La bellezza della Democrazia, l’importanza dell’economia

di Davide Giacalone

L’America Latina, sospesa tra futuro e Memoria, mostra le opportunità del nostro tempo. La globalizzazione ha contribuito in modo decisivo a liberarla da un pesante maleficio

giacaloneGuardando il mondo dall’America Latina, si vede bene il bello del tempo in cui viviamo. Naturalmente, non sono scomparsi i problemi, taluni anche gravi, e restano delle dittature, come la goccia d’ambra che conserva Cuba in un passato che si ostina a non passare. Ma la parte sud del continente americano non è mai stata tanto libera e capace di crescere come ora. La vita culturale è vivace. Il mondo è aperto ai Sudamericani e la gran parte di quei Paesi è aperta al mondo.
Se si pensa alla situazione di appena qualche decennio or sono, sembra un miracolo. Ma non lo è. È uno degli effetti dell’avere tolto da quel corpo almeno uno dei veleni (il più potente) che vi circolava: l’ideologia. Capace di subordinarne la sorte a forze e interessi esterni.
Due Paesi possono essere considerati esemplari del nuovo corso: il Cile e il Nicaragua. Nel primo, il Governo di Salvador Allende, che non era riuscito a evitare il caos, fu travolto dal colpo di stato dei militari, guidati da Augusto Pinochet. Nel secondo, la dittatura di Anastasio Somoza fu abbattuta dal colpo di stato sandinista, guidato da Daniel Ortega. Ammesso che la catalogazione aiuti a capire meglio le cose, può definirsi il primo come un golpe di destra e la seconda come una rivolta di sinistra. Entrambe persero, poi, il potere. Entrambe perché organizzarono elezioni democratiche. Entrambe perché battute dagli elettori.
Un esito nient’affatto scontato, eppure di grande valore, che va ascritto a merito del popolo. La parola è stata tolta alle armi e restituita alle urne. Con gran giovamento della vita politica, economica, sociale e culturale.
Il più grande Paese dell’America Latina, il Brasile, ha anch’esso relegato al passato la storia della dittatura militare. Ha trovato in Fernando Henrique Cardoso il presidente eletto e capace di avviare privatizzazioni e liberalizzazioni, riaccendendo alla grande il motore produttivo. Poi lo ha battuto alle urne e lo ha sostituito con il presidente Luiz Inácio Lula, presentatosi come ribaltatore e prodottosi come continuatore. Insomma, al contrario di quel che molti studiosi sdottoreggiavano, la Democrazia funziona anche qui. Può funzionare ovunque. Funziona meglio di ogni altro sistema, se solo si considerano prevalenti gli interessi collettivi e non gli incubi ideologici.
Conoscendo questi Paesi, ci si accorge che non tutto è solido e molto di quel che riluce può essere fragile. La vita istituzionale è afflitta da dosi eccessive di corruzione. La vita politica da un’esagerata passione declamatoria e retorica, spesso accompagnata dal trasformismo. La vita economica da un affarismo che non è l’esaltazione, ma l’umiliazione degli affari. Malanni noti anche dalle nostre parti, non estranei ad alcuna Democrazia, ma che, nella giovinezza delle conquiste sudamericane, dimostrano una qualche esuberanza adolescenziale. Va anche considerata l’altra faccia della medaglia: il benessere crescente e diffuso, tanto da far apparire come intollerabili quelle differenze di reddito e tenore di vita considerate ovvie quando ancora più profonde e la libertà dell’informazione e della cultura. Non è affatto poco.
Così come non va sottovalutato il continuo intessersi di relazioni economiche con il resto del mondo. Non solo è presente l’iniziativa statunitense (Mario Vargas Llosa racconta di sua madre che, avendo la doppia cittadinanza, statunitense e peruviana, non trova fra le due alcuna contraddizione e sostanziale differenza), non solo restano solidissime le relazioni commerciali e gli scambi d’investimento con l’Europa, che è anche la terra d’origine di parte rilevante della popolazione, ma è significativa l’iniziativa economica di provenienza asiatica. Cinese, in particolare. Come, del resto, vaste sono le presenze etniche di quel tipo. Tutto questo è naturale che crei e comporti problemi, ma rende possibili anche decisive opportunità.
La globalizzazione, il frutto economico e sociale nato alla fine della guerra fredda, ha contribuito in modo decisivo a liberare l’America Latina da un maleficio. Ripeto, per quanto sia scontato, che non sono certo scomparse difficoltà e ingiustizie, come anche residui dittatoriali e populistici. Oggi, però, si vedono per quello che sono, mentre ieri sembravano il dna dell’area. E se è vero che talora possono risultare fastidiosi certi squadroni degli affari, di certo sono migliori dei preesistenti squadroni della morte.
Visto da qui, il mondo appare migliore. Certo, non perfetto. Ma, quando qualcuno cerca di realizzare la perfezione di una sola cosa, si può esserne sicuri: sta preparando la degenerazione e si meriterà la dannazione.

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