Un’eccellenza italiana anche nello spazio. Paolo Nespoli, Samantha Cristoforetti e tutti gli altri astronauti italiani che si sono succeduti sono il simbolo del contributo dell’Agenzia Spaziale italiana (ASI), insieme alla controparte europea (European Space Agency – ESA), a queste missioni ed alla ricerca scientifica. Ma l’Italia può vantare un altro primato meno conosciuto rispetto alle più che pubblicizzate missioni nello spazio. Il nostro Paese infatti possiede la flotta di satelliti per la difesa più moderni a livello mondiale. Cosmo – Skymed, questo il nome della rete di quattro satelliti lanciati nello spazio con vettori statunitensi dalla base militare di Vandemberg in California tra il 2007 e il 2010, è composto da sistemi considerati tra i più sofisticati al mondo. La capacità di scrutare ogni più piccolo dettaglio (come macchine o uomini che camminano in una certa aerea “calda” come il deserto libico o quello iracheno) e di fotografarlo in qualsiasi condizione meteorologica, sia di giorno che di notte, ha impressionato la comunità internazionale per il livello tecnologico raggiunto.
Da Roma allo spazio e ritorno
Il progetto e la costruzione di questi satelliti sono stati affidati a Thales Alenia Space Italia (Thales e Finmeccanica, ora Leonardo) e finanziati con fondi ripartiti tra il Ministero della Difesa, Ministero delle Attività Produttive, Ministero dell’Istruzione e l’Agenzia Spaziale italiana. A causa delle ristrettezze economiche richieste alla Difesa ed alle attività spaziali, è stato deciso di costruire satelliti “duali” vale a dire sia per scopi “civili” (sorveglianza e mappatura, per esempio, dei territori colpiti da disastri naturali) sia militari. Il costo dell’intero programma è stato di un miliardo e centotrentasette milioni di euro.
I satelliti sono gestiti, dal punto di vista operativo, dal Reparto Informazioni e Sicurezza (RIS) dello Stato Maggiore della Difesa e, nello specifico, dal Centro Interforze Telerilevamento Satellitare presso l’aeroporto militare di Pratica di Mare (Roma) il quale provvede alla gestione ed alla ricezione delle immagini fornite nonché alla sicurezza del sistema stesso.
A fianco della capacità di garantire continuità alle comunicazioni criptate tra gli organi della Difesa, prerogativa sviluppata con i satelliti messi in orbita nel 2001 e nel 2009, i nuovi Cosmo – SkyMed assicurano, in modo costante ed in tempo reale, dati preziosi IMINT (Image Intelligence – ovvero studio e analisi di una situazione attraverso le immagini) per le operazioni italiane ed alleate all’estero.
Gli scenari internazionali
Un velo di segretezza avvolge tutto il sistema e molte ipotesi sono state avanzate circa il reale utilizzo dei satelliti. Appare certo che vengano usati nel teatro afghano come piattaforme intelligence in supporto alla coalizione NATO e che siano stati impiegati anche durante la campagna contro la Libia nel 2011 per la scelta degli obiettivi delle missioni. La presenza, costante, di un occhio così sofisticato consente di osservare ed analizzare con continuità la situazione operativa e la sua evoluzione onde pianificare ogni intervento sulla base di dati certi ed aggiornati.
Il lancio del nuovo satellite Optsat 3000, avvenuto dallo spazioporto di Korou nella Guyana francese nell’agosto scorso, rappresenta un ulteriore passo in avanti dal punto di vista tecnologico. Costruito dal consorzio Telespazio (formato da Leonardo, l’azienda aerospaziale nazionale, Thales e Selex) in collaborazione con la Israel Aerospace Industries, è il primo satellite ottico in grado di osservare e fotografare qualsiasi oggetto – anche di pochi centimetri di grandezza – o persona rendendo il nostro paese all’avanguardia in questo campo.
La partecipazione israeliana è frutto di un accordo del 2012 riguardante la cessione da parte italiana di alcuni velivoli destinati alla formazione dei piloti dell’aviazione con la stella di David. In cambio, Tel Aviv avrebbe provveduto a fornire aerei per la sorveglianza dello spazio aereo ed un contributo alla messa a punto della struttura del suddetto satellite all’Italia. La possibilità di osservare e ottenere immagini in alta definizione consente non solo l’osservazione ed il monitoraggio dei “barconi” allo scopo di allertare il sistema di ricerca e salvataggio, ma anche di contrastare azioni illecite finalizzate al traffico di esseri umani.
