di Mirko Cosimo Vessio
Contrasto all’uso del contante e riduzione del limite per la tracciabilità dei pagamenti a 1.000 euro, rispetto ai precedenti 2.500, come vie per combattere l’evasione fiscale. Se, da un lato, quanto stabilito dal Decreto Legge n. 201 del 6 dicembre 2011 (art.12) ha trovato il plauso di chi auspicava un maggiore monitoraggio dei proventi che sfuggono alla tassazione diretta ed indiretta, dall’altro ha scatenato la dura reazione di chi ritiene la limitazione della circolazione dei contanti “un grave atto contro la libertà dei cittadini”. Parole del movimento Contante Libero, gruppo apartitico nato sul web nel 2012 e che in rete (www.contantelibero.it) porta avanti la sua battaglia “per la difesa dell’utilizzo del denaro contante”. Scopo della sua azione non è rivendicare la supremazia in termini assoluti di uno strumento di pagamento su un altro (banconote versus mezzi elettronici), ma – si legge nel manifesto del gruppo – “…riaffermare il diritto delle persone di scegliere liberamente il modo che ritengono migliore per portare a termine i loro scambi economici”. A sostegno della loro campagna “pro contante” hanno messo la loro firma elettronica oltre 13.000 cittadini, un numero, tutto sommato, non trascurabile, considerando la quasi totale assenza massmediatica di questo movimento. Ma cosa sostengono di preciso? E cosa contestano della tracciabilità del contante? Andiamo con ordine. La legge citata fissa a 1.000 euro il tetto per i trasferimenti di denaro tra soggetti diversi, senza l’ausilio di banche e poste. In caso di trasferimenti superiori, al fine di non incorrere nella possibilità di vedersi applicare la sanzione amministrativa pecuniaria, è necessario utilizzare strumenti di pagamento tracciabili, come l’assegno bancario o postale, che riportino l’indicazione del beneficiario e su cui sia apposta la clausola di non trasferibilità. Le finalità dichiarate dal legislatore sono chiare: aumentare la sicurezza, l’integrità e la trasparenza della rete di transazioni finanziare e contrastare, al contempo, la criminalità e l’evasione fiscale. In particolare, si mira a stringere il controllo sui possibili flussi di denaro riciclato proveniente da attività criminale, contrastare la presenza di redditi sottratti alla fiscalità e ridurre i furti limitando lo stock del contante circolante. Punti affrontati e “smontati”, quasi uno per uno, dai membri di Contante Libero. La limitazione del contante come strumento per combattere l’evasione fiscale sarebbe, da un lato, poco efficace in quanto “il grosso dell’evasione fiscale non ruota affatto attorno all’utilizzo di denaro contante, ma riguarda, invece, transazioni decisamente più sofisticate”. Tra i fenomeni evasivi ed elusivi numericamente più rilevanti, indicano l’occultamento di ricavi e compensi o l’indebita deduzione dei costi, pratiche messe in atto con l’impiego di strutture e comportamenti fittizi che prescindono dall’uso del contante e dall’obbligo di avvalersi del canale bancario per rendere le operazioni tracciabili. Meglio sarebbe, allora – secondo il loro ragionamento – combattere l’evasione mettendo a punto un quadro normativo stabile e facilmente comprensibile, tagliando il numero degli adempimenti, instaurando un rapporto di fiducia tra Fisco e contribuente e riducendo in maniera sistematica e ragionevole la pressione fiscale tramite un preventivo calo della spesa e dell’inefficienza pubblica. Tra i punti più cari a Contante Libero, spicca, poi, l’equazione “meno contanti uguale meno libertà”: restringendo le possibilità per gli agenti economici di scegliere come metodo di pagamento ciò che essi considerano più adeguato – sottolineano – si va ad incidere direttamente sulla libertà e sulle abitudini delle persone. Infine, a chi sostiene che il contante sia uno strumento scomodo e ormai obsoleto, controbattono che, ogni giorno, solo il suo impiego permette ad alcune transazioni di essere portate a termine in maniera celere e, quindi, proficua. Limitandolo, si favorirebbero problemi ed inefficienze. In un’escalation di accuse nei confronti della nuova normativa, all’interno del “decalogo del movimento” l’eliminazione del contante viene definita prima “un regalo alle Banche ed alla Finanza, che guadagnano su tutti i pagamenti, salvo quelli in contanti”, poi “un durissimo colpo al nostro diritto alla privacy”, infine, addirittura, un atto “contro natura” che favorirebbe il fiorire del mercato nero.
Mirko Cosimo Vessio