Business, Spettacolo, Tecnologia e visibilità: i Giochi di oggi, tanto lontani da quelli di ieri
Andrea Tomasella
Quando si parla di Olimpiadi, l’evento sportivo globale per antonomasia, generalmente tornano alla mente due scenari: i Giochi Antichi e le Olimpiadi dell’era moderna. I primi si riferiscono ai Giochi olimpici che si svolgevano nella Grecia antica, nella città di Olimpia, dove si confrontavano i migliori atleti greci. Altro sono, invece, le Olimpiadi dell’era moderna, connotate da una dimensione internazionale fin dalla prima edizione di Atene, in Grecia, nel 1896.
I Giochi moderni hanno sempre seguito di pari passo i cambiamenti della società e ogni mutamento della situazione socio-economica globale ha generato una ripercussione, positiva o negativa, anche in ambito sportivo e, dunque, sulle Olimpiadi. La situazione è cambiata soprattutto negli ultimi anni: il processo di globalizzazione ha vissuto una forte accelerazione e l’avvento delle nuove tecnologie ha notevolmente influito sulle competizioni sportive. Ferma restando la centralità dello sport, con il passare degli anni la tecnologia ha rivestito un ruolo sempre più rilevante e ha permesso di offrire agli appassionati uno spettacolo senza precedenti e sempre più interattivo. Non a caso, le recenti Olimpiadi di Rio sono passate alla storia come i Giochi olimpici più tecnologici e social di sempre.
Una testimonianza di questa repentina evoluzione tecnologica è arrivata dal fotografo francese François-Xavier Marit di Afp, da sempre impegnato nello scattare fotografie spettacolari dei più importanti eventi sportivi. In un lungo articolo, il fotografo ha spiegato come in passato fosse necessario saper contare solo sulle proprie capacità e sulle macchine fotografiche, mentre, al giorno d’oggi, è possibile fare affidamento anche su droni, robot, fotocamere subacquee e cabine di monitoraggio che consentono, in caso di necessità, di arrivare a realizzare fino a dodici scatti fotografici al secondo. Sul finire del pezzo, però, il fotografo ha precisato anche che, senza un’attenta preparazione, tanto duro lavoro e una consistente dose di creatività, la tecnologia da sola non basta.
Andando di pari passo con la velocissima evoluzione della tecnologia, sono divenuti sempre più importanti anche i social network. Da questo punto di vista, le Olimpiadi di Londra 2012 sono state un campo di prova. Ben diversi sono stati, invece, i recenti Giochi di Rio. Come rivela un’indagine condotta da Blogmeter, la 31^ edizione dei Giochi è risultata molto seguita: sul web italiano sono stati creati più di 1 milione di post, i quali hanno generato oltre 16 milioni di interazioni sui social, per una media di circa 66.000 post al giorno. In totale, gli account ufficiali di Italia Team su Facebook, Twitter e Instagram hanno raccolto 5,1 milioni di interazioni, generando più di 220.000 messaggi.
Sui social il podio degli atleti è tinto di rosa: Federica Pellegrini, vicinissima alla medaglia di bronzo nei 200 stile libero, ha generato 1,3 milioni di interazioni, emozionando gli Italiani con un post Instagram in cui ha condiviso il suo stato d’animo per la mancata vittoria. A seguire la ginnasta Carlotta Ferlito, con 1 milione di interazioni, e la tuffatrice Tania Cagnotto, la quale, con il suo bronzo, ha sfiorato le 600.000 interazioni.
Le nuove tecnologie, i nuovi media e i social network hanno permesso agli spettatori di poter seguire le Olimpiadi con maggior coinvolgimento. C’è, però, da chiedersi se non abbiano cambiato il modo di vivere lo sport. Effettivamente, l’utilizzo dei nuovi strumenti tecnologici di massa ha generato una nuova cultura sportiva, fra i giovanissimi soprattutto, che ha modificato lo spirito originale con cui venivano vissute le Olimpiadi. I grandi valori di onestà, rispetto dell’avversario e dialogo fra le diverse culture del mondo sono stati miscelati in un’unica grande spettacolarizzazione, nella quale tutto è show business e i protagonisti sono calciatori, pallavolisti, ginnasti e via dicendo.
L’espressione “Citius!, Altius!, Fortius!” (“Più veloce!, più in alto!, più forte!”), il motto olimpico ufficiale, rischia di diventare un vano ricordo se, oltre alla giusta dose di spettacolo, non si ricomincia a pensare alle Olimpiadi come all’evento capace di emozionare e fornire esempi positivi a milioni di appassionati, riuscendo ad ispirare i diversi popoli del mondo e a unirli in una comunità culturale fondata su un patrimonio condiviso di valori, culture, storia e valenze sociali e morali omogenee.
Lo show business ha tramutato le Olimpiadi in un’industria a tutti gli effetti, composta di interessi e di lavoro, proprio come accade in una vera e propria multinazionale. Per evitare che questa visione economicistica contamini in modo sempre più incisivo lo spirito olimpico, è necessario che tutti, appassionati, atleti, commentatori sportivi, allenatori, passando per gli sponsor e arrivando fino agli organizzatori dei Giochi, siano pronti a fare la propria parte, a valorizzare lo spettacolo, ma anche a ricordarsi del ruolo costruttivo svolto dallo sport e dalle Olimpiadi in particolare. Non esiste un’azienda solida senza delle altrettanto solide fondamenta. Nel caso delle Olimpiadi, queste dovrebbero basarsi su un profondo senso di appartenenza e di comunità a tutti i livelli, senza eccezioni.
Andrea Tomasella, Blogger e collaboratore di SocialNews
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