Perché il futuro è oggi

La ricerca sulle cellule staminali, per quanto si possa ancora ritenere innovativa e pionieristica, ha raccolto interessi di centinaia di gruppi di ricerca in quasi tutti i paesi: su Pub-Med (la principale raccolta on line di articoli scientifici), sono presenti 232.620 articoli sulle cellule staminali. Di questi, più del 10% si riferiscono ad applicazioni terapeutiche condotte con criteri scientifici, e soprattutto con buoni risultati.

In qualità di ricercatrice della Stamina Foundation ONLUS (info@staminafound.org), ho potuto dedicarmi, negli ultimi tre anni, ad un’ampia ricerca sulle cellule staminali adulte. Ciò mi ha concesso la possibilità di interagire con biologi provenienti da diversi Paesi e di venire a conoscenza di tecniche e metodiche di produzione, di differenziamento cellulare e di applicazione clinica. La ricerca e la conoscenza sulle cellule staminali non sono diffuse uniformemente nel mondo. Non vi sono differenze solo tra stati, ma anche all’interno di singole Università, su quanto viene studiato e sulle competenze che vengono acquisite. Come per tutte le conoscenze pionieristiche, vi è una prima fase in cui più ricercatori iniziano a sviluppare ricerche in modo autonomo, sfuggendo a protocolli di indagine condivisi universalmente. Inoltre, in diversi Paesi con legislazioni applicative meno protezioniste di quelle presenti negli stati membri della Comunità Europea, le applicazioni cliniche sono iniziate già alla fine del secolo scorso. Stamina Foundation onlus ha raccolto molte di queste competenze, provenienti da diversi Paesi, e ne ha permesso la divulgazione tra i ricercatori ed i medici che hanno aderito ai suoi principi ed obiettivi. Inoltre, presso i laboratori in cui la Fondazione ha promosso attività di ricerca con enti ospedalieri e Universitari italiani ed esteri, si stanno sviluppando ulteriori ricerche sulle caratteristiche delle popolazioni di cellule staminali adulte e sul loro differenziamento.

La ricerca sulle cellule staminali, per quanto si possa ancora ritenere innovativa e pionieristica, ha raccolto l’interesse di centinaia di gruppi di ricerca in quasi tutti i Paesi: su Pub-Med (la principale raccolta on line di articoli scientifici), ad oggi, sono presenti 232.620 articoli sulle cellule staminali. Di questi, molti, più del 10%, si riferiscono ad applicazioni terapeutiche condotte con criteri scientifici. E, soprattutto, coronate da buoni risultati. Chi dice che le staminali sono “la cura del futuro”, forse, ignora questi articoli. Ed anche che le staminali costituiscono già una cura nel presente di molti Paesi, in primis quelli che, meno “evoluti”, avevano (già 15 anni fa) minori interessi pubblici e privati da proteggere. La limitata diffusione di conoscenza in questo settore ha rafforzato la negazione che esistano terapie basate su cellule staminali oggi già fruibili in moltissimi Paesi. Dall’altro lato, ha rafforzato lo stereotipo dei “viaggi della speranza” (non necessariamente in Cina, ma, magari, in Germania, a Colonia o Dusseldorf), rappresentandoli come qualcosa di oscuro, pericoloso, costoso. Immorale.

Apparentemente, risulta più facile contrapporre speranzosi e costosi viaggi a permanenze mortali. Ma è sempre più difficile renderlo accettabile a persone che, ormai, viaggiano oltre i confini nazionali dell’informazione con internet e con il passaparola. Si crea così un divario tra chi può permettersi la speranza (e nell’esperienza dei dati che abbiamo raccolto spesso anche la cura o il miglioramento sensibile della propria malattia) e chi può invece permettersi solo l’attesa passiva e sedentaria della morte.
Da un punto di vista etico, è difficile comunicare ad un malato affetto da patologia neurodegenerativa, e con un’aspettativa di vita di pochi anni infernali, che deve aspettare che in questo Paese si siano messi d’accordo i gruppi di potere per poter esser curato. Tuttavia, è altresì immorale dissuaderlo dal provare a farsi curare altrove, stigmatizzando, ingiustamente, e spesso senza aver tentato di approfondire scientificamente, un mondo di ricercatori e di medici che da anni conduce una ricerca riconosciuta e seria. Il quadro si complica anche perché, nell’opinione pubblica, vi è una forte confusione su quali tipi di cellule staminali possano essere utilizzate in sicurezza ed efficacemente nella medicina rigenerativa. Spesso, il concetto di cellula staminale viene confuso con quello più specifico di staminale embrionale.

