Non è più sufficiente il “faremo”, bisogna agire subito

Tanti i temi politici e sociali sviscerati in questa lettera aperta redatta dal deputato Walter Rizzetto

Walter Rizzetto

Rizzetto fotoParlare di disabilità non è mai semplice, e me ne dispiaccio. Mi accorgo spesso di essere in difetto verso questo mondo e queste “categorie”. Nel 2016, in Italia, riusciamo ancora, addirittura, a litigare sui termini da usare: disabilità, altre abilità, handicap… Per me si chiamano persone e basta.
Spesso, purtroppo, più deboli ed indifese di altre, ma, semplicemente, persone. Ho riflettuto molto su quanto posso fare, nel mio attuale ruolo di legislatore, ed in questi anni l’impegno non è mai mancato.
E per non cadere in semplice e facile demagogia, le cose si fanno e si pubblicizzano poco, considerato che portarle avanti solo per un mero ritorno mediatico, almeno in questo caso, è peggio di non farle.
A parte qualche post sui social network, infatti, è forse la prima volta che ne parlo.
Ho però conosciuto persone che, in questi mesi, ed in questi anni, hanno saputo insegnarmi quanto la dignità ed il coraggio di affrontare ogni giorno gravi difficoltà siano valori da ricordare e, soprattutto, da insegnare.
Ritengo che, molto spesso, sia un passaggio culturale più che di volontà effettiva. Una volta che le cose saranno ritenute “normali”, ecco che avremo centrato l’obiettivo.

Mi sono battuto su argomenti che nemmeno la politica, purtroppo, conosce, come, ad esempio, l’aggiornamento del nomenclatore tariffario, bloccato da ormai troppi anni per non gridare in faccia a chi di dovere che basta poco per fornire ai cittadini uno strumento che li aiuta, semplicemente, a vivere meglio.
Ho presentato un ordine del giorno accolto integralmente dal Governo, ma i tempi delle decisioni, spesso, non collimano con i tempi delle esigenze reali. Per non parlare di quanto accaduto alla riforma dell’indicatore della situazione economica equivalente: includendoci pensioni di invalidità e trattamenti accompagnatori, stiamo parificando il reddito (ad esempio, il reddito da lavoro) ad un legittimo e sensato aiuto sociale.
Le due cose non sono, evidentemente, le stesse. Attraverso una mozione parlamentare a mia prima firma, in questi giorni sto cercando di farlo capire ad una maggioranza che, in seno alla scorsa legge di stabilità, ha normato quanto non doveva essere toccato. Così facendo, abbiamo messo in difficoltà migliaia di persone e di famiglie che rappresentano una fascia debole della popolazione.
Ho presentato un’interrogazione parlamentare sul fatto che alcune persone, che si muovono con la carrozzina, non riescano a prendere il treno per poi impegnarmi innanzi alla normativa sulle quote aziendali in termini di rinnovo dei contratti di lavoro. Ma dico, vi pare normale dover ricorrere a questi mezzi per poter ottenere qualcosa che dovrebbe già essere nelle cose? Sto, ancora, interessandomi alla “firma digitale”, strumento attraverso il quale anche le persone con gravi difficoltà potrebbero riuscire agevolmente a fare una cosa che dovrebbe essere la più semplice di tutte: una firma.
Nel 2013, inoltre, ho presentato atti e documentazione su un vero e proprio punto di caduta italico, una battaglia che ogni parlamentare dovrebbe portare avanti sulle cosiddette “barriere architettoniche”.
Fa male comprendere come un cittadino che paga onestamente le tasse non possa muoversi in modo adeguato per le vie della propria o di altre città. Avere parità con i cosiddetti “normodotati”, insensato ed anacronistico. Progettare e rinnovare in questo senso dovrebbe essere uno dei punti fermi di qualsiasi amministrazione.

Ecco, ci sono delle cose da fare. Forse non saranno completamente risolutive, ma è un buon inizio.
Uno Stato che si definisce Civile si rende, di fatto, Civile attraverso alcune regole di buon senso e che ci facciano mostrare una faccia degna del suo nome nei confronti di altri Paesi indubbiamente più avanti di noi.
Non significa essere pietosi o fare della beneficenza. Significa solo dare, come detto, pari opportunità a tutti i cittadini, spesso chiamati in causa solo a pochi mesi dagli impegni elettorali.
Quindi, meno televisioni e molte parole, più testa bassa ed incisività politica, a tutti i livelli, da Bruxelles alle piccole amministrazioni locali. Non è più sufficiente il “faremo”. E non è tollerabile girare la testa da un’altra parte. Sulla scorta delle mie possibilità, mi sto impegnando e spero che questi assist non passino inosservati, né cadano nel vuoto. Mi rivolgo a coloro che hanno i voti per cambiare le cose, da qualunque parte si trovino, da destra a sinistra. Colgo l’occasione per invitare i lettori a scrivermi su proposte ed idee che non sempre possono venire soltanto da una testa. La collaborazione di tutti ci fa pensare nel senso di comunità, termine spesso abusato, ma altrettanto spesso dimenticato e sacrificato sull’altare della frequente demagogia cavalcata dalla politica negli ultimi anni. C’è bisogno di un cambiamento repentino e non tardivo.
Come già detto, i tempi della politica devono ritornare a correre in parallelo con le esigenze, spesso basilari, delle persone.


Walter Rizzetto, deputato XVII legislatura

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