Dai comuni mortali alle divinità. Il vero “Dream team”? Barcellona ’92

Nel Roster del compianto Chuck Daly c’erano Barkley, Bird, Brexler, Bwing, “magic” Johnson, Jordan, laettner, Malone, Mullin, Stockton, Pippen e Robinson

Alessandro Asta

 

Il vero, unico ed inimitabile “Dream team”? Quello del 1992. E’ questa la convinzione che alberga non solo nella testa di buona parte degli esperti di palla a spicchi, ma anche di chi non è un vero e proprio “abitudinario” di basket.

Non è forzato affermare come proprio quella squadra, ammirata a Barcellona più di vent’anni fa, abbia tracciato una sottile, ma importante linea di demarcazione tra comuni mortali ed autentiche “divinità” della pallacanestro. Non solo in ambito di olimpiadi estive. E non solo per il talento purissimo che trasudava in ogni singolo componente del roster scelto dal compianto coach Chuck Daly. I “divini” garantirono all’intero movimento cestistico la spinta e la fama di cui gode tuttora, disegnando una sorta di cerchio perfetto come mai sin lì era stato tracciato.

In realtà, nelle 18 partecipazioni complessive alle Olimpiadi (comprese quelle di Rio 2016), la nazionale americana è riuscita a salire sul gradino più alto del podio per ben 15 volte, esprimendo un ricambio generazionale sempre costantemente e mostruosamente a cinque stelle, dal punto di vista della forza fisica e della tecnica. Mai come nel ’92, però, gli Stati Uniti schierarono un roster così carismatico, composto per undici dodicesimi da futuri membri della Hall of Fame. Andava lavata l’onta di quattro anni prima a Seul, quando si materializzò la sconfitta in semifinale ad opera dell’allora Unione Sovietica di Marciulionis e Sabonis (arrivò, poi, la medaglia di bronzo). La sconfitta faceva il paio con la prima, grande delusione olimpica, targata Monaco 1972, in una finale quanto mai controversa – anche per il periodo storico, nel quale si respirava a pieni polmoni il clima della guerra fredda – persa sempre contro l’URSS.

Non è un caso, dunque, che quella selezione, vista all’opera in Catalogna al Palau San Jordi, abbia segnato un’epoca storica. Non ce ne vogliano tutti gli altri splendidi campioni che, via via, nel corso delle edizioni che seguirono, mantennero vivo l’appellativo di “squadra dei sogni”. Charles Barkley, Larry Bird, Clyde Drexler, Patrick Ewing, Earvin “Magic” Johnson, Michael Jordan, Christian Laettner, Karl Malone, Chris Mullin, John Stockton, Scottie Pippen, David Robinson: un manipolo di atleti che avrebbero potuto fare squadra a sé, come si vede spesso in tante franchigie NBA anche ai giorni nostri. Ma, proprio per i valori che seppero trasmettere sul parquet, un gruppo “immortale”. Idolatrato non solo da chi ebbe la fortuna di seguire dal vivo o in tv quei giochi olimpici, ma venerato anche dai ragazzini di oggi. Ed è proprio questo il piccolo, grande segreto dell’“Original Dream Team”. Quello vero e, al tempo stesso, irripetibile, per un’infinità di motivi diversi, ma, principalmente, perché fu amato da tutti, Americani e non.

dream team usa 1992

Un amore universale, verso la selezione statunitense, che si fece meno forte col passare del tempo, con atleti vin- centi, ma, molto spesso, definiti troppo superbi per quel- la maglia (vedi Sydney 2000) o – peggio – con un roster come quello di Atene 2004 non in grado di conquistare l’ennesimo alloro olimpico. Fu proprio quello il flop più pesante da digerire, con l’estromissione dalla finalissima da parte dell’Argentina di Manu Ginobili che, a sua volta, tolse poi alla nostra nazionale il sogno della medaglia d’oro.

Dall’avventura funesta dei giochi di 12 anni or sono, gli USA non hanno più sbagliato un colpo nelle successive e ultime tre edizioni delle Olimpiadi estive: Pechino, Londra e Rio, tre primi posti consecutivi per riprendere in mano il dominio dell’universo cestistico. Per riavvici- narsi ai fasti di un tempo. Semplicemente, per tornare a far sussurrare al mondo intero l’epiteto “Dream Team”. Sapendo, però, inconsciamente, di portare sulle spalle un’eredità difficile da rinverdire.

Alessandro Asta, giornalista di City Sport

 

 

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