Raccontare la femminilità contemporanea

Le donne in politica non servono per le altre donne, ma per assicurare una rappresentatività completa della società, perciò non servono quote rosa o la doppia preferenza di genere. L’auspicio è che si possa trarre insegnamento ancora oggi dalla storia di Antigone, capace di lottare fedeli ai legami del cuore, talvolta, più forti di qualsiasi legge.

rosolenQuando mi viene chiesto di raccontare il ruolo delle donne nella società odierna e nella politica, mi piace iniziare ricordando una storia di donne al contempo monito e sfida per gli anni che stiamo vivendo.

E’ la storia che testimonia come ancora oggi la società sia formata da donne profondamente diverse tra loro, per le quali non può prevalere – come troppo spesso accade – un comune giudizio di genere. La persona è più importante del genere e il diritto di agire (eticamente) supera qualsiasi legge.

È una storia vecchia come il mondo che parla di coraggio, forza, ribellione, ma anche di docilità, paura, rassegnazione. È la storia di due sorelle, Antigone e Ismene, che dalla mitologia greca approdano nelle tragedie di Sofocle, consentendogli di tracciare due ritratti che volano oltre il tempo e descrivono le diversità dell’animo femminile.

Meglio, dell’animo umano.

La storia racconta di Antigone che sceglie di dare sepoltura al fratello Polinice nonostante l’ordine contrario del nuovo re di Tebe, il quale ha minacciato di punire con la morte chiunque si opponga alla sua decisione.

Nonostante abbia chiesto aiuto alla sorella Ismene, che – spaventata – gliel’ha rifiutato, Antigone prosegue nel suo intendimento. Scoperta, viene condannata a morte perché ha trasgredito agli ordine del nuovo re e perché – donna – ha disubbidito agli ordini di un uomo. Ismene, desiderosa di morire assieme alla sorella, chiede di essere condannata con lei. Antigone, però, rifiuta con violenza il suo sacrificio. Gettata in una grotta, Antigone si impicca dando il via ad una lunga serie di morti che lasceranno Creonte solo a maledire la propria stoltezza.

Ecco, la complessità e la ricchezza di questa tragedia dettano le storie di donne diverse che hanno attraversato i secoli e che giungono ad oggi, a questo declino della politica e della società, regalandoci immagini che ci fanno ricordare quello che dimentichiamo ogni giorno: la necessita di sfidare alcune leggi degli uomini per vivere ancora le leggi dettate dal cuore; l’urgenza di sentirsi degni di ricoprire qualsiasi ruolo la vita ci abbia riservato; il bisogno di credere che esistano legami di amore superiori alle leggi; l’orgoglio delle passioni che rendono liberi e forti.

Dirò brevemente dei mutamenti ai quali stiamo assistendo nella società. Non intendo soffermarmi su stereotipi e banalizzazioni che per troppi anni ho sentito quando si parla di donne.

Dico subito che amo chi si conquista con le proprie forze un ruolo, chi non rinuncia al suo “essere” per assomigliare ad altri e chi – con forza – ogni giorno supera le ingiustizie “umane” perché le vuole sconfiggere. Amo chi si batte per cambiare ciò che non va.

Credo di aver espresso con pochi e banali concetti ciò che credo delle leggi e dei falsi trionfalismi che caratterizzano il dibattito sul ruolo della donna nella società.

Li esplicito.

Sono contraria alla doppia preferenza di genere e alle quote rosa in politica perché ho visto troppe donne puntare sull’aiuto degli uomini per farsi strada. Sono convinta che le donne in politica servano non per le altre donne, ma per una visione della società che va ancora modificata se è vero, come è vero, che non esiste in Italia uno Stato sociale (inteso come insieme di servizi a disposizione delle famiglie, non solo delle donne) che garantisca la libera espressione di molte persone. Sono convinta che la partecipazione alla vita della società da parte di tutti sia fondamentale per far emergere ciò che non va e che le donne siano oggi capaci di volare nello spazio e guidare organismi multinazionali. Io credo che capaci, le donne, lo siano sempre state, ma che solo la partecipazione e il coraggio abbiano permesso loro di sfidare la società dimostrandolo.

Ebbene, questo è l’augurio, l’auspicio, il sogno che mi accompagna in tutta la mia esperienza politica: sperare di incontrare donne e uomini capaci di gesti di gratuita etica, trovare impeti che ogni giorno rinnovino la società nella forza, nella visione, nelle strategie, senza abbandonare mai le singole identità, intese come metodo in cui sono profondamente radicate le nostre tradizioni, la nostra storia, i nostri valori. Vorrei che ognuno fosse, quotidianamente, uno strumento di battaglia, responsabile ed entusiasta, per la società. La rassegnazione, la viltà, la pavidità sono le peggiori armi per affrontare questi tempi.

Il qualunquismo non rompe gli schemi che hanno creato il disastro, non solo economico, ma anche morale, in cui viviamo. Li rafforza.

L’antipolitica toglie credibilità alla politica, ma non individua soluzioni. L’egoismo ci libera dalle responsabilità, ma ci relega in un angolo in cui non siamo utili nemmeno a noi stessi.

Affrontiamo ogni esperienza come fece Antigone, dimostrando che la rassegnazione, la viltà, l’egoismo sono sconfitte che le donne non conoscono.

Alessia Rosolen, ex assessore al Lavoro, Formazione, Università e Ricerca della Regione Friuli Venezia Giulia

Angela Caporale

Giornalista pubblicista dal 2015, ha vissuto (e studiato) a Udine, Padova, Bologna e Parigi. Collabora con @uxilia e Socialnews dall’autunno 2011, è caporedattrice della rivista dal 2014. Giornalista, social media manager, addetta stampa freelance, si occupa prevalentemente di sociale e diritti umani. È caporedattore della rivista SocialNews in formato sia cartaceo che online, e Social media manager. 

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