Il mondo delle cellule staminali è, invece, molto più complesso. La Stamina Foundation ha deciso di concentrare le proprie ricerche sulle cellule staminali adulte per almeno due ragioni principali: la prima, di ordine etico, poiché le cellule staminali adulte si possono prelevare da un organismo adulto senza dover sacrificare embrioni umani. La seconda, di ordine pratico, in quanto le cellule staminali adulte, oltre ad aver dimostrato una rilevante capacità riparativa dei tessuti danneggiati, non sembrano produrre effetti collaterali, o rischi di alcun tipo, sui pazienti. Tra le cellule staminali adulte, particolarmente efficaci nelle terapie sono le cellule staminali mesenchimali. Si trovano nello stroma di tutti gli organi e, ad esempio, nel midollo osseo rappresentano lo 0,01% di tutte le cellule staminali presenti. Le cellule mesenchimali possono svolgere diverse funzioni:

1.sono molto “potenti”, nel senso che possono essere trasformate in cellule di diversi tessuti. La Stamina Foundation possiede conoscenze esclusive relative alla differenziazione di queste cellule in cellule neuronali, delle insule pancreatiche, epatiche, cardiache, muscolari, della retina.

2.possiedono una forte capacità di angiogenesi: sono in grado di stimolare la formazione di nuovi vasi e di rivascolarizzare tessuti fibrotici o necrotizzati (ad esempio, in seguito ad un ictus o ad un trauma spinale).

3.possiedono una grande capacità immunomodulatrice, fattore che le rende utilissime nelle malattie autoimmuni (come psoriasi, lupus, morbo di Crohn). Sono, inoltre, altamente compatibili anche tra individui. Ciò consente il trattamento di alcune malattie genetiche (come la Niemann-Pick o la retinopatia pigmentosa).

Queste e molte altre caratteristiche delle cellule mesenchimali costituiscono molto più di un’ipotesi: in molti Paesi, tra cui alcuni europei, sono già una realtà terapeutica. Vi è, comunque, ancora bisogno di ricerca di base: popolazioni di cellule mesenchimali, a seconda del tessuto di provenienza e della modalità di coltura, forniscono risultati terapeutici differenti. Ci sono, però, anche dei punti fermi. L’Europa ha, di fatto, messo al bando la sperimentazione clinica, avendo assimilato ai farmaci le cellule staminali espanse e differenziate.
Questa scelta implica l’utilizzo di camere bianche e rende necessari i processi di sperimentazione richiesti per l’immissione di qualunque farmaco nel mercato. Così detto, non sembra assurdo. Appena ci si addentra nel problema, però, ci si accorge che il costo di costruzione di una camera bianca, della stessa classe richiesta per i farmaci, è molto oneroso. Di fatto, ciò impedisce a molti enti pubblici di poter implementare centri per la medicina rigenerativa.

I tempi per l’approvazione sono lunghissimi e le procedure richieste sono spesso incompatibili con la coltura cellulare, non essendoci, spesso, sostanze essenziali per il processo di espansione e indirizzamento in linea con tali prescrizioni.
A pagarne le conseguenze sono i malati, quelli che non possono permettersi di fuggire all’estero o si fanno convincere dalla disinformazione. Per loro, la scelta è una sola: morire senza correre rischi. È un po’ come se dicessimo ad una persona che sta andando a sbattere a 200 km/h contro un muro, di non frenare, perché i freni non sono a norma secondo le leggi europee. Fa eco a tutto questo una stampa schierata con la burocrazia, che pontifica contro i viaggi della speranza ed i costi da sostenere, promuovendo, di fatto, la condanna a morte di persone affette da malattie incurabili.

Facendo un breve calcolo sulle patologie che potrebbero essere trattate e, in molti casi, risolte con queste terapie, possiamo affermare che le lentezze burocratiche e gli ostacoli posti causeranno, nel prossimo decennio, in Europa, 20.000.000 di morti. È destino di ogni innovazione quello di essere ostacolata dall’arroganza del senso comune e dalla prassi consolidata, ma il prezzo richiesto, in questo caso, è veramente troppo alto. Non voglio, comunque, terminare con un eccessivo pessimismo. Il mondo è vario e, come nell’isola abitata dalle volpi e dai conigli, le volpi (qui gli inquisitori ed i burocrati) si mangiano i conigli. Non riescono, però, mai a mangiarseli tutti e qualcuno sfugge sempre. Questo è il destino delle grandi innovazioni: oggi, il presente è il pasto delle volpi, il futuro sarà, per chi sopravvive, diverso.

Erica Molino
Ricercatrice della Stamina Foundation ONLUS

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