La Sovranità del Popolo

È trascorso tanto tempo, ormai, da quando Carlo Alfredo Moro, magistrato e giurista, fratello dello statista Aldo, ucciso dalle Brigate Rosse, mi fece notare: “Ti rendi conto che la nostra Carta Costituzionale, all’art. 3, riconosce pari dignità sociale a tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali, ma non cita espressamente l’età?” In effetti, nel nostro Paese si delinea una discriminazione legata proprio all’età della persona. Continuò: “Abbiamo costruito la società in funzione di noi adulti, senza considerare le esigenze dei bambini. Essi risultano sudditi senza diritti. Le nostre città devono essere anche le città dei nostri bambini e dobbiamo, quindi, concedere loro lo spazio per essere ascoltati”. Le nostre città si stanno progressivamente riempiendo di sudditi senza diritti. Non è solo l’infanzia ad essere discriminata: pensiamo, ad esempio, agli immigrati e, soprattutto, ai loro figli. Sono gli Italiani di seconda generazione, i figli degli immigrati, in molti casi nati in Italia o giunti qui molto piccoli. Sono giovani che hanno studiato la lingua, l’arte, la storia, la cultura italiana, ma che, nonostante tutto ciò, avvertono di essere Italiani solo a metà, perché privi di diritti legittimi e non tutelati da una normativa equa sulla cittadinanza.

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