Un colpo alla nuca, nel giorno delle elezioni politiche, nella sua casa, accanto al marito: così è morta Salwa Bugaighis. La donna era da anni in prima linea per la protezione dei soggetti più deboli. Ha sfruttato a lungo il suo essere avvocato per aiutare i suoi compratrioti prima durante il regime di Gheddafi e, dopo, contro l’estremismo islamico . L’ultima intervista risale a poche ore prima della morte, in diretta con la televisione Al-Nabaa aveva invitato ancora una volta tutti i cittadini ad esercitare il diritto di voto, nonostante i violenti scontri che stavano già caratterizzando la giornata.
Militante femminista, promotrice dei diritti umani, la Bugaighis è stata una delle poche donne ad essere parte del Consiglio Nazionale di Transizione dopo la caduta del regime, lottando con forza perché “Tutti meritano una vita migliore dopo quartantadue anni di dittatura”. Non ha mai avuto timore di esprimere le sue opinioni, anche quelle più discusse e senza smettere mai di chiedere giustizia per tutti coloro i quali avevano subito una qualche forma di ingiustizia durante il regime.
La morte di Salwa ha fortemente scosso la comunità internazionale, la famiglia ha ricevuto solidarietà dal mondo delle ONG e della cooperazione internazionale, ma anche da diplomatici e politici. L’ambasciatrice statunitense in Libia, Safira Deborah, ha dichiarato che quest’anno è “codardo, deprecabile, vergognoso contro una donna coraggiosa e una patriota libica.”
di Angela Caporale – @puntoevirgola_
Collaboratrice di SocialNews