#IOSTOCONIRANDAGI: la petizione friulana per gli animali senza proprietario


Parte da Udine l’appello al governatore del Friuli – Venezia Giulia Massimiliano Fedriga affinché intervenga a tutela degli animali senza proprietario; #IOSTOCONIRANDAGI è stato il claim della protesta andata in scena – con il patrocinio del Comune di Udine, sabato 27 ottobre 2018 sotto la centralissima Loggia del Lionello.

Per chiedere maggiori diritti per gli animali randagi, troppo spesso considerati animali di “serie b”, sono scese in piazza numerose associazioni attive sul territorio friulano: Animalisti Italiani Onlus, OIPA, Amici di Poldo, Amici della Terra, Oasi felina di Cercivento, Ricomincio da Cane, I terranova del Nord, Zampa su Zampa, Animal Pride Defending, UADA, Amico Gatto, Associazione per i diritti animali Julia Animalia, Amici di Luna e Sam.

Le ragioni della manifestazione, intitolata “Per un servizio veterinario dalla parte degli animali”, sono state espresse dall’associazione organizzatrice “Vittoria for animal rights”  durante la conferenza stampa che ha visto la partecipazione – per il Comune di Udine – del Sindaco on. Pietro Fontanini, della Consigliera delegata alla tutela e benessere animale Claudia Basaldella e degli assessori Silvana Olivotto e Paolo Pizzocaro. Una presenza quella dei rappresentati politici che ha voluto ribadire anche in quella sede l’attenzione della nuova giunta alle tematiche animaliste.

Apprezzati gli interventi degli assessori Stefania Boltin (Comune di Pordenone), Barbara Iannis (Comune di Tricesimo) e Graziano Ganzit (Comune di Codroipo). Piena condivisione anche da parte del Movimento Animalista: la coordinatrice regionale avv. Alessandra Marchi  si è rivolta alle istituzioni ed agli enti preposti alla tutela degli animali affinché diano seguito alle istanze delle associazioni animaliste.

A differenza di altre Regioni che si trovano a dover fare i conti con il problema del randagismo canino, in Friuli – Venezia Giulia il problema è oggi quello del randagismo felino, fenomeno che sta assumendo dimensioni sempre più allarmanti tanto che – sostengono gli organizzatori – non sono più sufficienti interventi spot ma è necessaria una strategia di lungo periodo che tenga in debita considerazione i diversi fattori direttamente ed indirettamente connessi alla problematica di cui trattasi. L’auspicio è che la protesta possa tradursi in un tavolo tecnico con la partecipazione di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti: Regione, Comuni, Aziende sanitarie, veterinari, polizia locale, associazioni animaliste.

Nel corso degli anni, l’accudimento e la cura degli animali “randagi” sono stati delegati quasi esclusivamente a privati cittadini che vi hanno provveduto a proprie spese. Ora questo sistema di gestione mostra tutte le sue criticità.

Per elaborare una strategia efficace che consenta di contrastare il problema del randagismo felino, o quantomeno di ridurlo significativamente, è necessario innanzitutto conoscere la dimensione della popolazione felina randagia: l’ultimo dato ufficiale risale al 2006 con 2.604.379 gatti liberi. I numeri – quelli “da campo” – bene li conoscono i volontari che ogni giorno ricevono richieste di aiuto da parte di privati cittadini che si trovano costretti loro malgrado a doversi occupare di colonie feline, a trasformare le proprie case in succursali delle cliniche veterinarie o ad ospitare piccoli gattini in attesa di una adozione definitiva. La scarsità di dati è stata confermata recentemente dal rapporto di Legambiente “Animali in città 2018”, presentato a Napoli il 3 ottobre 2018,  secondo il quale solo il 24,4% dei comuni dichiara di monitorare le colonie feline presenti nel proprio territorio.

A tal fine i manifestanti chiedono un immediato aggiornamento delle colonie feline già censite: contattare il referente, programmare un sopralluogo presso ogni colonia onde aggiornarne la dinamica demografica, stabilire il numero dei soggetti per i quali è necessaria la sterilizzazione, valutare eventuali problemi di salute degli animali, concordare migliorie strutturali anche per finalità igienico – ambientali.

La lacuna potrebbe essere colmata estendendo l’obbligo di iscrizione in anagrafe – oggi prevista solo per i gatti delle colonie feline – anche ai gatti di proprietà; dopo essere stata la prima regione in Italia a prevedere l’obbligatorietà dell’anagrafe canina, l’auspicio è che il primato possa riproporsi anche per i gatti. Apripista in tal senso potrebbe essere il Comune di Pordenone che proprio recentemente ha avviato un progetto sperimentale semestrale avente ad oggetto 1.250 microchippature gratuite. L’identificazione permanente di cani e gatti, indicata quale strumento precipuamente finalizzato alla “riduzione del numero di animali randagi“ dalla Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia conclusa a Strasburgo il 13 novembre 1987 e recepita dall’Italia con la legge 201/2010 consentirebbe inoltre, in caso di smarrimento, l’immediata restituzione dell’animale al proprietario e, in caso di soccorso, un risparmio per le casse pubbliche dal momento che le spese sanitarie connesse al ricovero ed alla custodia dell’animale sarebbero a carico dell’intestatario (anziché delle aziende sanitarie e dei Comuni). Un dato può aiutare a capire immediatamente la portata della questione:  il rapporto LAV 2018 sul  randagismo quantifica in euro 2.317 la spesa giornaliera per il solo mantenimento dei cani friulani detenuti nei canili rifugio (corrispondente ad una spesa annua di euro 845.705). E’ proprio di queste ore la notizia secondo cui la legge collegata alla manovra di bilancio 2019-2021 prevedrebbe l’obbligo del microchip anche per i gatti di casa.

