Anche un cavo prende vita: la minaccia che non ti aspetti

Un cavo USB. Lo usiamo ogni giorno senza pensarci. Lo teniamo sul comodino per ricaricare il telefono, lo portiamo in borsa, lo chiediamo in prestito a un collega o lo attacchiamo distrattamente in quei box di ricarica gratuiti che troviamo nelle stazioni e negli aeroporti. È un gesto automatico: collego il cavo e via.

Ma cosa succederebbe se quel cavo non fosse un cavo qualunque?

Il cavallo di Troia sul comodino

Immaginate questa scena. Siete in aeroporto, il volo è in ritardo e la batteria del telefono è al 5%. Vedete un punto di ricarica con tanti cavi già pronti: uno è per iPhone, un altro per Android. Scegliete il vostro, lo collegate e vi rilassate. Nel frattempo, senza che ve ne accorgiate, il cavo non si limita a caricare il telefono: inizia a copiare foto, messaggi, password, dati bancari. In pochi secondi ciò che è vostro diventa di qualcun altro.

Fantascienza? Purtroppo no.

Oggi esistono cavi come l’O.MG Cable, che all’apparenza sembrano normalissimi cavi di ricarica, ma che dentro nascondono un microchip con memoria, processore e perfino una connessione WiFi. In altre parole, un computer travestito da cavo.

Cosa può fare questo “cavo intelligente”

Chi controlla questo cavo a distanza può:

  • registrare tutto ciò che digitate: password, messaggi privati, email;
  • entrare nel vostro computer come se fosse seduto davanti allo schermo;
  • spacciarsi per un dispositivo affidabile, così che il PC non si accorga di nulla;
  • cancellare le proprie tracce, rendendo l’attacco quasi impossibile da scoprire.

È come se vi mettessero in tasca una microspia, ma molto più potente e molto più difficile da notare.

Strumento di difesa… o di attacco

Questo tipo di cavi è stato creato per gli esperti di sicurezza, gli ethical hacker, che li usano per testare la resistenza delle aziende agli attacchi. In mano loro è un “vaccino” digitale. Ma nelle mani sbagliate diventa un’arma pericolosissima.

Il rischio non è lontano: pensate a chi raccoglie un cavo “dimenticato” in ufficio e lo usa per ricaricare il telefono. O a quei cavi regalati durante eventi e fiere. O ancora a un amico che vi presta il suo caricatore “perché tanto è uguale al tuo”. Basta un gesto di fiducia per aprire la porta a una frode, a un furto d’identità, a un conto corrente prosciugato.

Come difendersi

Non è questione di diventare paranoici, ma di cambiare prospettiva. Oggi anche un oggetto banale come un cavo può nascondere un attacco. Ecco allora qualche regola semplice:

  • usate solo cavi e caricabatterie vostri, acquistati da fonti affidabili;
  • evitate di usare cavi trovati in giro o collegati a stazioni pubbliche di ricarica;
  • in viaggio portate con voi un powerbank personale, molto più sicuro;
  • ricordate: nella cybersicurezza, le trappole più efficaci sono quelle che sembrano innocue.


Nel XXI secolo, il pericolo non è più solo un virus che arriva via email o un link sospetto su WhatsApp. Il pericolo può annidarsi in un gesto quotidiano, in quel cavo che tenete sul comodino o che avete appena collegato in stazione.

La tecnologia ci facilita la vita, ma quando finisce nelle mani sbagliate può cambiarcela in un attimo. E la prossima volta che pensate: “È solo un cavo”, fermatevi un secondo. Perché dietro quel cavo potrebbe esserci qualcuno pronto a prendersi la vostra.

Sana Sandro

Laureato in Ingegneria Informatica e in Scienze della Comunicazione, lavora nel settore dell’Information Technology dal 1990. Nel corso della sua carriera ha collaborato con realtà molto diverse, dalle piccole imprese agli enti pubblici, fino a grandi aziende nazionali e internazionali. Dal 2003 affianca alle competenze tecnologiche un interesse attivo per la comunicazione, il public speaking e la formazione. A partire dal 2014 si dedica con particolare attenzione alla sicurezza informatica, con un focus sull’innovazione, la ricerca e l’evoluzione delle minacce digitali. È certificato CEH – Certified Ethical Hacker, CIH – Certified Incident Handler e CISSP – Certified Information Systems Security Professional. È stato relatore agli eventi SMAU 2017 e 2018, e docente per SMAU Academy e ITS. È membro del Comitato Scientifico del Competence Center nazionale Cyber 4.0, dove contribuisce allo sviluppo di strategie per la formazione, la ricerca applicata e il trasferimento tecnologico nel campo della cyber security. Divulgatore ed editorialista, promuove la cultura della sicurezza digitale con particolare attenzione agli aspetti sociali, economici e normativi della trasformazione digitale. Si occupa di sensibilizzare imprese e istituzioni su rischi, responsabilità e opportunità connesse alla cybersicurezza. 

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