di Angela Caporale
La ricerca ha permesso lo sviluppo di dispositivi ad alto tasso tecnologico che facilitano la fruizione delle attività quotidiane ai pazienti i cui arti sono stati danneggiati
Il settore di ricerca sulla protesistica degli arti superiori sta attraversando un periodo particolarmente florido. Le nuove tecnologie e l’utilizzo di materiali innovativi hanno permesso l’avvio di un processo finalizzato alla produzione di protesi sempre più complete. Unendo le forze e combinando insieme elementi chirurgici e componentistici, le nuove protesi escono ora dai laboratori per essere utilizzate nella vita quotidiana. In particolare, il Centro Protesi INAIL di Budrio (Bo) ha sperimentato, con successo, l’utilizzo di nuove mani protesiche poliarticolte a controllo mioelettrico su alcuni pazienti.
In questo settore la sperimentazione e i test ricoprono un ruolo fondamentale poiché è necessario quantificare la difficoltà nel processo produttivo, l’affidabilità della componentistica, le variazioni nella performance motoria del paziente e le implicazioni psicologiche e psicosociali dell’utilizzo della protesi.
Un esempio di protesi che combina assieme efficacemente gli elementi predetti è la mano polifunzionale “iLIMB”. Questa mano è caratterizzata da 5 dita singolarmente attive grazie ad un micro motore per ciascuna che permette la flessione ed estensione dell’articolazione metacarpofalangea (MCP) fino a circa 80°. L’articolazione interfalangea prossimale (PIP) risponde passivamente al movimento della MCP per un’escursione complementare. La mano iLIMP non replica l’articolazione interfalangea distale (DIP), mentre prevede una sola articolazione carpo-metacampale (CMC) per il pollice che così si differenzia dalle altre dita. Le 5 dita sono collegate grazie ad un telaio in alluminio che replica l’ossatura del palmo della mano. I test realizzati dimostrano che iLIMB può realizzare 8 movimenti di presa principali, oltre ad una posizione naturale utile per attività quali il saluto. Inoltre, attraverso la programmazione di uno specifico software, è possibile sviluppare delle attività particolari su richiesta del paziente. La principale criticità di iLIMB risiede nel guanto protettivo. Sebbene vi siano diverse soluzioni, il guanto tende a rallentare la velocità di azione della protesi e ad accrescere il rumore prodotto dai movimenti. Per risolvere questi problemi, è stato prodotto un guanti particolarmente elastico che, tuttavia, si logora più velocemente.
Il successo di iLIMB ha portato, negli ultimi anni, allo sviluppo di ProDigits, ovvero delle protesi soltanto per le dita. La realizzazione di dita a controllo mioelettrico rappresenta una svolta per gli amputati metacarpali, dal momento che, in precedenza, era possibile colmare la mancanza soltanto in maniera passiva.
ProDigits rappresenta un’opportunità che, per ora, deve essere attentamente valutata caso per caso perché, da un lato, dipende dal grado e dal punto di amputazione e, dall’altro, è necessario che il paziente sia in grado di controllare almeno un muscolo in prossimità della protesi. Il pollice in particolare presenta ancora numerose problematiche, quindi ProDigits viene per ora sperimentato soprattutto su pazienti che hanno perso le quattro dita lunghe della mano.
Un’alternativa ad iLIMB è la mano “Michelangelo”. Questa protesi non ha come elemento centrale il dito e le sue articolazioni, il palmo contiene l’elettronica dell’intera mano e il motore responsabile della flesso-estensione di tutte le dita. Ad esso viene aggiunto un secondo motore minore responsabile dell’abduzione del pollice. La “Michelangelo” si può posizionare in 3 modi: in maniera neutra (ovvero quella di una mano a riposo lungo il corpo), “di opposizione” (il pollice si posiziona in adduzione e realizza una presa opponendosi alle altre dita), “laterale” (il pollice si posiziona in abduzione realizzando una presa laterale rispetto all’indice). Grazie a queste tre posizioni di base, è possibile per il paziente realizzare una vasta gamma di attività quotidiane, da afferrare una mela a tenere un mano una forchetta. La “Michelangelo” è caratterizzata, inoltre, dalle possibilità che un “sistema polso-mano” offre più che una semplice protesi. Questo sistema permette un’ampia articolazione a partire proprio dal polso e poi per tutta la mano.
In conclusione, le mani iLIMB e “Michelangelo” nonché le protesi ProDigits mostrano come lo sviluppo tecnologico possa avere un diretto impatto sulla vita quotidiana di un paziente che ha subito amputazioni a livello di arti superiori. In particolare, proponendo queste soluzioni altamente innovative, il paziente può riprendere le attività della vita quotidiana con semplicità. Visto il potenziale svantaggio e miglioramento proposto, è necessario potenziare la sperimentazione ed intensificare i test affinché sia possibile migliorare i dispositivi proposti, riducendone le criticità e rendendoli ancora più simili agli arti naturali.
di Angela Caporale,
caporedattrice di SocialNews