, possono essere estratte da aborti spontanei, eliminando anche in questo caso eventuali problemi etici. Nel caso in cui si tratti di staminali tessuto specifiche dello stesso paziente, non c’è alcun rischio di rigetto. Non c’è neanche il rischio dell’insorgenza di tumori, perché le staminali tessuto specifiche sono parzialmente differenziate. La strada più promettente e, di fatto, quella già applicata in molti centri ospedalieri italiani è l’uso di cellule staminali prelevate da adulto, in genere dal paziente stesso.

Conclusione

Concludo con una domanda: perché alcuni continuano a dire in modo martellante che è necessario usare le staminali prelevate dagli embrioni? Perché gran parte della stampa italiana continua su questa linea? È solo ignoranza? Oppure c’è malafede dovuta ad interessi economici (vendita dei brevetti per la proliferazione delle staminali embrionali) e politici (far risorgere alcuni gruppi politici)? Si vuole mettere liberamente le mani sull’uomo che vive allo stadio embrionale? Sono questi i problemi etici più dibattuti. Riguardano, non solo la visione dell’uomo, ma anche la capacità di conoscere e divulgare al grande pubblico le evidenze della biologia e della medicina. Problemi, quindi, di antropologia e di etica della comunicazione di massa.
Giorgio Maria Carbone
Docente di Bioetica e Teologia Morale presso la Facoltà di Teologia di Bologna

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