SOS Rojava: “I bambini hanno bisogno di aiuto”

Il medico “bolognese” di origine curdo-siriana Ismat Mahmoud parteciperà alla Unesco Cities Marathon – Maratona per la pace @uxilia lanciando un appello accorato per la sua gente

Angela Caporale

ImmagineIsmat Mahmoud fa il medico di famiglia a San Lazzaro di Savena, comune alle porte di Bologna. Ama correre, soprattutto sulle lunghe distanze, in compagnia degli amici più cari, tra i quali Gianni Morandi e Lorenzo Lo Preiato. Il prossimo 29 marzo, Ismat sarà uno dei protagonisti della UNESCO Cities Marathon – la Maratona per la pace organizzata grazie all’impegno di @uxilia Onlus. Tuttavia, come fa intuire il suo nome, Ismat non è di origine italiana. Il dottore maratoneta è infatti nato in Siria, da una famiglia curda che lavorava la terra in un paesino posto al confine tra Iraq e Turchia, a pochi chilometri dal fiume Tigri, culla della civiltà. “Sono arrivato qua nel 1968. Sono sempre stato affascinato dall’Italia. Non conoscevo l’Italiano, ma avevo una grande passione per l’arte, la cultura, il cinema del Belpaese. Un compaesano studiava Ingegneria a Bologna e ho colto la palla al balzo.” Così, dopo qualche mese all’Università per stranieri di Perugia per imparare la lingua, si è iscritto alla Facoltà di Medicina dell’Alma Mater, specializzandosi in gastroenterologia. “Faccio il medico di famiglia per scelta. In ormai 38 anni di carriera ho avuto in cura moltissimi pazienti dai quali ho ricevuto molto anche a livello umano. Questo lavoro, inoltre, mi permette sia di essere autonomo, sia di sviluppare progetti insieme ad altri medici.”
L’Italia non era, inizialmente, un progetto a lungo termine. Tuttavia, l’amore e il caso, strada facendo, l’hanno trattenuto qua. “La Siria è sempre nei miei pensieri” – spiega Mahmoud – “Quattro fratelli vivono ancora là. Sebbene la zona in cui abitano sia abbastanza tranquilla, sono stati costretti più volte a scappare in Turchia per salvarsi dalle bombe.”
A quattro anni dall’inizio della guerra civile, la violenza nel Paese non sembra quietarsi. Quella che era partita come una protesta pacifica è costata oltre 200.000 morti, un’ampia percentuale dei quali civili e quasi 4 milioni di rifugiati. “La situazione è molto confusa. Tutti sappiamo come è cominciata nel marzo del 2011” – narra il dottore – “Alcuni ragazzini, tutti minorenni, in una scuola nel sud del Paese hanno scritto sui muri delle frasi contro Assad, come Abbasso il regime, Viva la libertà. Sono stati identificati dalle Forze dell’ordine e portati via dalle loro famiglie. Come si poteva restare inerti di fronte ad un’ingiustizia del genere?” Il resto l’abbiamo letto sui giornali: scontri sempre meno pacifici, l’emergere di gruppi sempre più violenti su basi religiose, le conquiste dell’ISIS.
“In Siria, oggi, manca l’acqua, la luce va e viene. Per i viveri ci si arrangia. Ma a che prezzo? È un Far West che non finisce più. Eppure, quando andavo a scuola, c’erano Curdi, Armeni, Arabi, Cristiani, Musulmani. Non ci sono mai state tensioni religiose, eravamo amici come qualsiasi gruppo di ragazzi! Nonostante la dittatura, non c’era tutto questo odio.
È una situazione brutta e confusa, ma voglio ricordare che i civili, soprattutto i bambini, sono le prime vittime.” Proprio i più piccoli costretti a restare là vengono privati di tutto: famiglie, affetti, scuole. Per questo motivo, Mahmoud ha scelto di unire la sua passione sportiva con gli intenti umanitari. Con il progetto “Siriamente” è attivo nella raccolta fondi durante le manifestazioni sportive proprio per portare conforto ad una popolazione davvero allo stremo. “L’amicizia con Gianni Morandi mi ha decisamente aiutato ad ottenere più visibilità. Correndo con lui, sempre più persone mi chiedono dettagli della mia storia e notizie dalla Siria. Dopo Berlino, Verona e tante altre maratone, ho scelto di correre alla Unesco Cities Marathon – Maratona per la pace di @uxilia proprio perché rispecchia i miei stessi obiettivi.” L’idea di promuovere iniziative umanitarie attraverso lo sport non è nuova, ma è particolarmente efficace. Mahmoud spiega che la gente non è poi così indifferente sul tema, anzi. Lo sport permette di raggiungere un pubblico particolarmente vasto e, contemporaneamente, ricettivo rispetto alle attività di sensibilizzazione.
“Credo che l’intera attività di @uxilia sia un atto nobile che va apprezzato. Io ho scoperto la Onlus tramite un collega che conosce Massimiliano (Fanni Canelles, Presidente di @uxilia, ndr) e ho accettato l’invito a partecipare alla maratona senza pensarci due volte. Credo fermamente che noi tutti possiamo dare una mano a chi è in difficoltà. E per quanto riguarda me, non mi stancherò mai di parlare di tutti questi bambini ai quali è stato portato via troppo.”

di Angela Caporale,

Caporedattrice di SocialNews

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