La vita è più forte del terrorismo. Intervista a Rebekah Gregory, sopravvissuta all’attentato alla Maratona di Boston.

di Angela Caporale

rebekahRebekah Gregory aveva 26 anni e si trovava a Boston, durante la maratona, insieme a suo figlio, Noah, e al suo compagno, Pete Di Martino. Doveva essere una semplice gita, organizzata per supportare la madre di Pete che partecipava alla competizione. Era il 15 aprile 2013 e la loro vita sarebbe cambiata per sempre. L’attacco terroristico realizzato da Dzhokhar e Tamerlan Tsarnaev (sotto processo proprio in questo periodo) ha ucciso 3 persone ferendone altre 264. Rebekah è una di loro, ma le operazioni e la nuova protesi che ha sostituito la sua gamba non le impediranno di correre la Maratona della Pace @uxilia per trasmettere un messaggio di pace contro ogni tipo di violenza.

Nella lettera che hai scritto e condiviso sui social networks ti rivolgi direttamente, con parole toccanti, agli attentatori di Boston. Quel giorno ha cambiato radicalmente la tua vita. Cosa ricordi? C’è un momento di quella giornata che è ancora oggi fondamentale nella tua vita?

Ricordo tutto di quel giorno. Ricordo l’odore nell’aria, il colore del cielo e ricordo la sensazione di essere completamente impotente come madre subito dopo l’esplosione. Ancora vedo davanti agli occhi le mie ossa abbandonate accanto a me sul marciapiede e frammenti di corpi altrui tutto attorno. E ancora sussulto ogni volta che ripenso al momento quando ho visto una donna che non incontrerò mai esalare l’ultimo respiro. Il 15 aprile 2013 sarà sempre una parte di me. Ogni passo che faccio con la mia protesi mi ricorda che la mia vita non sarà mai di nuovo normale. Ma mi ricorda anche che sono qui grazie ad un miracolo e voglio vivere ogni momento nel migliore dei modi.

Dopo due anni, qual è la sensazione che prevale?

Oggi provo un senso di pace. Ho vissuto in un limbo per così tanto tempo. Ma dopo le operazioni che hanno portato all’amputazione della parte inferiore della mia gamba sinistra, mi sento che la mia vita è finalmente pronta ad andare avanti. Non potrei essere più impaziente del futuro!

Come ha cambiato la tua vita quel giorno? Dove ti sta conducendo?

Credo fermamente che quel giorno è la ragione che mi ha permesso di trovare la mia vocazione. Ho sempre pensato di voler aiutare le persone. Per questo ho studiato da infermiera. Ma sentivo la mancanza di qualcosa in tutto ciò che facevo. Ora, grazie al palcoscenico dal quale posso parlare e provare ad inspirare così tante persone attraverso le mie vicende personali, ho molto più di quello che avrei mai potuto chiedere. Non fraintendermi, è sempre difficile. Ma alla fine di ogni giorno ne vale la pena.

Parli di voler aiutare le persone e migliorare il mondo che ci circonda. Quali sono I tuoi principali progetti ed obiettivi?

Provo a fare qualcosa tutti I giorni per rendere il mondo anche solo un po’ più luminoso. A volte è semplice come scrivere un messaggio positivo ed incoraggiante sui social media, mentre altre volte è più complesso come avviare una organizzazione no profit. Ho talmente tante idee e cose che voglio fare che a volte non riesco a star dietro nemmeno a me stessa!

Quali sono le tue speranze per il futuro tuo e di Noah?

Spero con tutto il cuore che, in futuro, quando mio figlio guarderà indietro a Boston, saprà riconoscere le benedizioni che ne sono nate. Ho provato con tutta me stessa ad essere aperta e onesta su tutto. Dopotutto, ha visto tutto quello che ho fatto durante gli attacchi. Ma quello che vorrei, più di tutto il resto, è che lui capisca che I problemi nella vita sono inevitabili, ma che il modo di affrontarli dipende da te stesso. Vorrei che lui potesse vivere senza paura e consapevole di essere molto amato.

Hai mai corso una vera e propria maratona?

Una mezza maratona cinque anni fa e fu terribile. Non ho mai pensato che mi sarei impegnata a correre di nuovo, almeno finché non mi sono trovata in sedia a rotelle. Ora è tutto diverso.

Cosa provi ad essere qua in Italia in questa occasione così speciale?

Quando ho ricevuto l’email da Maria Cecilia Rossi, responsabile culturale di @uxilia, che mi chiedeva di parlare alla Maratona della Pace organizzata da @uxilia in partnership con l’UNESCO, non potevo credere che chiamassero proprio me. È un grande onore. @uxilia è un organizzazione che si occupa dei più deboli e sono felice di poterla aiutare a diffondere il loro messaggio di attenzione rispetto ai più deboli, che essi siano bambini, donne e anziani. Sono davvero onorata ed emozionata per l’esperienza e spero di rendere tutti fieri ed orgogliosi.

Cosa vorresti dire a tutte le persone che saranno qua in Friuli grazie ad @uxilia?

Vorrei dire loro di non arrendersi mai perché c’è sempre una via migliore nel mondo. Se noi possiamo unirci e fare ognuno la sua parte per renderlo un posto più pacifico, il mondo sarà un posto migliore. @uxilia lavora molto in questa direzione e spero di poter dare luce alla loro attività.

Conosci i progetti dell’associazione? C’è qualcuno che ritieni particolarmente affine alla tua idea di migliorare il mondo?

Apprezzo molto che @uxilia aiuti bambini e famiglie. Ho avviato una mia fondazione, “The Angels of Hope Fund” in modo da poter aiutare le famiglie bisognose vicino a me. Non accetto nessun compenso o finanziamento per me stessa, preferisco utilizzare tutto per aiutare altre persone. Sono stata così fortunata a ricevere assistenza dall’attacco in poi che sento di dover restituire molto aiutando chi è meno fortunato di me.

In che modo una maratona come quella organizzata da @uxilia e dall’UNESCO Cities Marathon può promuovere la pace?

Penso che lo faccia semplicemente mostrandosi e realizzandosi. È un modo di ricordare alle persone che il male non vince mai.

Se tu potessi essere un modello per qualcuno, cosa vorresti che lui/lei vedesse in te e nella tua storia?

Vorrei che le persone mi vedessero come una persona normale che si è trovata in una situazione difficile e sta tentando di trarne il meglio. Se qualcuno può trarre ispirazione da me, sarebbe grandioso.

Angela Caporale
Caporedattrice di SocialNews

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