Nelle more dell’attivazione dell’anagrafe felina obbligatoria anche per i gatti di proprietà, sfruttando le potenzialità e le opportunità oggi offerte dei social network, i manifestanti propongono la creazione di un’apposita pagina Facebook dedicata al ritrovamento ed allo smarrimento degli animali sul territorio regionale.

Di fondamentale importanza per contrastare i fenomeni dell’abbandono e del randagismo è la  sterilizzazione; solo così si possono evitare 70.000 nuovi randagi: è questo, infatti, il numero di discendenti che un gatto o un cane può generare in soli sei anni.

La legge regionale 20/2012  individua nel Comune l’ente deputato a provvedere alle sterilizzazioni tramite i Servizi veterinari delle Aziende per i servizi sanitari e i veterinari liberi professionisti convenzionati. E’ questo uno degli aspetti su cui maggiormente si è concentrata l’attenzione dei manifestanti: infatti, accanto ad amministrazioni virtuose che già da anni attuano programmi di sterilizzazione dei gatti, purtroppo sono numerosissimi i Comuni totalmente inadempienti nonostante il concorso della Regione alle spese sostenute per la sterilizzazione dei cani ricoverati presso i canili e dei gatti che vivono in colonie feline (60 euro per gatto femmina, 30 euro per gatto maschio, 170 euro per cane femmina fino a 15 kg di peso, 200 euro per cane femmina dai 15 kg di peso, 80 euro per cane maschio fino a 15 kg di peso, 100 euro per cane maschio dai 15 kg di peso).

Poiché diffusa causa ostativa all’ adempimento dell’obbligo in parola è la difficile situazione finanziaria in cui versano molti comuni , che non consente loro nemmeno di anticipare la spesa per le sterilizzazioni, i manifestanti chiedono un intervento regionale onde superare la logica dei singoli enti ed adottare una soluzione il più possibile trasversale.

E’ parimenti improcrastinabile risolvere la vexata quaestio della cattura degli animali di affezione vaganti per finalità di controllo delle nascite che la normativa regionale affida al Servizio veterinario dell’Azienda per i servizi sanitari mediante personale dipendente o convenzionato, opportunamente attrezzato e formato.

Rispetto a quanto appena sopra richiamato i manifestanti osservano che non tutte le Aziende per i servizi sanitari effettuano il servizio di cattura dei gatti né direttamente né in convenzione rimettendo dunque l’intervento ai volontari delle associazioni per la tutela degli animali. Questo “vuoto istituzionale” crea gravissime conseguenze: non potendosi realizzare la condizione preliminare di attuazione del programma di controllo demografico delle colonie feline, anche gli impegni assunti dalle amministrazioni comunali risultano vanificati.

Criticità sono messe in luce anche per quanto riguarda  il servizio di cattura degli animali vaganti per finalità sanitarie, di emergenza medico – veterinario o di non autosufficienza in merito al quale le associazioni chiedono che gli operatori addetti al servizio di cinovigilanza siano dotati di idonei dispositivi di protezione nonché di adeguate strumentazioni per l’espletamento delle proprie funzioni, la frequentazione di corsi di pronto soccorso e di primo soccorso nonché l’adozione di un protocollo di intervento unico su tutto il territorio regionale che  preveda l’intervento congiunto del veterinario e del cinovigile. Per garantire efficacia ed efficienza del recupero degli animali sarebbe opportuno attivare su tutto il territorio regionale il servizio di ambulanza veterinaria oggi garantito nel solo pordenonese.

La manifestazione ha voluto mettere in luce anche l’assoluta mancanza delle oasi feline in cui poter trasferire i gatti che non sono ancora ristabiliti dopo le cure veterinarie o comunque non autosufficienti. L’appello per la costruzione di tali strutture viene rivolto ai Comuni, magari anche a livello intercomunale.

Un invito viene rivolto alle Istituzioni per una seria riflessione sugli indici di adottabilità degli animali ricoverati nelle strutture di ricovero e custodia; si ritiene opportuno prevedere un sistema premiale in favore di quelle strutture che garantiscono buone performances nell’affidamento degli animali ricoverati nonché un’indagine su quelle che invece realizzano bassi indici onde individuare e risolvere le criticità che, come già precedentemente evidenziato, impattano fortemente sulla spesa pubblica.

Infine, in linea con la sempre più crescente sensibilità animalista dei cittadini, considerate le numerose problematiche connesse all’aumento degli animali (di affezione ma non solo) nell’ambiente urbano, le associazioni chiedono l’istituzione del Garante per i Diritti degli Animali, nomina che non comporta alcun onere di spesa pubblica ma che rappresenta una scelta di civiltà ed un importante passo avanti nella tutela dei diritti degli animali.

Tutte queste richieste sono state riassunte in una petizione popolare che potrà essere firmata nelle prossime settimane #IOSTOCONIRANDAGI

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