Siamo a poche settimane dall’avvio della Presidenza di Donald Trump, e un uomo, spietatamente ambizioso e potenzialmente molto pericoloso, sta consolidando il suo potere a Washington. Tutti noi dovremmo conoscere il modo in cui pensa, ci interessa direttamente. Sto parlando di consigliere anziano del Presidente e Capo stratega, Stephen Bannon.
Bannon ha ricevuto attenzione della stampa già dalla metà di agosto, quando si è dimesso come presidente esecutivo da Breitbart news (l’intollerante sito di notizie vicino a posizioni di estrema destra) per diventare capo della campagna elettorale di Donald Trump. Ora, nei primi giorni della nuova amministrazione alla Casa Bianca, l’attenzione per Stephen Bannon è cresciuta ulteriormente. La sua influenza sulle politiche più controverse del presidente è evidente a tutti, e la fiducia che The Donald ripone nel giudizio del suo consigliere è estrema. Di recente, è diventato membro del Consiglio di Sicurezza nazionale, una posizione solitamente riservata ai generali.
Ma Stephen Bannon è un etno-nazionalista, che disprezza la guida di entrambi i partiti politici statunitensi e ritiene che il mondo “giudeo-cristiano” sia nel bel mezzo di una guerra di civiltà contro il mondo islamico. Si considera un “leninista” che vuole “distruggere lo Stato e far crollare l’establishment”. Sotto la sua guida, Breitbart è diventato un punto di riferimento della estrema destra.
Con Breitbart, Bannon ha creato una piattaforma che unisce tutti contro un unico nemico: la classe politica di Washington. E in Donald Trump ha visto lo strumento con cui rovesciare l’establishment repubblicano; un MoVimento 5 stelle elevato alla ennesima potenza per intenderci.
Stephen Bannon è un soggetto raro nella vita pubblica americana: un vero e proprio esercizio di stile radical-politico al vertice del potere di Washington. Il radicalismo che va oltre i suoi obiettivi estremi; chiamatelo leninista, fascista, anarchico, ma questo e altro rendono Bannon politicamente formidabile e pericoloso.
Cercare di immaginare la sua visione del futuro a partire dalle dichiarazioni del passato di Bannon non è fantapolitica né fantagiornalismo: “L’Islam è la più radicale religione del mondo” diceva il consigliere presidenziale nel novembre 2015, e ancora “Credo che stiamo nuovamente per andare verso una grande guerra in Medio Oriente”.
Si tratta di una carta che Trump sta pericolosamente giocando per rinnovare l’ondata di paura che attraversa l’elettorato americano dal 2001 ad oggi (o forse è Bannon che usa Tump). Restrizioni in materia di immigrazione ancora più draconiane sono all’orizzonte, e da Bannon, anacronistico cavaliere WASP ci si può aspettare di tutto.
Per i normali attori politici, una vittoria è una vittoria e una sconfitta una sconfitta. Ma per un professionista esperto di radicalismi, KKK e politica del fango, la sconfitta non è contemplata.
Stephen Bannon e Donald Trump sono una diarchia pericolosa, che i repubblicani non possono e i democratici non riescono a contrastare.
Gli echi di quanto vissuto in Europa durante il “Secolo breve” non sono poi così lontani.
Claudio Torbinio
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