Pensieri pro e contro l’uso delle cellule staminali

Le cellule staminali sono cellule primitive non specializzate, dotate della capacità di trasformarsi in qualunque altro tipo di cellula e quindi di potersi sviluppare all’interno di molti differenti tipi di tessuti nel corpo agendo come una sorta di sistema di riparazione e possono dividersi illimitatamente. Grazie ad una terapia realizzata in Cina, non è ancora possibile curare completamente malattie neurodegenerative gravi, ma è possibile, attraverso le cellule staminali, migliorare la qualità di vita delle persone che ne soffrono, o quantomeno arrestare per un po’ la progressione della malattia. L’azienda che se ne occupa è la Beike, il cui obbiettivo è quello di trasferire i risultati della più avanzata ricerca biomedica entro la pratica, e ciò al fine di rendere la salute a esseri umani di tutto il mondo. Vengono utilizzate cellule staminali ottenute dal cordone ombelicale che vengono iniettate nel midollo spinale dei pazienti affetti da tali malattie. La tecnica impiegata in Cina dal dottor Sean Hu non è ancora arrivata in Occidente. La legislazione in materia di conservazione del sangue del cordone ombelicale è diversa da Paese a Paese, anche nell’ambito dell’Unione Europea: alcune nazioni prevedono solo la donazione eterologa, cioè alcuni genitori decidono di donare il sangue del cordone ombelicale perché, in caso di compatibilità, possa essere trapiantato ad un bambino malato; altre danno libero accesso a tutte le possibilità, e altre ancora hanno vincolato la donazione autologa, cioè l’unità di sangue prelevata dal cordone ombelicale di un bambino viene conservata a suo nome, a particolari criteri. Però questo tipo di terapie devono essere considerate ancora sperimentali, come sostiene il professor Martino del San Raffaele di Milano, intervistato in un servizio de “Le Iene”. Inoltre afferma che questa azienda, la Beike, non ha fornito alla comunità scientifica sufficienti documentazioni per esaminare il suo lavoro, e quindi non si sa esattamente come operi. “Migliaia di pazienti perseguitano questa strada e vanno in cerca di una cura che non ha dato prova di essere efficace, anzi in alcuni casi può essere pericolosa perché i pazienti che si sottopongono a queste cure potrebbero sviluppare dei tumori o delle infezioni, e queste sono solo due delle possibilità. I pazienti possono trovare beneficio non dal trapianto di queste cellule ma dalle altre attività che fanno, come ad esempio la riabilitazione motoria, e anche grazie all’effetto placebo il paziente può percepire la propria malattia in maniera meno distruttiva di come invece la percepisce nel momento in cui non ha la percezione che sta facendo qualcosa che possa migliorare la sua salute” spiega il professor Martino.

Sara Crisnaro

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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