I politici e l’evasione fiscale

Siamo il Paese con la più alta evasione in Europa, dove meno di 800 cittadini dichiarano un reddito superiore al milione di euro: se raggruppassimo questi “ricconi dichiarati”, non riempiremmo neanche una nave da crociera.

Oltre due milioni di auto di lusso in circolazione, cittadini di reddito medio che viaggiano su elicotteri privati e la metà delle barche in ormeggio mantenute con stipendi da barista. Sono questi alcuni dei dati paradossali con cui il New York Times cercava, alla vigilia dei provvedimenti di austerity di Mario Monti nel 2011, di dare forma a quello stridente contrasto tricolore che è l’evasione fiscale.
Non che negli Stati Uniti questo problema non sussista, anzi. Secondo il Tax Justice Network, nel 2011 l’economia sommersa ha soffiato all’Irs, l’Agenzia delle Entrate americana, ben 337 milioni di dollari, circa il 50% in più delle tasse non riscosse in Italia. In termini percentuali, l’Italia esce chiaramente a testa bassa, con un’evasione fiscale del 27% del Pil, contro il 9% a Stelle e Strisce. Occorre, però, considerare il diverso schema di tassazione, più leggero negli Stati Uniti e, quindi, forse, con un costo-opportunità minore per gli evasori. Tuttavia, nonostante i luoghi comuni, in Italia le pene per gli evasori sono dure quanto negli USA.
Ciò non toglie che ci sia del vero nell’analisi del quotidiano newyorkese, soprattutto quando delinea l’anomalia di un Paese in cui lo stigma sociale sugli evasori è ancora molto debole. Siamo il Paese con la più alta evasione in Europa, dove meno di 800 cittadini dichiarano un reddito superiore al milione di euro: se raggruppassimo questi “ricconi dichiarati”, non riempiremmo neanche una nave da crociera.
Viste le premesse, non sorprende affatto che il tema ritorni spesso nel dibattito pubblico: alcuni politici additano la lotta all’evasione come una ricetta magica e veloce alla crisi, mentre c’è chi, più prosaicamente, affronta l’argomento quando deve difendersi dall’accusa di avere qualche conto off shore. In otto mesi di lavoro, Pagella Politica, il principale sito italiano di fact-checking, ha analizzato molte dichiarazioni di politici italiani sul tema dell’evasione fiscale. Lo scopo del progetto, che nasce da un gruppo indipendente di giovani professionisti, è quello di contribuire alla qualità del dibattito, accertandosi che i politici fondino le proprie argomentazioni su dati corretti. La conoscenza di un fenomeno è, infatti, l’abc di qualunque proposta politica realizzabile. Per questo motivo, per delineare una proposta politica di lotta all’evasione fiscale occorre dimostrare di conoscere bene il fenomeno, tra l’altro ben più complesso di quanto siamo portati inizialmente a credere.
La prima nota é decisamente positiva, e rivela che, molto spesso, i politici si sono mostrati preparati sul tema: alcuni dei dati citati all’inizio di questo articolo sono, infatti, tratti da dichiarazioni rilasciate dai nostri politici. Hanno ricevuto il bollino verde di veridicità da Pagella Politica. È Matteo Renzi a citare correttamente il numero di ricchi, così com’è Antonio Ingroia a sottolineare che è il carcere la pena per gli evasori americani ed è Laura Puppato ad affermare, giustamente, come l’Italia sia il Paese europeo con i più elevati livelli di evasione fiscale. Infine, è Angelino Alfano a rivendicare, correttamente, un raddoppio dell’incasso della lotta all’evasione fiscale tra il 2008 ed il 2011.
Alcuni politici si sono, poi, spinti oltre, come Bruno Tabacci il quale, forse rinfrancato dalle folte truppe di seguaci marxisti, faceva originali riferimenti alla pratica cinese di legare gli scontrini fiscali al gratta e vinci.
Non mancano, tuttavia, imprecisioni e panzane su questo tema da parte di esponenti degli schieramenti politici più disparati…
Il primo a ‘’lasciarsi andare’’ con stime decisamente fantasiose é l’ex esponente di punta di Rivoluzione Civile, il magistrato Antonio Ingroia. Rifacendosi a dati diffusi dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, Ingroia annunciava trionfalmente, nel corso della campagna elettorale, che i 120 miliardi di euro annui di evasione fiscale avrebbero potuto ripianare in tempi record il debito pubblico, se fossero stati interamente raccolti. In realtà – abbiamo scoperto – la cifra riportata da Ingroia si rifaceva a stime considerate universalmente poco attendibili, sia dall’Istat, sia dalla stessa Agenzia delle Entrate, determinate utilizzando il metodo del ‘’tax gap’’, tasso, tra l’altro, estrapolato unicamente dai dati di raccolta osservabili per la sola imposta dell’IVA. Insomma, un punto di partenza assolutamente migliorabile, certamente non una base solida su cui formulare una proposta elettorale, specialmente in tempi in cui le risorse scarseggiano ed ogni proposta deve essere giustificata con la giusta copertura.
Non da meno è Grillo, che annuncia di aver trovato la necessaria copertura finanziaria per le proposte del Movimento5Stelle (reddito di cittadinanza) nei 98 miliardi di euro di evasione fiscale. Soprassedendo sul fatto che la stima ‘’ufficiale’’ e, ricordiamo, sicuramente non a prova di bomba rilasciata dall’Agenzia delle Entrate si aggira attorno ai 120 miliardi di euro, riteniamo, in realtà, che Grillo si stesse riferendo all’ormai celeberrimo caso delle slot machine, al centro di un colossale caso di evasione fiscale nel corso degli anni. L’iniziale richiesta di risarcimento avanzata dal Pm nei confronti delle principali concessionarie si aggirava effettivamente attorno ai 98 miliardi di euro, ma una sentenza in primo grado ha ridotto il risarcimento richiesto a 2,5 miliardi di euro, basando le proprie motivazioni sulla fattibilità, da parte delle concessionarie imputate, di raccogliere una somma così spropositata. Insomma, in questo caso non si tratterebbe di evasione fiscale, ma dell’esito di un processo in corso che dovrebbe determinare l’entità del risarcimento dovuto dalle concessionarie delle slot machine. Un evento una tantum, peraltro ancora soggetto a dibattimento giudiziario, per il quale riteniamo grossolano basare previsioni di copertura di misure che avrebbero, invece, un impatto annuale sui conti dello Stato.
Che dire, infine, delle roboanti dichiarazioni di Silvio Berlusconi, il quale annunciava come i controlli di Equitalia in Costa Smeralda avessero determinato un crollo del 40% di presenze turistiche in Sardegna? A quanto confermano i dati divulgati dalla stessa regione Sardegna, le presenze turistiche sull’isola erano calate solamente del 5% nel corso del 2012, contro addirittura un aumento delle stesse nella zona della Costa Smeralda (+15%).
Nel complesso, insomma, i politici italiani appaiono abbastanza precisi sul tema, salvo qualche scivolone, prevalentemente in occasione della campagna elettorale. Secondo le nostre osservazioni, la tendenza è che i politici aumentino il numero di “panzane” per fare maggiore presa sull’elettorato di riferimento.

La Redazione di Pagella Politica (www.pagellapolitica.it)

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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