Sempre più persone credono nella teoria delle cospirazioni. Essa affronta sotto una diversa luce molti settori della cultura e della vita sociale, religiosa e politica. Non ritiene affidabili le versioni rilasciate dagli ambienti ufficiali. Quest’ipotesi ha beneficiato di rapida diffusione grazie a internet e ha attecchito grazie alla crescente, e forse meritata, sfiducia nei vertici del potere.
C’è chi sostiene che la realtà sia quella che ci descrivono le tv, quella che ci riportano e ripetono i “reporter”. C’è chi sostiene che, in democrazia, l’unico interesse primario sia quello dei cittadini.
Altri sono invece convinti che la realtà sia ben diversa e diversi siano anche gli interessi che tessono, in modo più o meno occulto, i fili delle drammatiche vicende internazionali. Giornalisti, storici e scienziati forniscono sempre nuovi materiali a supporto.
La Conferenza sul clima di Copenhagen, e il suo evidente e prevedibile fallimento, ci offrono la possibilità di accennare alle più importanti fra le preoccupazioni degli ultimi anni. Ricerche e documentazioni approfondite scrivono che nei nostri cieli si effettuano esperimenti non convenzionali, le cui conseguenze potrebbero avere delle gravi ripercussioni sul clima, la nostra salute, l’intero pianeta. Inoltre, un progetto nient’affatto segreto, con sede operativa in Alaska, avrebbe aumentato il rischio di instabilità dei fenomeni climatici, operando nella ionosfera.
Le richieste di chiarimenti vengono volutamente ignorate, così come le numerose interpellanze effettuate per avere delucidazioni. Permangono quindi le preoccupazioni. Stiamo parlando delle Scie Chimiche e del Progetto Haarp.
Le scie chimiche sono della insolite formazioni che appaiono in cielo in giornate serene e limpide. Il fenomeno comincia con l’osservazione di aerei che, ad alta quota, disegnano una scia a prima vista consueta. Subito dopo arrivano altri velivoli, e altri ancora, cosicché, nel giro di poche decine di minuti, le scie in cielo sembrano disporsi a “reticolo”, oppure, semplicemente, si incrociano in più punti. Sono state osservate facilmente in montagna, al mare e in città. Dal 1995 ad oggi, il fenomeno si è esteso anche in Italia. A differenza delle normali scie di aeroplano, queste non scompaiono evaporando in pochi minuti, ma si espandono allargandosi fino a che il reticolo, sempre più fitto, fa perdere al cielo la sua limpidezza, velandolo con sottili strati compatti e biancastri.
Da anni, siti internet (approfondimenti su Acam.it) e gruppi di ricerca si confrontano in tutto il mondo. Alcuni scienziati si sono spinti a misurazioni, analisi e ipotesi sulle sostanze che compongono le scie.
Alcuni affermano che, durante il periodo di disordini che ha portato alla fine del Comunismo, sopra città come Mosca, venivano immesse nell’acqua potabile, e sganciate da appositi aerei, sostanze che avevano la funzione di “agire sullo stato emotivo della popolazione”.
Le analisi, condotte su campioni di acqua e terra in zone in cui il fenomeno delle scie è stato osservato con particolare intensità, hanno portato in Paesi diversi alla medesima conclusione, rilevando anomale concentrazioni di metalli pesanti, fra cui alluminio e bario. Problemi respiratori, difficoltà di concentrazione e scarsa memoria, irritabilità e ansia, dolori alle articolazioni e sintomi simili a quelli dell’influenza o della depressione. Questi alcuni dei sintomi riferiti dalle popolazioni vittime del fenomeno. Coincidenze?
Sempre in Russia, ma non solo, scie chimiche di altro genere vengono utilizzate anche per disperdere le nuvole ed evitare il cattivo tempo. Al G8 del 2006, mentre tutto lo Stato era sotto piogge battenti, a San Pietroburgo, dove si svolgeva il meeting, non c’era una nuvola. Negli Emirati Arabi, il 7 giugno del 2008, è stata provocata artificialmente la pioggia, cospargendo le nuvole con ioduro di argento e sali igroscopici.
Il sospetto che qualcuno stia studiando dei metodi per controllare o manipolare l’atmosfera e la paura che tali tentativi sfuggano di mano e contribuiscano al cambiamento climatico, o possano portare a catastrofi ambientali, spostano l’attenzione sul progetto Haarp. Dal sito ufficiale, si legge che “HAARP è una ricerca scientifica finalizzata allo studio delle proprietà e del comportamento della ionosfera, per comprendere come sia possibile sfruttarla per potenziare i sistemi di comunicazione e sorveglianza per scopi sia civili che militari”. La ionosfera è una fascia dell’atmosfera che, per la sua natura fisica, svolge un ruolo importante per le applicazioni radio.
Progetti di ricerca simili sono presenti anche in altre località, da decenni: il progetto Europeo EISCAT, il progetto SURA in Russia, e Il progetto ARECIBO a Porto Rico.
Il sistema HAARP si basa su potenti radiotrasmettitori ad alta frequenza che emettono 3 miliardi di watt nella ionosfera. I detrattori hanno elaborato numerose ipotesi sulla natura del progetto: un sistema di difesa spaziale segreta, una manipolazione del clima, uno strumento per il controllo mentale.
Sebbene la potenza e la frequenza delle trasmissioni attualmente in utilizzo non possano assolutamente generare effetti di portata significativa, alcuni collegano il progetto alle scie chimiche, che servirebbero quindi a rilasciare delle sostanze che veicolino le trasmissioni effettuate dall’HAARP per studiare come potenziare le comunicazioni, o, ancora, per generare segnali che disturbino le altrui comunicazioni.
Forse i due fenomeni non sono collegati fra loro, ma, di sicuro, esistono due realtà che vanno approfondite.
Ritengo che le nostre democrazie dovrebbero fornire risposte credibili ai dubbi che, in un clima sospetto di sinistri silenzi, luci e ombre, accrescono nella popolazione il dubbio di essere vittime inconsapevoli di oscure trame e cinici interessi.
Intanto, le persone si stanno informando di più. E questo è un bene.
Enrico Galimberti
Direttore Acam.it