Gli antichi contro gli sprechi

In alcuni testi antichi come ad esempio in Seneca si possono trovare già allora critiche sostenute alla società del consumismo. Un tema che ritorna attuale anche ai giorni nostri

di Anna Alberti (1C)

In un’epoca in cui una parte del mondo soffre e muore per malnutrizione e, nello stesso tempo, i media ci pongono continuamente di fronte agli eccessi, anche di cibo, lo studio dei classici mi ha indotta ad un approfondimento sull’atteggiamento degli antichi nei confronti del lusso e di quello che, sebbene in maniera anacronistica, potremmo definire “consumismo” o, meglio ancora, “spreco”.

L’autore che mi ha incuriosita particolarmente è Seneca: negli scritti intitolati Consolationes, si abbandona a delle riflessioni morali, alcune delle quali mi sono sembrate adeguate ed inaspettatamente valide anche per la nostra società.

Le Consolationes mantengono la forma schematica del dialogo rivolto alla persona che si cerca di confortare nel dolore: lo scopo principale è, però, l’esortazione ad abbandonare un certo comportamento a favore di un altro, moralmente corretto.

La Consolatio ad Helviam Matrem

L’opera fu scritta da Seneca nel 42-43 per consolare la madre della sua assenza, essendo egli costretto all’esilio in Corsica dall’imperatore Claudio.

Dopo aver elencato le sventure capitate alla madre, soprattutto i lutti, Seneca le fa presente che egli è in salute e non è infelice. Non può esserlo: è uno stoico. Tutti giudicano male l’esilio, ma per lui non è altro che un cambiamento di luogo: trasferendosi di città, molte persone si sentono come in esilio, ma anche le cose divine sono sempre in movimento e cambiano continuamente dimora; le migrazioni dei popoli, le conquiste rappresentano un esilio collettivo; la stessa fondazione di Roma risale ad un esule. Tutto è stato stabilito dal Fato, quindi nulla può essere negativo nell’universo.

Quanto alle difficoltà dell’esilio, le necessità per un uomo sono ben poche: per sopravvivere sono sufficienti un riparo dal freddo e degli alimenti. Il resto è superfluo. Anzi, per i più raffinati, l’esilio costituirebbe la cura ideale per guarire il corpo dagli eccessi. Una condotta di vita sfrenata porta l’uomo ad impazzire perché il desiderio non viene mai appagato. Alla ragione e alla natura, invece, basta poco. Nessun esilio, quindi, può essere considerato un male.

“Quantulum enim est quod in tutelam hominis necessarium est! Corporis exigua desideria sunt: frigus summoueri uult, alimentis famem ac sitim extinguere; quidquid extra concupiscitur, uitiis, non usibus laboratur. Non est necesse omne perscrutari profundum nec strage animalium uentrem onerare nec conchylia ultimi maris ex ignoto litore eruere” (X, 1-7 passim). (Quanto poco occorre ad un uomo per il suo sostentamento! Le necessità del corpo sono minime: esso chiede che sia allontanato il freddo, placata, con gli alimenti, la fame e la sete; tutto quello che desidera in più è per vizio e non per necessità. Non è necessario scandagliare tutte le profondità del mare, né appesantire lo stomaco con una strage di selvaggina, né strappare ad una spiaggia ignota le conchiglie dell’oceano).

“Uomunt ut edant, edunt ut uomant, et epulas quas toto orbe conquirunt nec concoquere dignantur. Ista si quis despicit, quid illi paupertas nocet? Si quis concupiscit, illi paupertas etiam prodest; inuitus enim sanatur“. (Vomitano per mangiare, mangiano per vomitare e non si degnano nemmeno di digerire quei cibi che fanno cercare per tutto il mondo. Ma a chi disprezza tutto questo, che danno può portare la povertà? A chi, invece, desidera queste cose, la povertà giova ugualmente: lo guarisce, infatti, suo malgrado).

“O miserabiles, quorum palatum nisi ad pretiosos cibos non excitatur!” (Miserabili quelli il cui palato non è stuzzicato che dai cibi più costosi!)

“Alioqui, si ad sanam illis mentem placeat reuerti, quid opus est tot artibus uentri seruientibus? quid mercaturis? quid uastatione siluarum? quid profundi perscrutatione? Passim iacent alimenta quae rerum natura omnibus locis disposuit; sed haec uelut caeci transeunt et omnes regiones peruagantur, maria traiciunt et, cum famem exiguo possint sedare, magno inritant”. (Ma se tutta questa gente volesse tornare alla ragione, che bisogno c’è di tante arti al servizio del ventre? Perché tanti scambi commerciali? Perché devastare tante foreste? Perché scandagliare il fondo del mare? Dappertutto si trovano cibi che la natura ha distribuito in tutti i luoghi; ma costoro passano oltre come ciechi, percorrono tutte le regioni e attraversano i mari; mentre con poco potrebbero placare la fame, la stuzzicano a caro prezzo).

“Cupiditati nihil satis est, naturae satis est etiam parum. Nullum ergo paupertas exulis incommodum habet; nullum enim tam inops exilium est quod non alendo homini abunde fertile sit“. (X, 1-7) (Alla cupidigia non basta mai nulla, alla natura, invece, anche il poco è sufficiente. La povertà, dunque, non dà alcun fastidio all’esule; infatti, non v’è luogo d’esilio tanto sterile che non sia abbastanza fertile da non poter nutrire un uomo).

Mi sono limitata a riportare il testo perché la riflessione che consegue alla lettura è quasi scontata: anche noi viviamo in un’epoca in cui gli spostamenti e gli ”esili” sono ormai all’ordine del giorno, siano essi volontari o meno. Anche noi ci troviamo di fronte ad una parte di mondo dotato di abbondanza di ogni cosa e che spreca, noncurante che nell’altra parte, forse anche in un quartiere poco distante dal nostro, c’è chi non possiede nulla, nemmeno il necessario sostentamento che il nostro corpo richiede per la sola sopravvivenza.

La necessità, espressa da Seneca, di raggiungere un equilibrio psico-fisico individuale, che si tramuta, poi, in esigenza collettiva, è rapportabile a quell’aspirazione ad un equilibrio sociale che molti di noi sentono ancora oggi.

Angela Caporale

Giornalista pubblicista dal 2015, ha vissuto (e studiato) a Udine, Padova, Bologna e Parigi. Collabora con @uxilia e Socialnews dall’autunno 2011, è caporedattrice della rivista dal 2014. Giornalista, social media manager, addetta stampa freelance, si occupa prevalentemente di sociale e diritti umani. È caporedattore della rivista SocialNews in formato sia cartaceo che online, e Social media manager. 

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