È fondamentale parlare di accesso ad un’istruzione di qualità, un’istruzione che garantisca determinati standard anche in situazioni belliche e post-belliche.
La guerra rappresenta una tragica realtà per decine di paesi nel mondo e per milioni di persone che vivono una quotidianità di violenza, povertà, insicurezza e sopraffazione. I conflitti, nelle loro diverse fasi, colpiscono soprattutto le fasce più deboli della popolazione civile, ovvero donne, bambini, anziani e disabili. A causa della guerra, negli ultimi dieci anni, ben 10 milioni di bambini sono stati uccisi, 6 milioni sono stati gravemente feriti, altri 20 milioni sono stati costretti a scappare dalle loro case, più di 250.000, di cui quasi la metà bambine, sono stati arruolati negli eserciti come soldati, e 37 milioni non hanno accesso alla scuola. Inoltre, poiché le guerre spesso durano più di 10 anni, i bambini trascorrono tutta, o gran parte della loro infanzia, in un contesto di guerra. Le donne e le bambine presentano una particolare vulnerabilità in tempo di guerra, in considerazione del loro ruolo nella società, della discriminazione di genere nei loro confronti e delle violenze che ne conseguono.
L’incremento della circolazione di armi leggere e di piccolo calibro, avvenuto negli ultimi vent’anni, in particolare nei paesi in guerra, è stato inoltre sofferto soprattutto dai bambini. Oggi, dei 72 milioni di bambini e bambine che non vanno a scuola, 37 vivono in paesi in guerra o post conflitto. Questo dato ci preoccupa particolarmente perché al lancio della campagna di Save the Children Riscriviamo il Futuro, a settembre 2006, i dati relativi all’accesso all’educazione primaria ci dicevano che su 115 milioni di bambini che non andavano a scuola, 43 milioni vivevano in paesi fragili in stato di guerra. Significa che, a fronte di un incremento complessivo rispetto all’accesso all’istruzione – da 115 milioni a 72 milioni – il dato che riguarda i paesi in guerra non è migliorato proporzionalmente – da 43 milioni a 37 milioni. Se si intende quindi raggiungere il Secondo Obiettivo del Millennio, ovvero l’istruzione primaria universale, è necessario prevedere delle azioni specifiche per quei paesi dove si sono registrati meno successi, ovvero i paesi fragili in stato di guerra.
La guerra è quindi il principale fattore che impedisce ai bambini di andare a scuola, dal momento che, oltre ad uccidere e ferire milioni di bambini, stravolge la loro quotidianità, li separa dai loro familiari e tende a distruggere i sistemi scolastici.
Garantire l’educazione dei bambini che vivono in zone di conflitto è una questione complessa, ma vitale. Povertà e guerre sono due fenomeni strettamente collegati. I paesi dove si genera questo circolo vizioso rischiano di non ricevere il sostegno della comunità internazionale perché i loro governi non sono accountable o si ritiene che non siano in grado di spendere i fondi a loro destinati perché le istituzioni versano in condizioni di grave crisi.
Garantire l’accesso ad un’istruzione di qualità nei paesi fragili e in stato di guerra rappresenta quindi una sfida, sia per l’implementazione di programmi adeguati che consentano il raggiungimento dell’obiettivo, sia per l’ottenimento dei fondi che la comunità internazionale promette e non destina, oppure rivolge ad altri paesi piuttosto che a quelli che sono in guerra. Sul totale degli stanziamenti per l’educazione, il 49% viene allocato ai paesi più stabili e a medio reddito, il 33% ai paesi a basso reddito, mentre alle nazioni e quindi ai bambini vittime di conflitti, va solo il 18%.
Questa sfida deve essere affrontata dai 189 Capi di Stato che nel 2000 hanno sottoscritto gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e si sono impegnati a garantire il raggiungimento dell’istruzione primaria universale entro il 2015. Lavorare per il raggiungimento di questo obiettivo è particolarmente importante, a nostro avviso, perché può avere ricadute positive sul raggiungimento di tutti gli altri Obiettivi del Millennio. L’istruzione ha un impatto sulla lotta alla fame e alla povertà estrema, in quanto ogni anno di scuola frequentato corrisponde ad un aumento del 10% dei salari. La scolarizzazione delle bambine è uno degli strumenti fondamentali per combattere le discriminazioni di genere, ma anche per ridurre la mortalità infantile, perché una bambina istruita sarà una mamma più consapevole e attenta alle cure del proprio bambino, ma anche alla cura di se stessa e quindi in grado di tutelarsi maggiormente dalla morte in gravidanza. L’educazione può contribuire a prevenire circa 700.000 contagi da Hiv, ma anche ad assicurare la sostenibilità ambientale.
Se non si investe nella formazione delle nuove generazioni, tutti i principali problemi dell’umanità, inclusi quelli ambientali, rimarranno tali. Infine, per creare una partnership globale per lo sviluppo, volta a sradicare la povertà, è necessario che i paesi in via di sviluppo siano in grado di definire le politiche autonomamente. E l’istruzione è fondamentale se si vuole raggiungere questo orizzonte.
