Redditest e Redditometro: istruzioni per l’uso

di Sara Perrella

Redditometro o Redditest? Redditi o consumi? Stato controllore o cittadino giustificatore? Domande legittime e diffuse, parlando di evasione fiscale, variegato malcostume che, in assenza di nuovi (e più efficaci) strumenti di contrasto, rischia, a tutti gli effetti, di entrare a far parte di quel “made in Italy” sempre meno appetibile che ci rappresenta nel mondo. È bene, allora, fare un po’ di chiarezza per capire la portata di strumenti vecchi e nuovi che nascono per arginare tale fenomeno, a cominciare da Redditest e Redditometro. L’accostamento frequente di questi due diversi strumenti sui media ha, infatti, destato perplessità e confusione tra i contribuenti, nonostante essi presentino differenze rilevanti su utilizzo e finalità. Il Redditest è un nuovo software di verifica “fai da te” che ogni contribuente può utilizzare preventivamente per valutare il rapporto tra la propria dichiarazione dei redditi ed il proprio stile di vita. Lo strumento di “autodiagnosi” si trova on-line e non comporta nessun controllo da parte di un’autorità terza nei confronti di chi lo utilizza: ci si sottopone in forma anonima al redditest, che ha il solo scopo di disincentivare l’evasione fiscale. Esso si concentra su alcune categorie di entrate ed uscite particolarmente significative, come i costi per l’abitazione o per il mutuo, le rendite o i canoni di affitto, le polizze assicurative, gli investimenti o i disinvestimenti finanziari effettuati nel corso dell’anno o le uscite di denaro per il tempo libero. Per garantire la massima equità tra i cittadini, il software è sensibile alle differenze tra costo della vita e soglia media di benessere delle diverse aree geografiche di riferimento. Una volta compilati tutti i campi, a definire la regolarità o meno della “dichiarazione fac-simile” sarà un vero e proprio semaforo con due esiti: verde in caso di regolarità, rosso in caso di incoerenza. Il Redditometro, invece, non è una novità assoluta: esiste in Italia già da diversi anni, ma è stato rinnovato nel marzo scorso. Si tratta di un metodo di accertamento fiscale basato sul confronto tra le spese effettivamente sostenute dai contribuenti ed il reddito annuo dichiarato. Il Fisco prende in considerazione acquisti ed investimenti effettuati e li mette a confronto con i redditi dichiarati a partire dal 2009. Il suo funzionamento, essenzialmente basato su coefficienti matematici di conversione, è relativo ad un campione di riferimento che include il singolo contribuente in ragione di tre variabili: composizione del nucleo familiare, localizzazione geografica, elementi induttivi di capacità contributiva. Nel caso in cui il tenore di vita non appaia compatibile con i compensi dichiarati e, in particolare, vi sia uno scostamento superiore al 20%, il contribuente è chiamato a spiegare tale incongruenza. In assenza di motivazioni ritenute plausibili, il Fisco avvia un accertamento vero e proprio ed il contribuente è chiamato ad iniziare a pagare il 30% dello scostamento individuato.

Secondo l’Agenzia delle Entrate, durante l’arco del 2013 verranno effettuati circa 35.000 accertamenti sintetici, pari a circa 70.000 controlli sui contribuenti. Si tratta di “controlli mirati”, che si concentreranno su determinate parti di popolazione rispetto ad altre. In particolare, sono totalmente esclusi dai controlli i pensionati titolari della sola pensione. Il redditometro sarà utilizzato soprattutto come strumento di controllo nei confronti di chi evidenzia un’alta capacità di spesa pur dichiarando un reddito esiguo. In questa direzione va la decisione di non prendere in considerazione, già a partire dalla fase di selezione, i cittadini che presentano uno scostamento inferiore ad € 12.000 tra redditi dichiarati e spese sostenute. Alcuni dubbi, tuttavia, sono stati avanzati sui metodi di accertamento del Redditometro, con particolare riguardo all’elaborazione automatica dei dati ed all’incrocio degli elementi attraverso un metodo prettamente statistico. Non solo. Numerose sono state le perplessità espresse in merito al presunto dovere del contribuente di giustificare la sostenibilità delle spese affrontate.

La sentenza della Corte di Cassazione n. 23554/2012 (20 dicembre 2012) ha, di fatto, ribaltato le carte in tavola, affermando che spetta interamente al Fisco dimostrare l’eventuale evasione fiscale da parte del contribuente e non a quest’ultimo dimostrare come uno scostamento sospetto sia, in realtà, riconducibile a ragioni lecite (es. eredità, risparmio pluriennale, ecc.).

Sara Perrella

 

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

Rispondi