Come gestire le perdite, in pratica?

Due settimane fa abbiamo visto l’importanza di prepararsi alla gestione di una possibile perdita prima ancora di effettuare un qualsiasi investimento e ci eravamo focalizzato soltanto sul “lato umano”. Oggi invece osserveremo un caso pratico che ci porterà ad un’interessante, e forse inaspettata, conclusione.

Come gestire le perdite? Un caso di studio

come gestire le perdite tabella

Il giorno 20 aprile (dirò alla fine l’anno e lo strumento) decidiamo di acquistare 1000 titoli azionari al prezzo di chiusura di 41.66 euro per un controvalore di 41660 euro. Non ci siamo fatti un’idea dell’obiettivo e dello stop loss. Abbiamo dunque iniziato il nostro viaggio impreparati…

Dopo un movimento laterale di circa un mese, il giorno 21 maggio (caso 1, vedi tabella) il titolo cede e vale 39.49 euro. Perdiamo il -5.21 della nostra posizione; ossia 2170 euro.

Cosa facciamo? Non ci aspettavamo una perdita quindi mediamo la posizione.

Mediare non è facile. Occorre aver delle disponibilità e fare i conti con il proprio ego. Ci sono principalmente 2 modi di mediare: Si può mediare il numero di titoli o il controvalore.

 

Nel caso 1, potremo acquistare altri 1000 titoli a 39.49 per un controvalore di 39490 euro ed ottenere un prezzo medio di 40.575 o potremo acquistare altri 1055 titoli (il numero di azioni è stato arrotondato) a 39.49 per un controvalore di 41660 (come inizialmente) ed ottenere un prezzo medio di 40.55.

Il giorno 21 giugno il prezzo è sceso ulteriormente a 37.90 e ci rifacciamo la stessa domanda:

Cosa facciamo? Non ci aspettavamo una perdita quindi mediamo la posizione.

Nel caso 2: non abbiamo ancora mediato e facciamo tuttora riferimento alla situazione inziale. Potremo acquistare altri 1000 titoli a 37.90 per un controvalore di 37900 euro ed ottenere un prezzo medio di 39.78 o potremo acquistare altri 1099 titoli a 37.90 per un controvalore di 41660 ed ottenere un prezzo medio di 39.69.

E cosi via come da tabella fino al caso 6…

Osserviamo che se mediamo, la posizione all’incirca raddoppia e cosi la perdita aumenta a livello esponenziale se il trend rimane sfavorevole. 

Esempi di calcolo delle perdite

Vediamo quindi che se avessimo mediato la situazione iniziale (acquisto di 1000 a 41.66) il giorno 20 luglio (acquisto di 1000 a 35.67), il giorno 21 agosto avremo perso 8650 euro (euro 8873 se avessimo mediato il controvalore), mentre il giorno 22 ottobre avremo perso 16590 euro (euro 18483 se avessimo mediato il controvalore). Solo per rende l’idea della sorpresa che può riservare una mediazione, mentre il trend rimane al ribasso.

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Il caso è Unicredito e l’anno il 2007.

Abbiamo acquistato senza un piano prestabilito e ci siamo trovati impreparati in un trend discendente prolungato. Possiamo quindi calcolare la perdita realizzabile in qualsiasi momento, sia mediando la posizione iniziale sia mediando la posizione precedente e tenendo conto dei 2 tipi di mediazione.

Tuttavia, occorre capire bene che mediare significa aumentare considerevolmente il rischio ed esporsi a delle perdite potenzialmente elevatissime e, in certi casi, vicine alla totalità del capitale investito. 

Il titolo ha realizzato il minimo della fase ribassista il 9 marzo 2009 a 4.09 lasciando sul terreno oltre il 90% del prezzo di acquisto ed avremo perso gran parte del capitale investito se avessimo mediato la posizione. Non soffermiamoci sul titolo in questione che ci serve solo di esempio per non andare ad inventare dei dati e mostrare che può capitare. Ci sono un’infinità di titolo che hanno perso il 90% del proprio valore in un determinato periodo.

Sapete che cosa è dato per scontato da molti?

Uno sbaglio comune è ipotizzare una risalita dopo un’importante perdita. Niente di più erroneo… Una perdita del 90% può lasciar spazio ad una seconda perdita del 90%, o più… Un titolo che vale 1000 può perdere il 90% del proprio valore e scendere a 100, quindi perdere ancora il 90% fino 10, quindi ancora fino 1… Chi o cosa lo impedisce?

Sembra una barzelletta, ma ho fatto questo lungo esposto per cercare di convincervi che mediare non è una soluzione al problema e soprattutto per un privato. È vero, forse in 4 casi su 5 mediare ci consente realmente di farci risparmiare una piccola perdita, se centriamo un minimo e se ci andiamo vicino, ma a preoccupare è la possibilità dell’azzeramento del capitale investito che avremo anche raddoppiato durante la mediazione.

Mediare significa incrementare una posizione in perdita, mica annullare obbligatoriamente una piccola perdita. È ben diverso.

Il titolo da noi scelto perde terreno per un motivo o l’altro. Possiamo aver sbagliato l’analisi o è accaduto qualche cosa di imponderabile. Poco importa. Perché accanirsi su un titolo in difficoltà ed incrementare la posizione? E’ illogico.

Pertanto non si deve mai mediare, se non nell’acquisto di un’obbligazione sicura come il Bund tedesco (Dbr) o simili allo scopo di sfruttare un maggiore rendimento a scadenza e non ci certo per recuperare una perdita. In tutti gli altri casi esiste lo stop loss rigido che consiste nel fissare anticipatamente la massima perdita accettabile e chiudere l’operazione.

Fattelo anche sulla fiducia e per risparmiavi tutti i calcoli del caso come sopra…

Cordialmente.

Giovanni Maiani

Appassionato di matematica e statistica da quando era sedicenne approfondisce l’analisi finanziaria (analisi tecnica, fondamentale e macroeconomica) sino a proficue collaborazioni professionali nell’editoria nazionale ed internazionale quali, dal 1994, Borsa&Finanza per il quale ricopre il ruolo di supervisore dell’ufficio studi, Dow Jones Telerate, Finanza&Mercati e pubblica studi originali su Stock&Commodities, Patrimoni, Investire, Fondi&Sicav e molte altre testate locali. Da alcuni anni è collaboratore di un importante istituto di credito, cura un suo blog personale http://giovannimaiani.blogspot.com/ e pubblica alcuni studi propri sul quaderno ufficiale della Siat per la quale è riferimento locale per San Marino. 

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