Gli orrori della psichiatria

“Il razzismo che divide gli uomini in degni e indegni, sani e insani, produttivi e improduttivi, è apparso ben prima del nazismo. La Vernichtung (annientamento) non è solo un pezzo dello stile nazista di governare, ma della storia della psichiatria.” Agostino Pirella

Foucault ne “Gli anormali” (1975) si chiede: “Come mai la psichiatria ha funzionato così bene e così spontaneamente sotto il fascismo e sotto il nazismo?”. La risposta è inquietante: vi sono stretti collegamenti, non solo teorici, tra psichiatria istituzionale e psichiatria nazista. Le premesse: nella psichiatria delle origini c’è un ottimismo terapeutico di stampo illuminista; la malattia mentale non colpisce tutta la persona; è monomania, parziale e reversibile; “la follia lascia sempre intatto un pezzo di ragione” (Hegel), ma dalla metà dell’800 emerge la degenerescenza di Morel; la malattia non è più morale, ma cerebrale (Griesinger); il decorso è infausto e ha i caratteri della cronicità, irreversibilità, ereditarietà. “L’asilo diventa un cronicario; l’istituzione terapeutica un luogo di segregazione; la teoria penale della difesa sociale, elaborata in Italia nella seconda metà dell’ottocento trova in questa psichiatria organicistica e “sicuritaria” un supporto fondamentale”, dice Mario Galzigna e le anime della psichiatria, ancora vive ai giorni nostri, sono già una dispotico/segregativa e l’altra terapeutico/dialogica, all’origine del pesante stigma, ancora attuale. L’incontro con gli orrori del nazismo, di cui gli psichiatri parlano con molta reticenza, è inevitabile.

Con l’”Aktion T4”, decretata in Tiergartenstrasse 4, sede organizzativa del progetto “Euthanasie Problem”, saranno sterminati 200.000 malati di mente ed handicappati. In realtà, la psichiatria non ha subito costrizioni dai nazisti e da Hitler. Li ha, anzi, utilizzati: la sterilizzazione di massa e l’uccisione di chi è ritenuto inferiore è idea più remota del nazismo. “Esistono vite umane, che hanno perduto a tal punto la qualità di bene giuridico, che la loro prosecuzione, tanto per il portatore della vita che per la società, ha durevolmente perduto ogni valore” dicono Binding e Hoche in Die Freigabe der Vernichtung des lebensunwerten Lebens – L’autorizzazione all’eliminazione delle vite non più degne di essere vissute nel 1922, ben prima che Hitler (1 Settembre 1939) autorizzi l’uccisione pietosa. “Non è spaventoso solo che cosa e come è accaduto ma che tutti vi abbiano volontariamente partecipato” dice Ernst Klee. Più della pietà, la motivazione vera ad uccidere pare altra e lo psichiatra Morselli nel 1923 scriverà: “E la spesa per questa zavorra? A prescindere dallo scopo umanissimo di far terminare prima dell’ora quei patimenti, vi sarebbe nella eutanasia anche un fine utilitario, che dovrebbe primeggiare, in quanto quella massa di invalidi non rappresenta più alcun valore né per le famiglie né per la collettività, e questa non ne ha che un gravarne parassitario dovuto alle spese per ricoverarli ed assisterli.

Si prospetta un siffatto provvedimento di risparmio di fronte al sempre più grosso dispendio che le nazioni civili si sono a poco a poco accollate per il mantenimento dei pazzi cronici”. Un risparmio per precise ragioni di opportunità economica: sarà lo stesso Hitler a volerlo, riferirà il suo ministro Lammers al processo di Norimberga. “Idioti, imbecilli, epilettici criminali, deboli di spirito, nevrastenici gravi, morfinisti, cocainisti, uomini frivoli ed insignificanti, i quali portano lo spirito del male, che è negativismo, nelle famiglie e negli ambienti sociali”. Non è un SS della prima ora che parla da vero persecutore di una umanità povera e sofferente, ma un padre della legge psichiatrica del 1904, Leonardo Bianchi, cui verrà intestato il manicomio di Napoli. Gli farà eco un non psichiatra il Prof. Krantz, nazista dal cognome “fantozziano” (mi si permetta lo “scherzo” per rendere più lieve il racconto), direttore della politica razziale ed eugenetica: ”non solo le cosiddette malattie ereditarie ma anche le “stirpi antisociali”, i criminali non sono l’unico pericolo economico e biologico per l’integrità del popolo ma esiste un numero assai più elevato di persone che pur non essendo passibili di pena, sono da considerare veri e propri parassiti, scorie dell’umanità, una moltitudine di disadattati, circa un milione, la cui predisposizione ereditaria può essere debellata solo attraverso la loro eliminazione”.

Il cerchio si chiude con Carl Schneider, famoso psichiatra: “L’urgente aspirazione eugenetica della psichiatria trova nelle leggi di genetica del Terzo Reich la realizzazione che, per i risultati ottenuti, ci consente di andare verso il completo risanamento genetico della nazione. Decisive in tal senso le direttive di Hitler nel Mein Kampf…”. Un brivido corre lungo la schiena. Chiediamoci cosa poteva avvenire se la storia avesse preso cammini diversi!!! P.S. Nell’articolo, la parola eutanasia non ha nulla a che vedere con il potere di chi sta male di disporre della propria vita e si riferisce solo all’applicazione della libertà di sopprimere i malati mentali ritenuti, in quanto tali, incurabili e, soprattutto, inutili.

Luigi Attenasio
Direttore Dipartimento Salute Mentale ASL Roma

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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