E’ tempo di ferie intelligenti

I numeri dei viaggiatori di turismo responsabile sono ancora molto piccoli, ma l’interesse dei viaggiatori italiani è in forte crescita. Una crescita che sta riguardando tutte le forme di economia solidale e di consumo critico, dal commercio equo e solidale alla finanza etica, alla bioedilizia, fino ai GAS, gruppi di acquisto solidale.

Nel corso degli anni Novanta, in Italia, come nel resto d’Europa e in altri paesi, si intensificarono la riflessione e il dibattito sul turismo, cioè sulla reale capacità di questo grande fenomeno economico e sociale di contribuire allo sviluppo dei paesi del sud del mondo, cui veniva presentato come una grande opportunità di crescita e di sviluppo. In effetti, in tanti paesi asiatici, africani e dell’America Latina, ormai da anni i flussi turistici aumentano costantemente, grazie alla netta riduzione dei costi dei voli, alla crescita della domanda ed agli investimenti compiuti da imprese turistiche multinazionali o comunque appartenenti al nord del mondo, che realizzano villaggi ed alberghi, mentre le autorità nazionali costruiscono aeroporti, porti, strade e altre infrastrutture e spesso creano anche le condizioni normative, fiscali e amministrative per facilitare gli investimenti. Ma il turismo porta davvero sviluppo? Sì e no. Certo, offre opportunità di lavoro e anche di avvio di attività complementari, ma il business resta in genere saldamente nelle mani degli investitori esteri. E, parallelamente, anche se non sempre e non ovunque, si generano nelle località turistiche del sud del mondo altri fenomeni preoccupanti, quali l’abbandono delle attività tradizionali, lo scempio ambientale, lo svilimento delle culture locali, l’insorgere di tensioni fra abitanti e turisti, il diffondersi della droga, della microcriminalità, della prostituzione anche minorile. In rapporto al costo di un viaggio, al territorio di destinazione resta attorno al 20%. Il resto è distribuito fra l’agenzia di viaggio dettagliante che vende il viaggio, il tour operator che lo produce, il vettore aereo, la società proprietaria del resort, l’assicurazione, il servizio di accompagnamento, a volte persino il trasporto locale (per i transfer) e molto spesso l’acquisto dei generi alimentari per il ristorante del resort o dell’albergo. Si tratta del fenomeno chiamato leakage, cioè la perdita di ricavo, che torna al nord. Studiosi del turismo, ONG, sociologi, economisti, qualche giornalista, cominciarono a discutere di turismo e ad elaborare ipotesi e modelli alternativi rispetto alla realtà che si è affermata e consolidata negli anni.

Il movimento del turismo responsabile, come può essere chiamato, e che assume denominazioni diverse in altri paesi (solidale, equo, etico, giusto, ecc.) nasce dunque con l’obiettivo di avanzare proposte nuove, orientate all’obiettivo di favorire uno sviluppo diverso, in cui la comunità locale acquisisca un ruolo da protagonista. Le venga cioè riconosciuta la sovranità nell’assumere le decisioni in merito alle politiche di sviluppo turistico e possa beneficiare il più possibile delle ricadute economiche, sociali, imprenditoriali ed occupazionali generate dal fenomeno turistico. Anche il concetto di sostenibilità nel turismo, inizialmente riferito ai soli aspetti ambientali, si arricchiva nel tempo di altre valenze e significati, comprendendo anche gli aspetti sociali, economici e culturali. Il rispetto dell’ambiente naturale e del patrimonio storico monumentale, il rispetto delle culture locali, la creazione di occasioni di incontro in un quadro di pari dignità fra turisti e residenti, la valorizzazione degli aspetti identitari e dell’autenticità contro la banalizzazione e folclorizzazione, il sistematico ricorso a servizi offerti dalle piccole imprese locali (per alloggio, ristorazione, trasporto, acquisti, guida, ecc.), spesso il raccordo con progetti di sviluppo gestiti dalle ONG, diventano le linee guide per programmare i viaggi ed effettuarli. Gli interessi della comunità locale diventano centrali rispetto anche agli interessi propri del viaggiatore, pur legittimi ed importanti. Il leakage si riduce, al territorio resta oltre il 40%, il doppio di quanto avviene nei viaggi concepiti in modo convenzionale.

