Pierluigi De Rosa*
Sindaci, istituzioni del territorio, associazioni di categoria, media locali possono fungere non semplicemente come casse di risonanza, ma come partner solidali nella lotta all’evasione fiscale.
È possibile incidere, attraverso la leva della comunicazione, sulla tax compliance, il pagamento spontaneo delle imposte? È veramente una “missione impossibile”? Probabilmente sì, se il nostro target è l’evasore incallito, chi evade in modo deliberato. Se, invece, ci rivolgiamo alla zona grigia di quanti, per diversi motivi, oscillano lungo il pendio scivoloso tra la cooperazione volontaria e l’adempimento forzato, oppure a chi è già un contribuente virtuoso, cominciano a delinearsi alcuni spazi di intervento per la comunicazione pubblica. Di questi si racconterà, attraverso l’esperienza dell’Agenzia delle Entrate in Emilia-Romagna.
Una premessa
Per descrivere il campo di influenza della comunicazione nell’ambito tributario, occorre, innanzitutto, analizzare il comportamento fiscale: perché il contribuente decide di pagare (o non pagare) le tasse? Superata, ormai, l’idea di un contribuente schiacciato sulla dimensione dell’homo oeconomicus, che agisce in base a considerazioni puramente economiche, il comportamento fiscale viene a rappresentare l’esito di un complesso di fattori (deterrenza, norme, opportunità, imparzialità e fiducia, fattori economici) riferibili non solo alla dimensione economica, ma anche a quella sociale, culturale e psicologica. Cominciano, così, ad intravedersi alcuni margini di manovra, nella misura in cui la comunicazione delle autorità fiscali può influire sulla sfera valoriale e simbolica del contribuente, ma anche su quella cognitiva e, ancora, sulle percezioni condivise. In questo senso, il ruolo della comunicazione diventa quello di accompagnare le attività istituzionali, supportando, in particolare, la semplificazione degli adempimenti, l’accesso ai servizi e, più in generale, contribuendo alla costruzione di un rapporto fiduciario.
Due fasi della comunicazione regionale
Questo, dunque, il perimetro all’interno del quale si iscrivono le attività di comunicazione dell’Agenzia delle Entrate in Emilia-Romagna. Da tale angolo visuale è possibile cogliere almeno due fasi della comunicazione regionale degli ultimi anni:
1) la prima fase è quella che potrebbe definirsi la “conquista della notiziabilità”, il superamento delle barriere all’ingresso dell’arena mediatica che per lungo tempo avevano tenuto ai margini l’amministrazione fiscale e, fatta eccezione per episodici richiami, anche la questione dell’evasione fiscale. La conquista dell’attenzione, favorita da alcuni elementi contingenti (crisi economica, necessità di reperire risorse da destinare al finanziamento dei servizi, inserimento dell’evasione fiscale nell’agenda politica), è passata attraverso l’adozione, in aggiunta agli strumenti classici della comunicazione istituzionale, dei linguaggi e delle tecniche della comunicazione sociale. Da qui, per restare nell’ambito regionale, lo spot “Chi evade tassa il tuo futuro” (vincitore del secondo premio assoluto al concorso “La PA che si vede” 2010), realizzato con gli studenti del corso di laurea magistrale in Comunicazione pubblica e sociale dell’Università di Bologna, il cortometraggio “Io vado, tu resti” – una co-produzione con il DAMS di Bologna – presentato fuori concorso al Giffoni Film Festival, e, da ultimo, il cartoon “Esci dal nero”, realizzato a costo zero da un videomaker bolognese, Marco Coppola, con il quale è stato tradotto in forma animata il contenuto della guida “Tre passi per l’affitto in regola”. In questa scia si pone anche l’istituzione del canale YouTube, con l’idea di avvicinare i messaggi istituzionali ad un pubblico nuovo e sfruttare le potenzialità “virali” del web, giocando sul rimbalzo dai contenuti di sensibilizzazione e valoriali a quelli di servizio (es. tutorial per servizi on-line e dichiarazioni dei redditi).
