Nella violenza sessuale l’eros si riduce a pura sopraffazione nei confronti dell’Altro, rivelandosi non già come libertà sessuale, ma come pura banalità iterativa, “a puro sfogo meccanico che non coinvolge né la scoperta né il trionfo e che mette in rilievo, e nel modo più sconfortante che mai, l’isolamento umano.”
Noi tutti abbiamo un corpo, il corpo di muscoli, ossa, sangue, corpo anatomico, Korper, un corpo che occupa uno spazio statico e un tempo fermo; nel contempo noi SIAMO corpo, corpo mondano, Leib, corpo che si intenziona nel tempo e nello spazio, rendendoli tempo e spazio vissuti e che definisce la nostra Presenza nel Mondo. É col corpo-leib che ci rapportiamo all’Altro, raggiungendo l’Incontro e riconoscendolo come Altro-me stesso. Infatti l’Essere nel Mondo è progetto e trascendenza, nel quale non si può prescindere dall’Altro, dall’Essere insieme come vero co-esistere, come con-esserci, unica forma autentica di una essenza che mi permette di cogliere e scoprire il Mondo come Mondo Comune. Solo superando la dicotomia Io-Tu, solo rendendo il Tu, l’Altro, come simile a me, come Me-stesso, possiamo pervenire al culmine dell’Esserci, l’Esserci-con nel Mondo dell’amore, nel quale Io-Tu diventa Noi, Noità, piena partecipazione. Così rapportandoci all’Altro nel “modus amoris” superiamo e trascendiamo la nostra corporeità nel Leib riconoscendo lo stesso nell’Altro. Amando l’Altro lo cogliamo come desiderabile e gli comunichiamo questo desiderio tramite il nostro corpo; in tal senso, parafrasando Sartre, il desiderio non è solamente manifestazione del corpo d’altri, ma rivelazione del mio corpo, è la mia coscienza che si fa corpo. La sessualità diventa così essa stessa progetto ed esistenza, perché come afferma Merleau Ponty “c’è osmosi fra la sessualità e l’esistenza: ciò significa che se l’esistenza si diffonde nella sessualità, reciprocamente la sessualità si diffonde nell’esistenza”, e diventa autentica solo quando il mio Io e il tuo Io si amalgamano nel nostro Noi. Nella violenza sessuale c’è invece un rovesciamento assoluto di queste posizioni, riducendosi l’eros a pura sopraffazione nei confronti dell’Altro, rivelandosi non già come libertà sessuale, come taluni hanno voluto interpretarla, ma come pura banalità iterativa, “a puro sfogo meccanico che non coinvolge né la scoperta né il trionfo e che mette in rilievo, e nel modo più sconfortante che mai, l’isolamento umano” (G.Greer). In altre parole il corpo viene ridotto a corpo-cosa, vero e proprio corpo pornografico. Nella violenza così viene vissuta una storia che non è né può essere storia a due, storia in piena libertà di partecipare e di condividere; viene vissuta una storia che ci riconduce alla storia pornografica. Nella storia pornografica infatti, sia essa immagine grafica che filmica, che nel suo essere ripetitivo diventa una non-storia, manca infatti l’elemento costitutivo dell’esserci-con: l’incontro. In tal modo non solo il Tu non viene mai raggiunto, ma manca anche il mero essere-assieme, nella misura in cui l’Altro viene colto come diverso-da me e immediatamente reificato ad oggetto, a puro Korper, corpo anatomico da possedere, penetrare, violentare. L’esserci-con è così un esserci-contro, contro chi non potendo essere colto come altro-me stesso viene spossessato di ogni intima essenza e ridotto ad oggetto di un desiderio spasmodico e incolmabile. Nella pornografia, mancando un valido rapporto intersoggettivo, il rapporto sessuale si propone come unica modalità d’incontro, ma è una modalità in autentica, essendo tale rapporto vissuto come prevaricazione, come esasperazione di una potenza (sessuale) che nasconde il rimosso angoscioso di una impotenza sessuale ed esistenziale. L’amplesso diventa così mezzo e fine per raggiungere l’Altro e per impossessarsi dell’Altro, ma essendo l’Altro desiderio irraggiungibile, l’amplesso diventa coazione a ripetere, con modalità sempre più esasperate, dove tutto è amplificato, caratteri sessuali, organi genitali, voluttà, orgasmo, sempre più violento ma nel complesso sempre più inappagante, tanto da doversi subito dopo riproporre in un circolo senza via d’uscita. E all’Altro, ridotto a puro corpo anatomico- ricettacolo di soddisfazione, non viene lasciata nemmeno la libertà d’opporsi, ma deve vivere (l’amplesso) con una partecipazione anche nello stupro, anche nella violenza più esplicita, partecipazione fatta di mugolii, incitamenti, grida d’appagamento e dopo, dopo può essere abbandonato, seviziato, ucciso, buttato come qualcosa che non serve più. Ma anche questa partecipazione è coatta, quindi fittizia e fantasmatica, è solo tentativo di una conferma delirante della propria potenza, è la verifica dell’essere in un mondo senza amore, è la conferma dell’essere-nel.-Mondo della Solitudine, apparente soggetto in un mondo di meri oggetti. Rapporto con l’Altro inautentico dunque, ma è inautentico nella pornografia anche l’esserci nel tempo e nello spazio. Nell’immagine pornografica lo spazio è invaso dal corpo-oggetto, esposto e agito ma privato di ogni soggettività, frammentato in un insieme di parti sessuali dilatate in primi piani megalomanici ed abnormi, accompagnato da gemiti e urla, quasi un accompagnamento musicale, colonna sonora che accompagna amplessi sempre più brutali e violenti, stupri, depravazioni, corruzione e decomposizione. È uno spazio che non lascia spazio all’uomo e alla sua trascendenza, è uno spazio che invece di rappresentare la vita ne propone la caricatura, rivelando nel contempo l’assenza dell’essenza, e proponendosi come un non-spazio, uno spazio di morte. E anche il tempo è abnorme: mancando di una trascendenza esistenziale, la pornografia manca anche di una trascendenza temporale; il tempo, non più lineare si ferma nel suo scorrere in un hic et nunc statico e irreversibile. Non esiste passato, non può esserci futuro in un mondo dove tutto inizia e finisce nell’amplesso: è un tempo pseudo-circolare, è la mancanza di una storicità che sottolinea la mancanza dell’Altro; è la mancanza di una storia che si rivela non-storia, antistoria. Così in definitiva il corpo pornografico, mancando dell’Incontro e proponendosi in un non-tempo e in un non-spazio si manifesta, alla fine, come un non-corpo, ovvero la negazione del corpo.
Giampaolo Pintor
Responsabile Servizio di Psichiatria Forense Asl n. 8 Cagliari
Irene Mascia
Servizio di Psichiatria Forense Asl n. 8 Cagliari