L’agriturismo in Abruzzo nasce come eredità di una tradizione antica del mondo rurale. Da questo retroterra di cultura materiale nasce anche la “ragione sociale” degli agriturismo abruzzesi, attualmente circa 500 aziende diffuse sul territorio, che rappresentano il tentativo di garantire sopravvivenza e recuperare redditività ad un ambiente rurale sacrificato all’altare del mercato, della produttività e dell’industrializzazione alimentare. Ma anche di diffondere una storia ed un patrimonio di tradizioni legate alla terra e ai suoi frutti, che altrimenti rischiano di scomparire. Una rete di aziende spesso a conduzione familiare, in cui i limiti imposti dalla normativa per l’ospitalità e sull’utilizzo di prodotti propri (massimo 35 posti letto, 70% dei prodotti di provenienza diretta aziendale) favoriscono una democrazia economica di fatto e una diffusione su tutto il territorio di realtà piccole e ricche di contenuti, di produzioni locali, di racconti, di storia umana e ambientale. Immediatamente dopo il terremoto, da questa rete è partita anche la disponibilità ad ospitare gli sfollati dell’Aquila, che prevalentemente hanno scelto strutture sulla costa. Tuttavia, queste aziende sono state anche tra le prime a risentire pesantemente degli effetti, diretti ed indiretti, del terremoto, con danni alle strutture, dispersione degli animali, disdette di prenotazioni per tutta la stagione. Al consumismo turistico gli agriturismo abruzzesi hanno opposto una cultura della lentezza e della profondità e la possibilità, in molte aziende, di partecipare direttamente alle attività aziendali, facendo il formaggio o raccogliendo le olive. Inoltre, attraverso la rete delle “Fattorie didattiche”, che offrono ai ragazzi l’opportunità di ritrovare un rapporto diretto ed autentico con il mondo contadino attraverso corsi di mungitura e caseificazione, orticoltura, filatura e coloritura naturale dei tessuti, conoscenza e raccolta delle erbe aromatiche del territorio, preparazione di liquori o marmellate, e così via.
Si recuperano e si rimettono in circolazione quei saperi che hanno accompagnato per millenni l’uomo e che ora rischiano di essere completamente rimossi da un consumo alimentare plasmato dal mercato e dall’economia industriale. In questo contesto, è in fase di sviluppo anche la rete delle Fattorie sociali, che certifica l’impegno, anche etico, di queste realtà. Questo mondo ricco di umanità, sapori e saperi, che si è messo a disposizione durante l’emergenza per il terremoto, già condizionato da un mercato sempre più aggressivo, che da una parte ne ruba l’immagine per stamparla su prodotti industriali e dall’altra riesce ad imporre a livello nazionale ed europeo le regole sanitarie e di conduzione più adatte all’agroindustria, rischia ora di affrontare un’ennesima prova, alla quale non si sa quante aziende riusciranno a resistere. Gli effetti negativi indotti non tanto dal terremoto, quanto anche da una campagna mediatica più attenta all’effetto-notizia, che non all’approfondimento della realtà locale, rischia di determinare un’onda lunga di annullamenti di prenotazioni e dirottamento dei flussi turistici. Gli agriturismo abruzzesi hanno anche il pregio di aver messo in rete le loro attività, costruendo un vero e proprio ponte tra passato e futuro, approfittando delle nuove tecnologie e in particolare di internet. Sono molti i siti dedicati alle attività aziendali. In alcuni casi è possibile anche partecipare da lontano al lavoro quotidiano tramite web-cam oppure prenotare in anticipo il proprio paniere di prodotti, ricevendoli comodamente a casa: una rivisitazione in chiave post-moderna di quel rapporto personale col contadino e con la terra che oggi nelle nostre città non è possibile. E allora anche l’acquisto dei prodotti tipici e locali di queste aree, colpite oggi dalla crisi economica, dai meccanismi del mercato globale e anche dal terremoto, oltre che – se ce n’è la possibilità – una visita o una vacanza, possono diventare gesti concreti di una solidarietà rinnovata e non assistenzialistica, che può anche darci la possibilità di offrire questi prodotti squisiti e genuini organizzando una “cena solidale” con gli amici o la famiglia.
Elettra Rinaldi, www.adottaunapecora.it