AI e quantum computing: la combinazione perfetta per far crollare la crittografia?

Il quantum computing è spesso descritto come il prossimo grande balzo tecnologico dell’umanità. Un paradigma destinato a rivoluzionare la ricerca scientifica, la medicina, l’ottimizzazione industriale. Ma, come ogni salto evolutivo, porta con sé anche rischi enormi. Tra questi, uno dei più concreti è la minaccia alle fondamenta della sicurezza informatica moderna. 

Secondo molti esperti, l’incontro tra intelligenza artificiale e computer quantistici rappresenta un’accoppiata potenzialmente devastante: una miscela capace non solo di scardinare i sistemi crittografici alla base di internet, ma anche di amplificare gli attacchi informatici fino a livelli mai visti. 

Durante il Cybertech Europe 2025 di Roma, Cristiano Tito, Cyber Security Services Portfolio Lead di IBM, ha spiegato che con l’avvento del quantum computing il mondo della sicurezza informatica dovrà cambiare completamente i suoi paradigmi e che, per essere pronti, è necessario iniziare a lavorarci fin da subito. 

Finora la sicurezza della crittografia moderna si è basata su un assunto semplice: rompere gli algoritmi richiede troppo tempo. Anche con i più potenti supercomputer, attaccare RSA (Rivest–Shamir–Adleman) o ECC (Elliptic Curve Cryptography) significherebbe attendere migliaia o milioni di anni. In pratica, un’eternità. 

Ma questa certezza sta per crollare, la potenza dei computer quantistici non è solo una questione di “numeri più grandi”, ma di nuova fisica. I qubit, grazie a sovrapposizione ed entanglement, possono esplorare simultaneamente enormi quantità di possibili soluzioni. Creando come risultato un algoritmo quantistico sufficientemente stabile e potente. Come conferma Tito: “Gli algoritmi che oggi consideriamo sicuri verranno spazzati via dal quantum computing. E non abbiamo molto tempo per muoverci prima che sia troppo tardi.” Questo scenario non è futuristico: è una minaccia concreta, già messa in conto da governi e aziende. 

Le aziende più grandi stanno già correndo ai ripari. IBM, ad esempio, sta sviluppando modelli per simulare attacchi quantistici e valutare l’impatto sulla sicurezza delle organizzazioni. Parallelamente, il NIST sta definendo i nuovi standard di crittografia post-quantum, destinati a sostituire RSA e ECC. Ad oggi, sono stati selezionati quattro algoritmi PQC ritenuti affidabili—e tre sono stati sviluppati da IBM.  La sfida consiste nel creare sistemi, implementabili su larga scala, che siano sicuri anche contro computer quantistici e che non rallentino eccessivamente le infrastrutture digitali globali. 

La transizione sarà lunga e complessa, ma inevitabile. La minaccia non riguarda solo la crittografia. L’impatto più oscuro è quello che deriva dalla fusione tra quantum computing e intelligenza artificiale. Già oggi i cyber criminali usano l’AI per condurre attacchi mirati con molta precisione. Il quantum computing potrebbe infatti addestrare modelli di AI molto più complessi in tempi estremamente brevi, creando una combinazione esplosiva. 

L’arrivo dell’era quantistica non sarà improvviso, ma graduale. Tuttavia, la finestra per prepararsi è strettissima. Chi aspetta rischia di ritrovarsi con infrastrutture irrimediabilmente vulnerabili. La rivoluzione quantistica non va temuta, ma compresa. E soprattutto, va anticipata. 

Riccardo Fanni Canelles

Ho frequentato la European School of Trieste dall’asilo fino alla terza media in lingua inglese, un percorso che mi ha dato un’impostazione internazionale e stimolante sin dai primi anni di studio. Attualmente sto concludendo il percorso Liceale all'istituto Galileo Galilei” di Trieste ( liceo Scientifico Tradizionale ). Coltivo da tempo un forte interesse per lo sviluppo tecnologico, con una particolare attenzione ai campi dell’intelligenza artificiale e dei videogiochi, che considero strumenti fondamentali per il futuro e potenti mezzi di espressione creativa. 

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