San Valentino, un giorno per gridare: “No alla violenza sulle donne!”

Il 14 Febbraio per la manifestazione One Billion Rising Italia le principali piazze italiane saranno gremite da cittadine cosmopolite che manifesteranno per il rispetto dell’uguaglianza dei diritti di genere in ogni come e dove della terra.

di Ilaria Maria Di Battista

È necessario uno pseudo-evento, nonché un flashmob per risignificare la giornata tradizionalmente dedicata alla celebrazione consumistica degli innamorati?

È questo il tentativo messo in atto da milioni di donne che si sono date appuntamento il 14 febbraio nelle più importanti piazze d’Italia per catturare l’attenzione mediatica e dell’opinione pubblica sulla necessità di dire “stop alla violenza di genere”. Un San Valentino, dunque, in cui il grido femminile e femminista richiede, rispetto, dignità, diritti e pari opportunità piuttosto che effimeri fiori e cioccolatini che si conformano alla società consumista, superficiale, dolce e scintillante in cui spesso ci adagiamo.

img principale1Non mancheranno in prima fila donne di fama internazionale. Uno degli inviti arriva proprio dalla celebre drammaturga statunitense Eve Ensler che sollecita donne, adolescenti e bambine ad agire, ballare, ribellarsi per incoraggiare ed accogliere con passione un nuovo modello di genere, profilato attraverso letture, interpretazioni, significati più ampi e diversi rispetto a quelli comunemente adottati e perpetuati dai tradizionali mezzi di in-formazione.

Commentando lo studio condotto dalla professoressa Pina Lalli e dalla sociologa Chiara Gius del dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Bologna “I loved her so much but I killed her” pubblicato nel 2014 sul Journal for Communication Studies, la psicologa Brunella Gamberini osserva come la cultura occidentale, democratica e del progresso sia in realtà profondamente intrisa di discriminazioni di genere. Queste affondano le proprie radici in stereotipi che finiscono per trasformare e sostituire l’antico “delitto d’onore” nel più attuale e moderno “delitto passionale”.

Stupri, stalking, violenze psicologiche, fisiche e sessuali sono epifenomeni le cui origini vanno ricercate nelle rappresentazioni socio-culturali tradizionali dei due generi che paiono legittimare, giustificare e normalizzare l’oltraggio dell’uomo sulla donna, vocata a tollerare e perdonare. Tutto questo prende forma in un texture (testo e trama socio-culturale) tanto subdolo, quanto narrativamente accettabile che va dalle favole, al ruolo a cui è più spesso relegata la donna nel mondo dello spettacolo manistream o del lavoro.

Nel nostro immaginario collettivo non mancano certamente esempi relativi alle differenze di genere: dal principe azzurro che salva la principessa in pericolo, ai modelli pubblicitari o ai corpi biopoliticizzati delle vallette, delle veline o delle star cinema. Quanto si tenta costantemente di tramandare è la condizione di debolezza, fragilità, insicurezza che contraddistingue la donna dall’uomo, tanto da rappresentarla costantemente nel bisogno e alla ricerca di un amore che la curi, la completi ed infine la renda felice. Non si tratta di una Verità; forse più probabilmente di un modello socio-culturale tradizionale che necessita però di essere rivisitato a fronte dei cambiamenti dell’attuale società postmoderna, la quale ha completamente ridefinito la divisione del lavoro, nonchè i compiti, bisogni e ruoli della donna.

Dalla manifestazione One Billion Rising Italia emergerà pertanto quel grido femminile che vuole farsi motore di un cambiamento di rotta, oltre che di presa di coscienza della vera radice che sta alla base dei dati agghiaccianti, messi quotidianamente in luce da autorità e centri di assistenza alle donne vittime di violenza, e peraltro attestati annualmente dagli indici Istat. Sfortunatamente questi ultimi tornano alla ribalta unicamente in occasione di un numero considerevole di stupri – come ha dimostrato il recente caso del capodanno di Colonia – o di femminicidi che investono le prime pagine dei giornali, focalizzandosi sul giallo della questione.

Tali eventi sembrano quasi sempre far crescere la risonanza di un problema sociale profondo e di grande portata, ma troppo spesso – una volta individuato il colpevole, il movente o l’individuo su cui riversare la rabbia, rispondente alla topica della denuncia – tutto torna ad essere celato sotto il manto del silenzio. Tutto si rinchiude, sprofondando nelle camere segrete della sofferenza intima dell’animo femminile.

Le differenze di genere sono constatabili in ogni ambiente sociale e parte del mondo, certamente con le opportune distinzioni tra caso e caso. Non sarebbe giusto e possibile “fare di tutta l’erba un fascio”. Indubbiamente le torture psicologiche, fisiche e sessuali – di cui sono vittime le donne dei paesi emergenti –sono problemi di taglia ed entità diversa da quelle che avvengono nei democratici paesi occidentali. Questo però non esclude – quanto piuttosto accentua – la subdola differenza che permane e persiste oggi tra uomini e donne in tutto il mondo.

Il prossimo 14 Febbraio vuole dunque affermare ciò che, in tempi e modi diversi, è già più volte emerso anche attraverso campagne di advocacy e promozione sociale: “Non esiste un sesso debole” e, quando si parla di diritti, essi appartengono ugualmente al genere maschile, come a quello femminile.

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