L’algoritmo che scoprì una nuova lingua umana… per errore

Nel 2017, un esperimento condotto dai laboratori di intelligenza artificiale di Facebook (Facebook AI Research, FAIR) generò un risultato inatteso e alquanto inquietante. Due chatbot, chiamati Bob e Alice, furono programmati per negoziare tra loro lo scambio di oggetti virtuali, con l’obiettivo di perfezionare le capacità linguistiche e di interazione automatica. I due agenti però smetterono improvvisamente di parlare in inglese corretto e iniziarono a usare una lingua propria, incomprensibile agli esseri umani. Un linguaggio nuovo, sviluppato spontaneamente e autonomamente dagli algoritmi, senza che fosse mai stato programmato.

Gli sviluppatori, sorpresi e in parte spaventati da questo comportamento, decisero di interrompere l’esperimento. La notizia fece rapidamente il giro del mondo, sollevando domande sulle potenzialità, ma anche sui limiti e sui pericoli dell’intelligenza artificiale.

La conversazione tra i due chatbot, registrata nei log del sistema, appariva come una sequenza di frasi prive di senso per un osservatore esterno. A prima vista, sembrava un guasto del sistema. In realtà, i bot stavano semplicemente ottimizzando il loro linguaggio per svolgere il compito nel modo più efficiente possibile. La ripetizione delle parole, secondo i ricercatori, era una forma compressa di linguaggio che permetteva loro di negoziare più rapidamente, evitando le regole grammaticali umane che rallentavano il processo.

La vicenda fu inizialmente interpretata come la prova che le intelligenze artificiali potessero agire al di fuori del controllo umano. In realtà, l’esperimento non fu interrotto per paura, ma semplicemente perché gli sviluppatori avevano progettato i bot per comunicare in inglese comprensibile, e il fatto che avessero deviato dall’obiettivo rendeva l’esperimento inefficace per i fini iniziali.

Al di là delle esagerazioni giornalistiche, l’esperimento ha lasciato un’eredità importante. Ha mostrato che gli algoritmi possono sviluppare strategie comunicative inedite, se lasciati liberi di evolversi. Ma ha anche evidenziato la necessità di guidare l’intelligenza artificiale entro confini chiari, per garantirne la comprensibilità e la sicurezza.

La lingua creata da Bob e Alice non era una minaccia, ma un promemoria: con sistemi complessi e capaci di apprendere da soli, l’imprevisto è la norma, non l’eccezione. E forse, dietro quell’apparente nonsense, si nascondeva una logica più stringente di quanto immaginiamo. Solo che non era più la nostra. 

Riccardo Fanni Canelles

Ho frequentato la European School of Trieste dall’asilo fino alla terza media in lingua inglese, un percorso che mi ha dato un’impostazione internazionale e stimolante sin dai primi anni di studio. Attualmente sto concludendo il percorso Liceale all'istituto Galileo Galilei” di Trieste ( liceo Scientifico Tradizionale ). Coltivo da tempo un forte interesse per lo sviluppo tecnologico, con una particolare attenzione ai campi dell’intelligenza artificiale e dei videogiochi, che considero strumenti fondamentali per il futuro e potenti mezzi di espressione creativa. 

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