Pur essendo a metà strada nel percorso che impegna i Capi di Stato che hanno sottoscritto gli Obiettivi del Millennio, c’è ancora un lungo cammino da fare per eliminare la povertà nell’Africa sub sahariana e in Asia. In particolare, per quanto riguarda l’istruzione primaria universale, in Asia orientale non c’è stato nessun progresso dal 2000 ad oggi, quindi non vi è nessuna possibilità che l’obiettivo venga rispettato. In Asia sud orientale e occidentale, allo stato attuale, è molto difficile che l’obiettivo venga raggiunto, mentre c’è una possibilità in Asia meridionale.
Emerge quindi con evidenza l’importanza di destinare fondi e promuovere politiche che consentano il raggiungimento del secondo Obiettivo del Millennio. Come? Dedicando una specifica attenzione nell’affrontare le difficoltà che si presentano nei paesi fragili e in conflitto e dando risposte concrete alle principali cause che impediscono l’accesso all’istruzione: mancanza di strutture scolastiche, non disponibilità delle famiglie a mandare i figli a scuola, perché temono che vengano attaccati, rapiti o reclutati dalle milizie, mancanza di docenti qualificati perché uccisi o sfuggiti alla violenza, insegnanti assunti per supplire alle assenze inesperti e non retribuiti. Inoltre, nei Paesi reduci da conflitti, è elevato il tasso di abbandono scolastico per la presenza in classe di ragazzi di età superiore alla media, conseguenza del fatto che durante la guerra i bambini non possono frequentare la scuola.
Il che, oltre a generare un incremento del tasso di abbandono, scoraggia le famiglie a mandare a scuola anche i propri figli più piccoli, sapendo che possono ritrovarsi in classe con altri molto più grandi. Ciò, soprattutto se si tratta delle figlie, che risultano più esposte a molestie e violenza sessuale. Altri fattori, la severa disciplina impartita, spesso ancora di sapore militaresco, le punizioni corporali, la mancanza di supporto emotivo e psicologico per i bambini che hanno vissuto il trauma della guerra. È quindi fondamentale parlare di accesso ad un’istruzione di qualità. Un’istruzione, quindi, che garantisca determinati standard anche in situazioni belliche e post-belliche, in modo che le scuole possano costituire un luogo sicuro e offrire uno spazio di normalità in una realtà altrimenti caotica.
La garanzia di un’istruzione di qualità può infatti contribuire a proteggere i bambini dai pericoli fisici, dallo sfruttamento e dalla violenza, nonché dagli abusi legati alla migrazione e agli spostamenti forzati. I bambini che vanno a scuola sono meno esposti al reclutamento nei gruppi armati, allo sfruttamento lavorativo e alla tratta. Le scuole sono anche in grado di fornire supporto psicologico e cure, possono tutelare i bambini introducendo nei curricula nozioni sulla sopravvivenza, come riconoscere le mine anti-persona, informazioni su come prevenire l’Hiv/Aids.
Il Governo italiano ha appena assunto la Presidenza del G8 ed ha una responsabilità particolare rispetto al tema educazione. Assume contestualmente anche la Presidenza della Education for All – Fast Track Initiative, che è il principale meccanismo internazionale di finanziamento dell’istruzione. Questo, nel 2009, entra in una fase particolare, poiché è prevista una revisione di metà mandato, che ne verifichi l’efficacia e il funzionamento dopo cinque anni di attività. L’Italia assume quindi un ruolo di leadership sul tema dell’educazione. Auspichiamo si impegni ad un consolidamento e ad un rilancio di questo meccanismo di finanziamento. Ad oggi, abbiamo registrato un incremento dei fondi dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo italiano destinati alla Fast Track Initiative.
Si è passati, infatti, dai 3 milioni del 2008 ai 10 milioni del 2009. Questo incremento si colloca però in uno scenario allarmante che registra, nell’ultima legge Finanziaria, un taglio delle risorse destinate alla cooperazione allo sviluppo del 50%, rispetto ai fondi destinati nel 2008. Ciò colloca l’Italia fra gli ultimi Paesi donatori e molto lontano dal raggiungimento dell’obiettivo di Gleneagles dello 0,7% del PIL destinato all’ Aiuto Pubblico allo Sviluppo.
Se una delle ragioni per cui questi fondi sono stati significativamente tagliati è rappresentato da un disinteresse dell’opinione pubblica per questi temi, possiamo citare un dato che va in direzione opposta: nel corso del 2008, Save the Children ha raccolto da privati quasi 3 milioni di euro. Una quota di fondi quasi corrispondente a quella che il Governo italiano ha destinato all’istruzione tramite il finanziamento alla Fast Track Initiative. L’auspicio è quindi quello di una specifica attenzione agli impegni presi da parte dell’Italia e dagli altri governi del G8, affinché il diritto all’istruzione possa diventare realtà in tutti i paesi e per tutte le bambine e i bambini, entro il 2015.
1 – www.un.org/milleniumgoals
2 – Scuola, ultima della lista, Save the Children, aprile 2007;
www.savethchildren.it/pubblicazioni
3 – Obiettivi del millennio: ancora molta strada da fare e poco tempo per raggiungerli, Save the Children, giugno 2007,
www.savethechildren.it/pubblicazioni
Fosca Nomis
Coordinatrice Advocacy e Campagne di Save the Children Italia