Giuseppe. Ora 15 anni.
La diagnosi. Impacciato nei movimenti fin dai primi passi, inizialmente era stato diagnosticato come ritardo mentale. Poi, per riscontro agli esami di enzimi muscolari elevati, a due anni di vita si era passati ad una “distrofia muscolare” non meglio specificata. I genitori, non convinti, hanno vagato per numerosi ospedali, finché, dopo numerose indagini invasive (biopsia muscolare, cutanea e dosaggio di enzimi lisosomiali) è stato dimostrato un deficit di alfa-1,4-glucosidasi acida, che idrolizza il glicogeno in unità di glucosio e comporta un accumulo intra-lisosomiale di glicogeno. È stata stilata una diagnosi di Glicogenosi di tipo 2. E già il fatto di aver ricevuto una diagnosi ha permesso ai genitori di terminare un lungo pellegrinaggio. Oltre al fatto di conoscere il nome della malattia, ha permesso anche di conoscere la prognosi per quel bambino e di sapere come aiutarlo. Allora non esisteva terapia per questa malattia, il bambino è cresciuto, presentando negli anni impaccio motorio, una scoliosi progressiva ed una progressiva insufficienza respiratoria dovuta alla debolezza ed all’incapacità dei muscoli respiratori di aprire la gabbia toracica. Il ragazzo ha progressivamente necessitato dell’uso della sedia a rotelle, di un’assistenza ventilatoria notturna, di interventi chirurgici per fermare l’evoluzione della scoliosi. Da qualche anno esiste la terapia enzimatica sostitutiva. Questa ha permesso di fermare la progressiva evoluzione nefasta della malattia, a cui il ragazzo era destinato. Ogni due settimane, Giuseppe perde una giornata di scuola per l’infusione dell’enzima sostitutivo e si sottopone a fisioterapia due volte alla settimana. La mamma non lavora per assisterlo (…e molto di più…) durante la giornata. Comunque, un esempio.
Francesco: 13 anni.
La diagnosi è stata facile. Macchie caffelatte su tutta la cute, lentiggini ascellari ed inguinali: Neurofibromatosi tipo 1 a due anni di vita. La neurofibromatosi è caratterizzata dalla possibilità di sviluppare neuro fibromi (“palline di tessuto indifferenziato” ) ovunque nel corpo. Per questo motivo, i bambini eseguono dei controlli annuali per escludere la presenza di neuro fibromi a livello di colonna vertebrale (possibile scoliosi), visita oculistica e potenziali evocati visivi (PEV), ecografia addominale… Inoltre, la malattia si associa a disturbi dell’attenzione e iperattività, per cui questi bambini presentano spesso delle difficoltà scolastiche. A 7 anni, in riscontro ad un calo del visus ed alterazione dei PEV, Francesco ha eseguito una RMN encefalo: accusava il glioma del nervo ottico bilaterale, molto grande ed in progressiva crescita, per cui è stato sottoposto a chemioterapia con buoni risultati. A 11 anni ha subito due interventi neurochirurgici per la presenza di un neuro fibroma all’interno del midollo spinale che gli causava impotenza funzionale di un arto. Il neurofibroma è stato rimosso, per fortuna con ottimi risultati. Ne residua una lieve zoppia. Attualmente, il ragazzo, che presenta grosse difficoltà scolastiche legate soprattutto ad un disturbo dell’attenzione con iperattività, assumerà terapia farmacologica con Ritalin. Specialisti nominati: oculista, ortopedico, neurochirurgo, neuropsichiatra, oncologo… senza tralasciare dermatologi, pediatri, fisioterapisti…
Germana: 4 anni.
Dall’età di un anno presenta impaccio motorio progressivamente ingravescente. È una bambina che sta seduta molto, non corre, non si arrampica. Presenta le palpebre gonfie e molto rosse. Ogni tanto compare una dermatite non pruriginosa alle nocche delle mani. A due anni compaiono dei noduli “duri come la pietra” a livello sottocutaneo a cosce, glutei ed arti superiori. Nel frattempo, la piccola è sempre più rigida e stanca. Gli esami ematici sono sempre normali. Giunge alla nostra attenzione a tre anni di vita. La diagnosi, misconosciuta per due anni, è a noi chiara da subito… Si tratta di una Dermatomiosite. La diagnosi ci è chiara semplicemente per un fatto: nel nostro centro seguiamo diversi bambini con Dermatomiosite. La dermatomiosite è una malattia autoimmune che colpisce soprattutto pelle e muscoli e che, solitamente, ha una presentazione più chiara con esami ematici che parlano chiaramente di infiammazione. Germana ha poi presentato una complicanza più rara della dermatomiosite: la calcinosi, un deposito di calcio sottocutaneo tipico della malattia, ma non frequente. Chi l’ha vista una volta non la dimentica. Finalmente, la piccola ha iniziato una terapia che l’ha portata in 5 mesi a camminare nuovamente, a saltare e a “somigliare di più agli altri bambini”. Germana è entrata in un protocollo di studio che stiamo conducendo insieme ad altri centri Italiani. Si cerca di trovare la terapia più efficace tra quelle già in uso nella dermatomiosite.
Ruben: 10 anni.
Diagnosi stilata alla nascita, dopo lo screening per malattie metaboliche: fenilchetonuria. Una malattia una volta gravissima, che portava a grave ritardo mentale in pochi anni. È dovuta all’incapacità di metabolizzare un amminoacido, la fenilalanina, presente normalmente nella dieta; questo amminoacido, se presente in grandi quantità, è tossico per il sistema nervoso centrale. Oggi, se la diagnosi è precoce (1 mese di vita), questi bambini presentano una prognosi eccellente, in quanto vengono sottoposti a dieta priva di Fenilalanina. In realtà, la dieta non è semplice da seguire, o almeno da far accettare inizialmente alla famiglia, e, successivamente, ai ragazzini, che si sentono diversi dagli altri. Si tratta, infatti, di un’alimentazione sempre priva di carne. Consiste nel bere latte speciale che fornisce energie e micronutrienti indispensabili per la crescita, nel mangiare farine aproteiche, frutta e verdura. Ottimi risultati, comunque, per una malattia che prima non lasciava speranza. Ruben segue la dieta perfettamente, anche se, ogni volta, ai controlli, appare triste, dimesso… La sera non mangia, beve il suo latte e va a dormire. Non va mai a mangiare la pizza con i compagni di classe perché lo infastidisce la sua diversità. A scuola è bravissimo… Ma forse non basta… La ricerca sta facendo ancora di più per semplificare la gestione ed aumentare la qualità di vita di questi bambini: per alcuni di loro è stato di recente dimostrato che una vitamina, la tetraidrobiopterina, accelera il metabolismo della fenilalanina e permette di mantenere una dieta libera. Purtroppo, questo non è il caso di Ruben, che per ora dovrà restare a dieta. La sua malattia, infatti, non risponde alla vitamina. Ma molto di più sta emergendo oggi e sicuramente rappresenterà la “terapia del domani”…
Irene Bruno
Referente per le Malattie Rare presso la Clinica Pediatrica di Trieste,
IRCCS Burlo Garofolo
Alessandro Ventura
Direttore della Clinica Pediatrica di Trieste, IRCCS Burlo Garofolo