2) La seconda fase è più direttamente centrata sulla costruzione del rapporto fiduciario con il contribuente, nei limiti, evidentemente, delle possibilità offerte dallo strumento comunicativo. In questo caso, il punto di partenza è lo sforzo di apertura dell’amministrazione fiscale nei confronti del contesto esterno, in particolare con il progressivo ampliamento delle possibilità di partecipazione al procedimento amministrativo. L’obiettivo, in altri termini, è quello di contribuire al superamento di quel paradigma bipolare che vedeva contrapposti il cittadino, da un lato, e l’amministrazione dall’altro. Quale ruolo, dunque, per la comunicazione nell’ambito fiscale? Spiegare le norme, facilitare l’accesso ai servizi, programmare sistemi di ascolto rappresentano solo alcune delle possibili strategie di intervento. In questo percorso si iscrive anche il laboratorio formativo con gli studenti Compass, con le azioni di ascolto (una video-inchiesta sulla percezione delle tasse tra i cittadini bolognesi) e di promozione dei comportamenti corretti (il video-contest “Tassaparola”). Il fulcro su cui poggia l’esperienza del laboratorio è l’evidenza secondo cui il comportamento di tax compliance è incentivato (anche) dall’esempio positivo di chi paga spontaneamente le tasse, all’interno di un filone di studi che, intersecando economia comportamentale, psicologia cognitiva e sociologia, suggerisce alcuni strumenti per “spingere” gli individui a compiere le scelte migliori non solo per sé stessi, ma anche per la comunità in cui vivono, attraverso un nudge, una “spinta gentile”
Linee evolutive
Per concludere, due possibili percorsi di sviluppo per la comunicazione orientata alla tax compliance.
a) Ricostruire il percorso dalle entrate alle spese. Una linea di sviluppo della comunicazione «fiscale» può andare a soddisfare la crescente esigenza di accounting delle politiche pubbliche e di partecipazione alla vita amministrativa. In ambito fiscale, la trasparenza dell’azione amministrativa si potrebbe tradurre in una rendicontazione delle entrate e del percorso che da queste conduce alle uscite (i servizi pubblici). Un laboratorio utile per testare questa modalità comunicativa potrebbe essere costituito dalle alleanze anti-evasione tra Agenzia e Comuni. A livello comunale si potrebbe, infatti, sperimentare una comunicazione di ritorno che accompagni l’effettiva restituzione del prelievo fiscale sotto forma di sostentamento della macchina pubblica: in altri termini, spiegare cosa è stato fatto con le risorse recuperate dall’evasione fiscale, rispondere alla domanda, forse troppo spesso inevasa, «che fine fanno i miei soldi, dove finiscono le mie tasse?».
b) Rafforzare le alleanze istituzionali ed il legame fiduciario. La lotta all’evasione fiscale non è più un obiettivo organizzativo esclusivo dell’Agenzia delle Entrate, ma riassume un complesso di interazioni sociali e politiche dei soggetti della rappresentanza. Una prima declinazione futura potrebbe, quindi, consistere nello sviluppo di un sistema di alleanze istituzionali, sociali e comunicative. Sindaci, istituzioni del territorio, associazioni di categoria, media locali possono fungere in questa ottica non semplicemente come casse di risonanza, ma come partner solidali nella lotta all’evasione fiscale. Attraverso queste micro-reti sarebbe possibile costruire degli ambiti di partecipazione e di condivisione progressivamente più ampi e consistenti, agganciando ai grandi temi del dibattito pubblico e mediatico delle pratiche reali. Ancora, sul piano prettamente comunicativo, una possibile traduzione di questo approccio è fornita dal crowdsourcing, la co-produzione dei contenuti grazie al contributo di risorse e competenze esterne all’organizzazione, di cui è un buon esempio lo stesso video-contest proposto dagli studenti Compass. Potrebbero, dunque, essere queste le nuove strade della comunicazione pubblica in ambito fiscale, non limitata alla conquista dell’attenzione, ma concreto accompagnamento ai processi decisionali e partecipativi.
Pierluigi De Rosa
Funzionario Agenzia delle Entrate-Direzione Regionale Emilia-Romagna
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