
La pittura luminescente di Laura Altobelli muove particolari corde interiori che toccano il senso di quel mutevole provvisorio che diviene oggetto di studio e stilema caratteristico nella realizzazione tecnica. La materia delle Cose è in continua mutazione e la Altobelli – attraverso effetti di evanescenza e frammentazioni cromatiche – ci restituisce questo passaggio del tempo dove gli attimi si susseguono in un percorso senza fine. E proprio lo studio meticoloso del restauro degli affreschi, affrontato con autentica passione nel suo percorso formativo, si evince da questa pittura che pare sfogliarsi e negare la sua stessa consistenza, richiamando la fragilità intrinseca delle decorazioni antiche, sovente realizzate strato su strato, su cui l’artista deve aver a lungo meditato.

Le opere appaiono così lavorate con metodo ben definito, quasi espoliate del superfluo, per rivelare l’essenza forse animica che sta dietro quella materia in cui si rispecchia il provvisorio quale realtà conclamata della vita terrena. Non vi sono appigli figurazionali o visioni oniriche in questa indagine particolarissima.
Tutto si gioca su un coinvolgimento visivo nella complementarietà di visibile ed invisibile, nel delicatissimo ed ammaliante svanire pregno di un’armonia sia cromatica che informale. La Altobelli padroneggia la sua tecnica e la rende funzionale alle intuizioni del suo sentire. Ma, se la materia pare deflagrarsi come polvere di stelle nell’indistinto, è il prodigio della ricercata luce a trionfare, a tratti ancor più evidenziata dalla foglia oro. Se è vero che tutto muta e forse scompare nel nulla, non tutto è perduto. Questa pittura ci riconduce ad un pensiero che va oltre le convenzioni razionali riportandoci la certezza di una vera luce, simile a musica dell’etere, che filtra dapprima rara, poi diffusa, accompagnandoci nella pienezza di una contemplazione extrasensoriale che non potremo facilmente dimenticare.
