Il ritratto della rinascita

Intervista ad Anton Stanislaus

Tanta gente semplice ed innocente si trova ancora nei campi di detenzione. Di loro non abbiamo notizie. Ancora troppi sono considerati “missing in action”. I campi sono prigioni e non vi è possibilità di accedervi.

Lo Sri Lanka è un’isola situata al largo dell’India segnata da una storia antica e moderna assai travagliata. Ha convissuto a lungo con la guerra e nel 2004 lo tsunami l’ha drammaticamente devastata. Recentemente, la recrudescenza della guerra civile, conclusasi nel 2009, l’ha definitivamente sfregiata. Il conflitto secessionista, originato dalla minoranza Tamil contro il Governo centrale cingalese, ha sortito effetti disastrosi sulla popolazione civile. Ciò che ha sconvolto di questa guerra è stato il largo impiego di bambini soldato, reclutati con il ricatto, il denaro o la forza. Al termine di un conflitto sanguinoso, gli ex baby soldiers devono ritrovare una loro collocazione all’interno di una società civile da cui sono stati sottratti, devono impossessarsi nuovamente della loro vita a lungo violentata, devono riabilitare un corpo martoriato dalla lotta ed una psiche brutalizzata, superando con fatica le immagini e le esperienze imposte loro già in tenera età. Ci si potrebbe anche domandare se esista mai un’età “giusta” per affrontare le atrocità di un conflitto. Comprendere il trauma della guerra in chi l’ha subita è impossibile. Tuttavia, quando si è creata l’occasione di intervistare in Italia Anton Stanislaus, il responsabile delle attività nello Sri Lanka di @uxilia Onlus, si è aperta una finestra per affrontare un dialogo su questa delicatissima materia. Anton vive nel distretto settentrionale di Batticaloa. Si occupa di cooperazione internazionale finalizzata a costruire un nuovo futuro a favore del suo Paese in sinergia con le organizzazioni umanitarie internazionali. L’incontro ha rappresentato per me un’occasione unica per conoscere la realtà dell’isola prima di ritrarla con la telecamera.
Anton è sicuramente un uomo di grande esperienza, il cui impegno per la “sua gente” si è impresso nelle rughe che ne solcano la pelle.

Thomas: “Anton, vorresti presentarti?”

Anton: “Il mio nome è Anton Stanislaus. Lavoro per un’organizzazione chiamata Koinonia la quale, in collaborazione con
@uxilia Onlus, realizza progetti di sviluppo nel distretto di Batticaloa, Sri Lanka settentrionale”

Thomas: “Puoi riassumere brevemente cos’è successo, che cosa ha scatenato la guerra?”
Anton: “L’LTTE, l’esercito di Liberazione delle Tigri Tamil Eelam, ha scatenato un conflitto secessionista contro il Governo centrale cingalese. Alla fine, ne è uscito disastrosamente sconfitto. Le vittime civili sono state migliaia, soprattutto donne e bambini. Alla fine delle ostilità, credo che la guerra abbia causato la morte di 200.000 persone. Il Governo centrale, inoltre, come tredici anni fa, ha ricominciato ad esercitare un’attività di contenimento e controllo della popolazione Tamil.”

Thomas: “Quali cicatrici ha lasciato la guerra nel tuo Paese?”

Anton: “Le cicatrici lasciate dalla guerra, come si può osservare a Batticaloa, sono riassumibili in migliaia di reduci, molti dei quali ragazzini, madri molto giovani, orfani. La popolazione superstite non dispone della possibilità di sostenere i bambini: non vi sono attività produttive, si può solo cercare di sopravvivere. Quello che stiamo cercando di realizzare, nello specifico, sono progetti a favore dei bambini perché sia loro garantita un’istruzione.”

Thomas: “Durante la guerra è stato fatto largo impiego di bambini soldato…”

Anton: “Un argomento complesso. Tempo fa si poteva parlare di bambini soldato, ora non più. Si calcola ci siano ancora migliaia di questi ragazzi che risultano ancora scomparsi. Alcuni affermano che sono reclusi nei campi di detenzione, altri sostengono che molti di loro siano stati sottoposti a riabilitazione e riaffidati alle famiglie. In realtà, non ne sappiamo nulla, ci sono carenze nella comunicazione su questo argomento. Tanta gente semplice ed innocente si trova ancora nei campi di detenzione. Di loro non abbiamo notizie. Ancora troppi sono considerati “missing in action”. I campi sono prigioni e non vi è possibilità di accedervi.”

Thomas: “Ami molto il tuo Paese, ci metti molto impegno per la tua gente, vero?”

Anton: “ La mia preoccupazione più grande è per tutti questi bambini che soffrono per ragioni non dipendenti da loro. Non hanno scatenato loro la guerra, l’hanno subita e non sapevano neppure cosa fosse. Non capisco perché debbano patire così tanto. È nostra intenzione offrire loro una vita migliore. Molti bambini hanno perso genitori e fratelli e vivono traumatizzati. Dobbiamo garantire loro la possibilità di costruirsi una vita, diventare normali cittadini di questa Nazione. Hanno perso un’opportunità, desideriamo fornirgliene altre. Ai giovani bisogna offrire occasioni. Se possono essere aiutati, verranno accettati e diventeranno persone affidabili.“

Thomas: “Vi impegnate anche nel farli adottare?”

Anton: “La parola “adozione” non suona bene secondo me. Non ci piace e può anche influenzare i bambini sul piano emotivo. Noi cerchiamo di fornire loro una chance nel loro ambiente originario, mantenendoli in famiglia, anche in senso lato, con fratelli, nonni, ecc…, per non creare scompensi. Nel loro villaggio, nonostante le perdite e tutti i problemi, potrebbero percepire in misura minore le differenze rispetto a prima. Cerchiamo il più possibile di non inviarli in istituti, se ciò non è strettamente necessario. Ma se nessuno può occuparsi di loro, allora devono seguire un percorso diverso e l’adozione può rappresentare una soluzione. Il nostro massimo impegno è però rivolto a tutelare la loro salute psicologica.”

Thomas: “In collaborazione con @uxilia Onlus, state costruendo il “Vocational Training Centre”. Di cosa si tratta?”

Anton: “La costruzione di questo centro è quasi ultimata. Si tratta di un luogo pensato per giovani donne che abbiano perso arti o subito traumi, bambini ed ex bambini soldato. Al suo interno essi beneficeranno di una rieducazione e verrà offerta loro la possibilità di camminare sulle proprie gambe, di compiere un percorso per riappropriarsi della propria vita”.

In Anton ho colto la volontà di rinascita di un intero Paese, che si sofferma su un passato difficile, ma solo perché questo serva a riscrivere un futuro migliore. Una nuova vita di impegno nel presente per garantire a chi verrà una chance reale.

(testimonianza raccolta da Thomas Wild Turolo, regista)

Intervista ad Anton Stanislaus
referente di @uxilia Onlus nello Sri Lanka

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