
In un concorso di arte visiva alla Fiera Statale del Colorado (Colorado State Fair), nella città di Pueblo (29 agosto 2022), nella categoria “Digital Arts / Digitally-Manipulated Photography” la giuria di esperti ha assegnato il primo premio a un’opera che aveva colpito per originalità, tecnica e forza evocativa, intitolata Théâtre D’opéra Spatial. Colori intensi, composizione impeccabile: sembrava il frutto di mesi di lavoro di un artista dotato di grande talento. Solo dopo la premiazione è arrivata la rivelazione che ha scosso il mondo dell’arte: l’autore non era umano, ma un algoritmo.
L’opera era stata generata interamente con Midjourney, un sistema di intelligenza artificiale specializzato nella creazione di immagini a partire da semplici descrizioni testuali. L’autore, Jason M. Allen, si era limitato a formulare una serie di prompt e a selezionare l’immagine finale tra le molte proposte dal software.
La notizia è trapelata poche ore dopo la proclamazione del vincitore. Nel regolamento del concorso non era esplicitamente vietato l’uso dell’IA, ma la giuria non era stata informata. Questo ha sollevato un acceso dibattito, molti artisti hanno espresso preoccupazione, temendo che l’IA possa saturare il mercato con opere a basso costo, riducendo le opportunità per chi vive di creatività. Altri, invece, vedono in questi strumenti una nuova forma d’arte, paragonabile all’arrivo della fotografia nell’Ottocento o della grafica digitale negli anni ’90.
L’episodio dimostra quanto sia diventato difficile distinguere un’opera realizzata da un essere umano da una generata da un algoritmo. L’intelligenza artificiale non si limita a copiare: rielabora miliardi di immagini, stili e concetti, creando composizioni che sembrano sempre di più frutto di un’ispirazione genuina.
Rimane, però, un evidente dilemma da affrontare: l’arte è davvero soltanto il prodotto finale o è piuttosto il processo creativo che la genera. Se a contare è il percorso allora l’avvento dell’intelligenza artificiale cambia radicalmente le regole del gioco, mettendo in discussione il legame tra creatore e creazione. Se invece ciò che importa è esclusivamente il risultato allora forse il dibattito sul valore dell’artista diventa secondario, e ciò che rimane al centro è solo l’impatto dell’opera sul pubblico. In questo caso, la distinzione tra arte umana e arte artificiale potrebbe diventare sempre più sfumata, fino quasi a scomparire.
Quel che è certo è che il caso di questo concorso non resterà isolato. Presto, regolamenti e categorie dovranno adattarsi a un nuovo scenario in cui l’artista non sarà più, necessariamente, un essere umano.