di Anna Samoylenko
In diversi Paesi, ed in diversi settori produttivi, importatori e produttori coesistono e lavorano fianco a fianco senza eccessivi problemi. Non è così nel settore automobilistico ucraino, dove è in corso una contesa, dalla non facile soluzione, che coinvolge anche il sistema di tassazione a cui è sottoposto il settore. Al centro del dibattito si pone il sistema SKD (Semi Knocked Down) che prevede la creazione di stabilimenti dedicati al solo assemblaggio di componenti che arrivano, in veri e propri kit, da siti produttivi principali. In Ucraina, oggi, esistono quattro fabbriche di automobili: due di esse eseguono l’intera produzione dei veicoli, le altre due ricorrono al sistema SKD. Questo è chiamato anche “assemblaggio con il cacciavite”: consente di importare in Ucraina prodotti semilavorati che diventano vere e proprie macchine finite all’interno delle fabbriche locali con un duplice vantaggio. Il primo consiste nel poter lavorare su prodotti quasi pronti, per assemblare i quali non sono necessarie operazioni (e, quindi, costi di lavoro) complesse, quali la saldatura, la tinteggiatura e la produzione di componenti. Il secondo vantaggio è di tipo fiscale: è molto più economico importare dei singoli componenti automobilistici piuttosto che un’auto finita. Ad esempio, se la tassa per l’importazione di una scocca – il rivestimento esterno di un mezzo – è di circa 120 euro, per un’auto finita la somma è di gran lunga superiore. Secondo i dati del Ministero delle Finanze, nel 2011, in Ucraina sono state importate 22.000 scocche, per le quali i produttori hanno pagato 2,8 milioni di euro di tasse di importazione, minimizzando così le entrate fiscali statali provenienti da questo settore. Generalmente, il sistema SKD rappresenta la tappa intermedia di Paesi che intendono creare e sviluppare la produzione interna di automobili: in questo caso, le fabbriche ottengono agevolazioni fiscali in cambio di determinati obblighi. Ad esempio, in Russia, per avere la possibilità di ricorrere al sistema SKD, gli stabilimenti hanno l’obbligo di strutturarsi per poter eseguire entro tre anni la produzione completa dei veicoli, incluse le fasi più complesse della saldatura, della tinteggiatura e della produzione di componenti, con un livello di localizzazione del 30-50%. Ma quando, per le fabbriche, tali obblighi non sussistono, come in Ucraina, il sistema SKD può diventare una specie di “importazione nascosta” che gode di vantaggi fiscali non giustificati rispetto a chi realizza macchine dalla prima all’ultima fase all’interno del Paese. L’associazione dei produttori ucraini di automobili UkrAutoprom ha definito il sistema SKD la “truffa dell’importazione di prodotto finito”, chiedendo di attivare misure di contrasto a questa sorta di “importazione nascosta”. Un metodo per stimolare la produzione completa di automobili in Ucraina potrebbe essere l’aumento della tassazione dei diversi componenti semilavorati per rendere meno appetibile il sistema SKD, ma non è così semplice. Se così si decidesse di fare, infatti, le fabbriche che ricorrono a tale sistema rischierebbero di chiudere e, quindi, di lasciare senza lavoro circa un migliaio di specialisti del settore. Al momento, inoltre, le fabbriche che eseguono la produzione completa non sono in grado di soddisfare da sole le esigenze del mercato nazionale. Anche per lo Stato, quindi, tale soluzione non porterebbe ad un aumento della base imponibile. D’altra parte, gli stabilimenti produttivi che fanno ricorso al sistema SKD accusano quelli che realizzano veicoli seguendo tutte le fasi produttive di voler danneggiare l’importazione e la concorrenza sul mercato nazionale: l’aumento delle tasse sull’importazione – dicono – costituirebbe un approccio unilaterale e non sistemico al problema, che potrebbe ripercuotersi negativamente su un mercato già in difficoltà e mettere a rischio la sopravvivenza stessa dell’intero settore. Governo, operatori di mercato ed associazioni professionali dovranno lavorare insieme e confrontarsi in modo aperto per poter risolvere questa situazione e completare il programma di sviluppo del settore automobilistico nazionale al fine di tutelare gli interessi delle diverse parti, a partire dai consumatori, ed assicurare alle casse dello Stato entrate fiscali adeguate.
Anna Samoylenko