Intelligenza artificiale e ambiente: minaccia o alleata del pianeta?

Negli ultimi anni l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando la nostra società. L’IA promette di rendere il mondo più efficiente, con benefici evidenti in molti settori. Ma cosa comporta tutto questo per l’ambiente? Dobbiamo preoccuparci dell’impatto ecologico di questa nuova tecnologia o possiamo considerarla un’alleata nella lotta contro la crisi climatica?

Per funzionare, i sistemi di intelligenza artificiale richiedono enormi quantità di dati, potenza di calcolo e quindi energia. Addestrare un modello come GPT-4, ad esempio, può consumare centinaia di megawatt di elettricità, l’equivalente del fabbisogno energetico annuo di decine di famiglie europee. Oltre all’energia, è necessario considerare anche l’impatto ambientale della produzione dei data center e dei dispositivi hardware, che comporta estrazione di metalli rari, uso di acqua per il raffreddamento e generazione di rifiuti elettronici.

Secondo una ricerca compiuta da Capgemini Invent (24 gennaio 2025) – il braccio di innovazione, consulenza e trasformazione digitale del gruppo Capgemini, tra le più grandi multinazionali tecnologiche – l’adozione su larga scala dei modelli generativi di intelligenza artificiale potrebbe far aumentare il consumo di elettricità legato all’IA fino a 24 volte entro il 2030, rispetto ai livelli attuali. I ricercatori hanno stimato che i modelli di grandi dimensioni possono richiedere fino a 4.600 volte più energia rispetto ai sistemi tradizionali e senza un’adeguata strategia di gestione, l’espansione dell’IA rischia di aggravare la crisi climatica, incrementando in modo significativo le emissioni globali di gas serra.

Benché esistano tutti questi aspetti negativi è importante riconoscere anche il potenziale dell’IA come alleata nella tutela dell’ambiente. Ad esempio, l’IA può prevedere la produzione di energia da fonti rinnovabili come il sole e il vento, contribuendo a ridurre il rischio di blackout. Inoltre, modelli come “Aardvark Weather” sono in grado di fornire previsioni meteorologiche accurate con un consumo energetico migliaia di volte inferiore rispetto ai supercomputer tradizionali, contribuendo così a una gestione più sostenibile delle risorse.

Nel settore agricolo, l’IA supporta pratiche più sostenibili attraverso l’uso di sensori, droni e algoritmi in grado di monitorare le condizioni ambientali. Questo consente di ridurre l’utilizzo di fertilizzanti, pesticidi e acqua. Alcuni studi indicano un risparmio idrico fino al 30% grazie all’irrigazione di precisione. 

Reti neurali e sistemi di visione artificiale vengono già utilizzati per rilevare in tempo reale fenomeni come la deforestazione, l’inquinamento marino, la perdita di biodiversità e gli incendi boschivi, fornendo informazioni cruciali per interventi tempestivi e mirati. Progetti come Climate TRACE utilizzano dati satellitari e intelligenza artificiale per mappare in modo trasparente le emissioni globali di gas serra, rendendo più efficace il monitoraggio delle politiche ambientali.

L’impatto dell’intelligenza artificiale dipende da come viene progettata, utilizzata e alimentata. Se continuiamo a svilupparla senza una strategia sostenibile, rischiamo di aggravare la crisi climatica. Ma se invece viene impiegata con attenzione, privilegiando l’efficienza e l’energia rinnovabile, l’IA può diventare uno strumento decisivo per affrontare le grandi sfide ambientali del nostro tempo. 

Riccardo Fanni Canelles

Ho frequentato la European School of Trieste dall’asilo fino alla terza media in lingua inglese, un percorso che mi ha dato un’impostazione internazionale e stimolante sin dai primi anni di studio. Attualmente sto concludendo il percorso Liceale all'istituto Galileo Galilei” di Trieste ( liceo Scientifico Tradizionale ). Coltivo da tempo un forte interesse per lo sviluppo tecnologico, con una particolare attenzione ai campi dell’intelligenza artificiale e dei videogiochi, che considero strumenti fondamentali per il futuro e potenti mezzi di espressione creativa. 

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