di Tiziana Mazzaglia @TMazzaglia
Monsignor Antonio Interguglielmi, canonista e cappellano Rai, ci parla della Pasqua, del significato della croce cristiana e di come convivere con il dolore e con le sofferenze.
In questa Pasqua papa Francesco ha parlato della notte in cui tutto diventa scuro e buio, un’esperienza che prepara alla gioia futura. Un concetto citato anche da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi, parlando di provvida sventura. La vita dei nostri giorni è particolarmente colpita dalle tenebre, in particolare la Siria. In che modo possiamo accostarci al nuovo mistero pasquale del 2014. Un gesuita, padre Silvano Fausti, chiama, nei suoi libri, i giorni del mistero pasquale il “Natale dell’anima”. In che modo possiamo prepararci a rinascere?
« Entrare nella Pasqua significa fare un passaggio. Il passaggio fondamentale per il cristiano, ma per ogni uomo, è dare una risposta ai fatti della propria vita, in particolare a quelli dolorosi e che non ci spieghiamo. In tante sofferenze della nostra vita potremo scoprire che c’è in realtà un disegno d’amore di Dio per noi, impossibile però da vedere se non ci incontriamo con il Mistero della Croce, con cui Dio ha voluto salvare il mondo. Pasqua è quindi fare l’esperienza dei discepoli di Emmaus (Vangelo di Luca 24, 13-35), che invito tutti noi a rileggere in questo tempo Pasquale: anche noi talvolta camminiamo smarriti e delusi, ma nella nostra disperazione si avvicina Cristo. Nel parlare con Lui, i discepoli sentono tanta consolazione che non vogliono gli lasci più e lo invitano a restare a cena con loro. E’ un invito per noi tutti, in questa Santa Pasqua del 2014, a riscoprire la preghiera, il dialogo con Dio e Gesù Cristo. Proprio in questi momenti Dio si fa più vicino a noi, ma se non parliamo con Lui, non camminiamo insieme, potremmo non rendercene conto. Anche nella nostra vita allora si riapre la Speranza, quello che sembrava senza senso e solo dolore, si trasforma in vita nuova. Papa Francesco ce lo ha ricordato in maniera splendida nell’omelia della Santa Veglia di Pasqua di quest’anno: “Ritornare in Galilea vuol dire rileggere tutto a partire dalla croce e dalla vittoria; senza paura, “non temete”. Rileggere tutto – la predicazione, i miracoli, la nuova comunità, gli entusiasmi e le defezioni, fino al tradimento – rileggere tutto a partire dalla fine, che è un nuovo inizio, da questo supremo atto d’amore”. La Pasqua è il passaggio dalla morte alla vita, dalla paura alla gioia, è la scoperta di sentirci amati da chi ha voluto farsi prossimo con noi, condividendo anche la morte, per sconfiggerla sulla Croce e donarci la Vita Eterna».
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