A 15 mesi dall’inizio del conflitto in Sudan, le cui vittime principali sono i civili, il paese affronta la più grave crisi umanitaria al mondo
Ogni anno, l’Emergency Watchlist dell’International Rescue Committee analizza i Paesi che hanno maggiori probabilità di subire un deterioramento della propria crisi umanitaria. Quest’anno, il Sudan è in cima alla lista a causa dell’escalation del conflitto civile che lo sconvolge dal più di un anno, degli sfollamenti di massa, della crisi economica e del collasso dei servizi sanitari. Il conflitto armato cominciato nell’aprile del 2023 in Sudan tra l’esercito del Sudan (Sudanese Armed Forces, SAF), capeggiate da Abdel Fattah al-Burhan, il Capo dello Stato, e le milizie RSF(Rapid Support Forces), comandate da Mohamed Hamdan Dagalo, noto come Hemeti, e composto principalmente da milizie janjawid (“Demoni a cavallo”), ha gravemente peggiorato la crisi umanitaria che colpisce il paese da anni. Prima del conflitto, 15,8 milioni di persone si trovavano in bisogno di aiuti umanitari, a causa dell’instabilità politica di lungo periodo e dello stato semi-permanente di crisi in cui riversa l’economia. Il conflitto ha esacerbato la condizione di crisi e ha portato 25 milioni di persone – più della metà della popolazione sudanese – ad avere bisogno di aiuti umanitari.
Sin dall’inizio della guerra, i centri urbani sono stati il campo di battaglia principale della lotta per il potere tra SAF e RSF, che sono stati accusati di aver saccheggiato e ostacolato l’arrivo dei convogli aiuti umanitari, oltre ad aver distrutto un sistema di infrastrutture sanitarie già fragile, impossibilitando di fatto tanto la distribuzione quanto la somministrazione di cibo e farmaci di estrema urgenza per la popolazione civile. Questo perché i saccheggi, gli incendi, e la presenza di armi nelle strutture mediche sono stati una caratteristica costante del conflitto, rendendo gli ospedali e i centri sanitari ambienti non sicuri e limitando l’accesso alle cure per i pazienti nelle zone di conflitto. Il 65% della popolazione non ha accesso all’assistenza sanitaria. L’ospedale Al Nao, supportato da MSF (Medici Senza Frontiere), è stato colpito tre volte da bombardamenti nell’agosto e ottobre 2023 e nel giugno 2024. In tutto il Darfur, le forniture di medicinali di MSF sono state distrutte o saccheggiate dai gruppi armati, limitando ulteriormente la capacità di fornire cure e raggiungere le popolazioni bisognose.
Secondo un recente report di MSF, 10,5 milioni di persone in Sudan sono sfollate all’interno del paese, il 70-80% degli ospedali nelle aree colpite dal conflitto non sono più funzionanti, e 17,7 milioni di persone si trovano in condizioni di insicurezza alimentare acuta – il 37% della popolazione. Gli alti tassi di malnutrizione, un sistema sanitario debilitato e bassi livelli di immunizzazione, favoriscono la diffusione di epidemie. MSF sostiene più di 12 strutture sanitarie nelle aree colpite dal conflitto, tra cui Omdurman e Khartoum, teatri di scontri ad alta intensità dall’inizio della guerra. I dati delle consultazioni mediche e i racconti dei pazienti e del personale riflettono l’entità delle sofferenze dei civili, con migliaia di pazienti giunti al pronto soccorso per traumi legati al conflitto dall’aprile del 2023. Nell’ospedale Al Nao di Omdurman, anch’esso supportato da MSF, le équipe mediche hanno curato oltre 6.776 pazienti per traumi legati al conflitto da metà agosto 2023 alla fine di aprile 2024, con una media di oltre 26 pazienti al giorno, tra cui 3.607 casi di ferite da arma da fuoco (53%), 2.850 feriti da schegge (42%) e 319 da ferite da taglio (5%). Almeno 399 pazienti feriti di guerra sono morti a causa delle loro ferite, tra cui donne e bambini. Le capacità degli ospedali e del personale sono state completamente sovraccaricate e MSF ha segnalato più di 100 interventi per incidenti di massa.
I danni alle infrastrutture e alle strutture mediche ostacolano gravemente l’accesso dei malati e dei feriti alle cure salvavita. La violenza e l’insicurezza all’interno degli ospedali mettono a dura prova la capacità degli operatori sanitari e umanitari di fornire assistenza, con attività spesso ridotte o sospese. Nell’aprile del 2023, nel Darfur meridionale, soldati dell’RSF e membri affiliati hanno fatto irruzione nella struttura di MSF e nei magazzini di Nyala, aggredendo violentemente lo staff e saccheggiando forniture mediche e umanitarie essenziali e veicoli, costringendo MSF a sospendere le attività mediche fino a gennaio 2024. Le morti, le molestie, i rapimenti e i rischi di reclutamento forzato degli operatori sanitari hanno costretto molti membri del personale e altrettanti pazienti a fuggire dalle proprie case, aggravando il sovraccarico delle strutture ospedaliere.
La crisi ha portato anche alla chiusura di istituzioni come il Laboratorio Nazionale di Sanità Pubblica e la Banca Centrale del Sangue, così come al collasso di programmi socio-sanitari, come l’Assicurazione Sanitaria Nazionale e il Fondo Nazionale per le Forniture Mediche, eventi che hanno avuto un impatto disastroso sulle scorte di medicinali e sulle riserve di sangue. I problemi di salute preesistenti sono ulteriormente deteriorati dall’esposizione alla violenza, dallo sfollamento e dalla mancanza di sostegno, cibo e protezione adeguati tra la popolazione sudanese. Le farmacie hanno esaurito le scorte di medicinali o hanno aumentato i prezzi, rendendo molti farmaci inaccessibili per chi ne ha bisogno. La carenza di farmaci e forniture mediche a livello nazionale espone milioni di sudanesi al rischio di gravi malattie o di morte per cause prevenibili e curabili. In particolare, le malattie non trasmissibili (MNT), tra cui l’ipertensione, il diabete, le malattie renali e il cancro, erano patologie molto diffuse in Sudan, già da prima di questo conflitto. Di conseguenza, i pazienti con malattie croniche soffrono di gravi complicazioni e tendono a morire a ritmi sempre più accelerati a causa della mancanza di farmaci.
Le risposte della comunità internazionale per affrontare questa emergenza sono state finora insufficienti, mentre gli ostacoli all’accesso umanitario sono pesanti e ricorrenti. Solo recentemente si è riscontrata una maggiore attenzione per il conflitto in Sudan da parte delle istituzioni internazionali. Le Nazioni Unite stanno cercando una soluzione per il passaggio dei convogli con aiuti umanitari e la protezione dei civili, e il 23 luglio gli Stati Uniti hanno annunciato che ad agosto in Svizzera si svolgeranno dei colloqui per cercare di mettere fine alla guerra che sta devastando il Sudan. Per il momento, tuttavia, gli ospedali continuano a essere danneggiati o saccheggiati, i civili uccisi e violati aumentano, così come i casi di malnutrizione infantile.