Giovani ricercatori per un progetto sull’immunoterapia dei tumori del polmone: 450mila euro al Sant’Orsola di Bologna

È per questo, spiega il dottor Francesco Gelsomino dell’Unità operativa di Oncologia medica diretta dal professor Andrea Ardizzoni, che “il nostro studio si pone come obiettivo principale l’identificazione dei meccanismi di resistenza primaria o acquisita”.

In questo modo, continua il giovane oncologo, “potremo capire come aggirare i meccanismi di resistenza, rendendo quindi efficace la terapia, e a quali pazienti evitare un trattamento che sarebbe inutile e non privo di effetti collaterali”. 

Per questo progetto il dottor Gelsomino ha da poco ricevuto un finanziamento da parte del Ministero della Salute. La ricerca, portata avanti in collaborazione con l’Unità operativa di Anatomia patologica del Policlinico S.Orsola-Malpighi e con il Laboratorio di Immunologia e Biologia delle metastasi del DIMES dell’Università di Bologna, è stata infatti premiata con un assegno da 450mila euro nell’ambito del bando di ricerca finalizzata sanitaria del Ministero, categoria giovani ricercatori. I tre professionisti maggiormente coinvolti nel progetto erano tutti under40 al momento della presentazione della domanda: “Io ho 38 anni- spiega Gelsomino – così come l’anatomopatologa Francesca Giunchi, mentre la dottoressa Arianna Palladini ne ha compiuti 40”. 

Si tratta di un traguardo tutt’altro che scontato. In totale, infatti, la commissione composta da revisori internazionali ha finanziato 197 progetti sui 1719 sottoposti al bando in tutti i settori medici. Per tre anni il team analizzerà 60 pazienti del Policlinico Sant’Orsola affetti da carcinoma polmonare in stadio avanzato. I pazienti, che sono candidati all’immunoterapia nell’ambito del normale percorso assistenziale e che accetteranno di partecipare allo studio, saranno sottoposti a ripetuti esami del sangue – al fine di valutare il profilo immunologico e le eventuali modifiche di linfociti, sottopopolazioni linfocitarie e sostanze da questi prodotte – e al prelievo di campioni di tessuto tumorale su cui sarà effettuata l’analisi genomica delle cellule tumorali stesse e del microambiente tumorale. 

L’avvento dell’immunoterapia ha condotto ad un significativo cambiamento nella gestione terapeutica dei pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato. Infatti, essa è da considerare lo standard terapeutico di prima linea nei pazienti con un tumore che esprime la proteina PD-L1 in almeno il 50% delle cellule tumorali e il trattamento anche nei pazienti già trattati con chemioterapia. Il trattamento si basa sull’impiego di anticorpi monoclonali, che vengono somministrati per via endovenosa e agiscono non direttamente sul tumore ma bensì sul sistema immunitario del paziente. Lo scopo di questo trattamento, infatti, consiste nel “riattivare” il sistema immunitario affinché riconosca e aggredisca le cellule tumorali. 

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