Fin dai tempi di Omero compare il termine faesimbrotos, “che illumina i mortali”. Da qui i collegamenti con la cultura culinaria e l’importanza del cibo nella vita di ogni persona
di Saverio Miot, (1B)
Studiando i versi di Omero, in particolare quelli riportati al libro X, verso 138, compare il termine faesimbrotos, “che illumina i mortali”.
Da questo vocabolo trae spunto l’approfondimento seguente, incentrato su tre termini etimologicamente ad esso collegati: bibròsco, “divorare”, brotòs, “mortale” e ambrosìa, “alimento divino”. (cfr Iliade XXII v. 94; Odissea VI v. 149 ; Iliade XIV vv. 178-180; Odissea XXII v. 405; Odissea I vv. 32, 66, 335; Iliade XIX vv. 38-39; Odissea II vv. 116, 203; Odissea XII v. 162; Odissea XVII vv. 192-195.
La tesi che qui si intende dimostrare è, più specificatamente, il collegamento etimologico fra ambrosìa e brotòs.
Non è importante capire se “brotòs” sia stato utilizzato prima o dopo il suo opposto “àmbrotos”. Ciò che conta è che entrambi siano aggettivi. Si presuppone, quindi, che derivino da un sostantivo originario unico.
Tale nome aiuta a cogliere la radice etimologica che consente un efficace collegamento: “ambra”.
Il termine deriverebbe, infatti, dalla radice “amb”, in cui a è la vocale iniziale e m è eufonica.
La voce “amb” trae il suo significato originario dalla radice “b-r”, che indica sesso e energia/forza vitale.
Di conseguenza, “brotòs” è il sostantivo originario che può assumere i significati di uomo (sesso efficiente) e sangue (principio vitale), in greco “bròtos”. Si riteneva, infatti, che il principio vitale risiedesse soprattutto nel sangue.
Nel termine “àmbrotos”, allora, “a” non sarebbe privativa, come si potrebbe pensare, e l’aggettivo non assumerebbe, dunque, il significato di immortale, bensì “tutto ciò che è meraviglioso” o “desta meraviglia”. “Ambrosìa” può, quindi, alludere ad un sesso straordinario.
Ambrosia è, pertanto, direttamente collegata a -A’mbrotos (aggettivo, che può destare meraviglia anche nell’uomo) -Brotòs (mortale) e -Bròtos (sangue): in tutte queste parole la prima “o” è “omicron”, anche se, nel lessico greco, riportano “omega” i sostantivi -Bròton (cibo) e -Bròsis (cibo, vitto, pasto).
Ne consegue che “am-brosìa” si collega bene a “brò-sis”. Il prefisso è vocale iniziale con consonante eufonica o ha funzione intensiva.
Ma “bròsis” ed altre voci del gruppo con la radice “b-r-k”, modificata poi in “b-r”, risultano ricollegabili ad un altro sostantivo, “borà” (cibo). Da questo deriverebbe anche il verbo latino “vor-are” (divorare), a sua volta facilmente riconducibile al greco “bibròsco”.
In conclusione, comunque si interpreti l’etimologia del termine, brotòs equivale a mortale, colui che mangia, quindi uomo. Si tratta di un’altra dimostrazione di come le lingue antiche segnalassero chiaramente l’importanza del mangiare per esistere.