In un briefing presentato a Washington circa il funzionamento della rete italiana, Skymed viene citato il nome di Yong – Byon, località nordcoreana in cui vengono effettuati i maggiori esperimenti e ricerche da parte del regime di Pyonyang. Infatti una delle operazioni più importanti, ancorché mai confermate, svolte dai nostri satelliti – e forse tutt’ora in corso – riguarderebbe la sorveglianza del territorio nordcoreano sfruttando la già citata capacità di fotografare ogni più piccolo dettaglio.
Partnership per la difesa
Come si è accennato all’inizio dell’articolo, la comunità internazionale è rimasta sorpresa del livello tecnologico raggiunto e numerose nazioni hanno richiesto il supporto della nostra rete di intelligence. A causa della crisi in corso con il regime di Kim Yong-Un, tra queste c’è la Corea del Sud la quale ha comprato le immagini ottenute dalla costellazione Skymed attraverso i canali commerciali in cui è prevista la vendita delle stesse solamente a bassa risoluzione. Il governo di Seoul, inoltre, considerata l’alta efficienza dei nostri italiani, ha provveduto ad acquistare un radar italiano da installare nel satellite da lanciare in orbita.
Anche la Francia, partner nella costruzione insieme alle aziende italiane (Thales è francese), ha messo in orbita diversi satelliti considerati all’avanguardia a livello europeo. L’Italia dipendeva dalla Francia, perchè solo i satelliti di Parigi potevano scattare immagini. Solo con la messa in orbita degli Skymed, a partire dal 2001, i governi di Roma e Parigi hanno potuto stipulare un accordo di collaborazione tra le due reti, quella d’oltralpe – Pléiades – avrebbe fornito le immagini, noi le scansioni radar. Il nuovo satellite Optsat 3000 ha permesso al nostro Paese di diventare autonomo nel campo dell’intelligence dallo spazio e diventare parte integrante del programma dell’Unione Europea per l’esplorazione del nostro pianeta chiamato Copernicus e del sistema federato per l’osservazione della terra attraverso il sistema ottico e radar nell’ambito del Progetto Orfeo – Optical and Radar Federated Earth Observation. Nel 2014 la collaborazione nel campo aerospaziale ha conosciuto un’altra tappa con lo sviluppo comune del SICRAL 2, satellite italiano per comunicazioni, dotato di sistemi francesi. Denominato Athena – Fidus e lanciato allo scopo di garantire le comunicazioni sia nell’ambito militare sia in quello civile, andrà a sostituire quelli messi in orbita tra il 2001 e il 2009.
Una mano invisibile dallo spazio
Se l’ambito militare è coperto – come si è detto – da un velo di segretezza, l’impiego civile dei satelliti in supporto della popolazione in circostanze di emergenza e di crisi appare meno riservato. Terremoti, tsunami, esondazioni e altre situazioni di crisi verificatesi non solo nel nostro Paese ma in tutto il mondo, sono state oggetto di rilevamento da parte dei sistemi ottici dei nostri satelliti. La ricezione delle immagini per il suddetto scopo, avviene in Abruzzo, a Conca del Fucino, dove ha sede il quartier generale di Telespazio e da qui vengono poi inoltrate al Centro di Geodesia Spaziale di Matera “Giuseppe Colombo”; infine, la società eGEOS (joint venture tra ASI e Telespazio) è delegata alla condivisione e vendita delle stesse.
Negli ultimi anni il governo italiano ha provveduto ad aggiornare la costellazione Skymed attraverso il lancio di satelliti di nuova generazione al fine di integrare il sistema con quelli di altri paesi come Spagna e Germania nell’ambito del progetto MUSIS (MUltinational Space – based Imaging System) integrato nell’EDA – l’European Defence Agency – l’agenzia per la difesa europea.
Un’Italia quindi sempre più proiettata verso il futuro e che sta investendo fondi e attività di ricerca nello sviluppo di piattaforme intelligence, strumento indispensabile negli scenari attuali dove una foto o un’immagine scattata a migliaia di chilometri dalla terra può fare la differenza nel discriminare le opportunità dalle minacce.
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