di Fabio Dell’Aversana, docente di Diritto dei Consumatori presso l’Università di Cassino e del Lazio meridionale
LA CAPACITÀ DI CONSERVARE LA NEUTRALITÀ DELLA RETE È UN BANCO DI PROVA PER LE DEMOCRAZIE. EUROPA E STATI UNITI IN QUESTO MOMENTO STORICO SONO MOLTO DISTANTI. I POTERI ECONOMICI SONO ANCORA DECISIVI NELL’INFLUENZARE IL PROCESSO DECISIONALE DELLE AUTORITÀ POLITICHE di Fabio Dell’Aversana, docente di Diritto dei Consumatori presso l’Università di Cassino e del Lazio meridionale
Quanto sono neutrali le politiche di gestione del traffico dati sulla rete Internet? E quali sono le reali tutele per gli utenti di Internet, cittadini digitali del terzo millennio? Questi sono i due interrogativi di fondo a cui bisognerà fornire una risposta nei prossimi anni, con politiche regolatorie soddisfacenti che facciano (o, meglio, continuino a fare) dell’uguaglianza il valore fondante.
Partiamo da lontano per capire come Internet sia cresciuto nel corso dei suoi primi anni di storia. La rete Internet si è sviluppata grazie ad investimenti degli Internet Service Providers (detti anche ISP), i quali hanno realizzato una piattaforma su cui altri operatori economici – i Content Providers – hanno iniziato ad offrire i propri servizi. Entrambi i soggetti, poi, hanno intrattenuto relazioni giuridiche ed economiche con gli end users, gli utenti della rete, i quali hanno domandato un accesso ad Internet sempre più veloce e sicuro proprio per ottenere i (nuovi) servizi offerti dai Content Providers. I primi anni di sviluppo della rete Internet, insomma, sono stati caratterizzati da un circolo positivo in cui tutti hanno guadagnato qualcosa: gli ISP hanno potenziato la propria rete, traendone il vantaggio di una crescita esponenziale degli accessi ad Internet; i Content Providers hanno sviluppato piattaforme molto potenti per rendere operative offerte commerciali sempre più allettanti; gli utenti, infine, hanno conseguito utilità nuove grazie alla combinazione di questi due fattori.
Nonostante questo circolo abbia determinato positivi scenari per la rete Internet e per tutti gli utenti interessati, intorno alla seconda metà degli anni duemila si è iniziata ad ipotizzare la possibilità di caricare in termini economici l’accesso dei Content Providers con la previsione di oneri collegati alla creazione di corsie privilegiate per l’offerta di servizi premium (id est più veloci) via Internet. Gli ISP hanno, quindi, iniziato a proporre – in maniera non sempre trasparente – condizioni commerciali diversificate ai vari Content Providers. Facile intuire lo scenario: chi pagherà di più avrà più velocità nell’accesso ad Internet. Da ciò discende che la velocità della rete potente che gli ISP sono riusciti a realizzare andrà a vantaggio dei soli utenti che preferiranno i Content Providers veloci rispetto a quelli che non avranno scelto di investire nell’accesso ai cc.dd. servizi premium, come sono stati definiti dalla più recente normativa comunitaria.
Oggi è molto difficile immaginare lo scenario futuro. Sicuramente è mutevole, come dimostra l’esperienza giuridica americana, passata dal positivo riconoscimento della regola di neutralità della rete al disconoscimento di tale principio sotto il nuovo governo delle telecomunicazioni perseguito dalla Presidenza Trump.
Non si può, dunque, negare che gli scenari in tema di neutralità della rete rappresentino un banco di prova per le nostre Democrazie. L’esperienza dell’Europa e degli Stati Uniti, ad esempio, sembrano essere, in questo preciso momento storico, molto distanti. Allo stesso tempo, dimostrano quanto i poteri economici possano essere decisivi nell’influenzare il processo decisionale delle autorità politiche.
L’augurio, per tutti noi utenti della rete, è che Internet possa continuare a conservare il carattere di neutralità che l’ha reso uno dei grandi protagonisti della vita civile dei giorni nostri. E, ancora una volta, sarà decisivo comprendere quanto il diritto saprà arginare la forza dei processi economici.