Tilly Norwood: la prima “attrice” creata con l’intelligenza artificiale divide Hollywood

Dopo le influencer e le modelle generate dall’intelligenza artificiale, il mondo dello spettacolo sta affrontando una nuova delicata frontiera: quella dell’“attrice digitale”. Il suo nome è Tilly Norwood, e secondo la sua creatrice sarebbe “la prima attrice al mondo interamente realizzata con l’AI”. Dietro di lei c’è Xicoia, una società londinese che si definisce una AI talent agency e che promuove Tilly come una vera e propria interprete.

La presentazione ufficiale di Tilly Norwood è avvenuta al Film Festival di Zurigo, dove la fondatrice di Xicoia, l’attrice olandese Eline Van Der Velden, ha annunciato che alcune agenzie di talenti di Hollywood sarebbero già interessate a lavorare con lei.

Il risultato? Una reazione immediata e fortemente critica da parte di attori e attrici reali.

La star australiana Toni Collette ha risposto con una serie di emoji di facce che urlano; Mara Wilson (la celebre “Matilda” del 1996) ha ironizzato sul fatto che “le agenzie dovrebbero assumere le centinaia di ragazze vere le cui facce sono state combinate per crearla”.

La messicana Melissa Barrera, protagonista della saga Scream, è stata ancora più diretta: “Spero che ogni agenzia che lavorerà con lei venga abbandonata da tutti i suoi attori”.

Le polemiche arrivano in un momento fragile per l’industria cinematografica: dopo la pandemia, lo sciopero degli attori del 2023 e la rivoluzione delle piattaforme di streaming, Hollywood vive una profonda trasformazione dei modelli di business. L’intelligenza artificiale è ormai parte dei processi produttivi, ma mai prima d’ora si era parlato seriamente di sostituire un’attrice con un’entità digitale.

Van Der Velden sostiene che Tilly Norwood non voglia “rimpiazzare gli esseri umani”, ma rappresentare un’opera d’arte, una creazione immaginativa e tecnologica. Secondo lui, non sottrae opportunità alle persone vere, ma ne offre di nuove al mondo dello spettacolo.

Non tutti sono d’accordo. La giornalista Jenelle Riley su Variety ha definito “insultante” l’idea di chiamare attrice un modello digitale. Puntualizzando che l’interpretazione è fatta di emozioni, sensibilità e imperfezioni che nessun algoritmo può replicare.

Il caso Tilly Norwood non è solo una curiosità tecnologica: è un banco di prova per capire quanto siamo disposti a sostituire la creatività umana con quella artificiale. Forse, come spesso accade con le rivoluzioni tecnologiche, il problema non è lo strumento in sé, ma l’uso che ne faremo. Tilly Norwood potrebbe diventare una nuova forma di arte digitale, o il simbolo di un’industria sempre più disumanizzata. Il cinema non può fare a meno dell’essere umano, anche quando a recitare è una macchina che finge di esserlo.

Riccardo Fanni Canelles

Ho frequentato la European School of Trieste dall’asilo fino alla terza media in lingua inglese, un percorso che mi ha dato un’impostazione internazionale e stimolante sin dai primi anni di studio. Attualmente sto concludendo il percorso Liceale all'istituto Galileo Galilei” di Trieste ( liceo Scientifico Tradizionale ). Coltivo da tempo un forte interesse per lo sviluppo tecnologico, con una particolare attenzione ai campi dell’intelligenza artificiale e dei videogiochi, che considero strumenti fondamentali per il futuro e potenti mezzi di espressione creativa. 

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