Si consideri che nel prezzo del viaggio è ovviamente incluso il costo del trasporto aereo, che ha un peso considerevole. I viaggi sono programmati per piccoli gruppi. In genere, una riunione prima della partenza prepara al viaggio, vengono fornite indicazioni sul comportamento corretto da tenere nei vari paesi e nelle varie località in merito all’abbigliamento, le fotografie alle persone, le mance, la contrattazione negli acquisti, il rispetto delle piante e degli animali, l’avvicinamento ai prodotti ed alla cucina locale, le credenze e le tradizioni da rispettare. Pensato avendo al centro l’interesse della popolazione locale, il viaggio di turismo responsabile in realtà diventa un’esperienza indimenticabile anche per il turista, che conosce in profondità la realtà locale in tutti i suoi aspetti, anche critici, si viene a trovare in un contesto amichevole e conviviale, percepisce il valore del viaggio che sta compiendo, sente di fare una cosa giusta e utile. AITR è nata nel 1998, costituita dai protagonisti della discussione critica sul turismo che in Italia durava da qualche anno; all’epoca eravamo 11, oggi siamo 91, tutti rappresentanti di persone giuridiche o collettive: associazioni, ONG, cooperative, alcune grandi organizzazioni nazionali come Legacoop, ARCI, WWF, Legambiente, CTS, Borghi Autentici d’Italia e persino nove soci stranieri di altrettanti paesi africani o latino-americani. AITR opera in vari campi. Il denominatore comune delle sue azioni è l’impegno a migliorare gli standard etici del turismo.

Ognuno in AITR porta il proprio contributo a seconda della sua natura e delle sue attività. In AITR si sono organizzati tutti i piccoli tour operator specializzati nei viaggi ispirati al turismo responsabile e AITR svolge per loro un’azione di rappresentanza e di coordinamento. Organizza le cooperative e le piccole imprese che propongono forme di turismo e di ospitalità responsabile in Italia. Ad AITR aderiscono tutte le ONG che gestiscono abitualmente progetti orientati al turismo, e anche in questo caso AITR svolge per loro un’attività di rappresentanza e coordinamento rispetto al Ministero degli Esteri, alla Commissione Europea e all’Organizzazione Mondiale del Turismo. AITR dialoga con l’industria turistica tradizionale cercando di “contaminarla”, in senso positivo; collabora con le Università e con il mondo della scuola che formano i futuri operatori turistici; collabora con gli enti locali interessati a promuovere forme di sviluppo turistico sostenibile nei loro territori; svolge attività di educazione al viaggio rivolgendosi direttamente ai turisti con pubblicazioni proprie e attraverso la stampa. Dunque, un’attività molto vasta e complessa, basata sull’impegno volontario dei soci e sulle risorse finanziarie che provengono dalle quote sociali e da qualche sponsor.

Oggi AITR è la più vecchia e grande organizzazione del genere a livello internazionale, e per questo si è assunta l’onere di avviare la costituzione della rete europea, nata nell’ottobre dello scorso anno sotto forma di associazione internazionale senza scopo di lucro di diritto belga. Si chiama EARTH (in inglese, terra), acronimo che sta per European Alliance for Responsible Tourism and Hospitality. Ne fanno parte soci italiani, francesi, tedeschi, spagnoli, belgi, britannici e irlandesi. I numeri dei viaggiatori di turismo responsabile sono ancora molto piccoli, poche migliaia all’anno, ma l’interesse dei viaggiatori italiani è in forte crescita. Una crescita che sta riguardando tutte le forme di economia solidale e di consumo critico, dal commercio equo e solidale alla finanza etica, dalle forme di risparmio nel trasporto (car sharing, car pooling) alla bioedilizia, fino ai GAS, gruppi di acquisto solidale. Si tratta della stessa filosofia, dello stesso sistema valoriale. Una recentissima ricerca condotta da Isnart, società di Unioncamere, indica nel 15% gli italiani che ritengono di aver già compiuto nel corso della vita esperienze di turismo responsabile. Si tratta, probabilmente, di persone che nei loro viaggi e nelle loro vacanze hanno adottato comportamenti coerenti con il rispetto ambientale, il risparmio energetico, la sobrietà, la ricerca di località alternative, l’approfondimento della conoscenza dei luoghi prima della partenza. Non si può pensare che abbiano rispettato in modo integrale i principi e le regole del turismo responsabile come sono state elaborate da AITR; eppure la ricerca mette in luce l’attenzione e la sensibilità di tante persone verso le tematiche di natura etica, solidale, responsabile e ciò fa ben sperare per il futuro ed è motivo di incoraggiamento anche per AITR e per i suoi obiettivi.

Maurizio Davolio
Presidente di AITR, Associazione Italiana Turismo Responsabile,
e di EARTH. – European Alliance for Responsible Tourism and Hospitality

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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