La Grameen Bank, ha prestato danaro senza avere nessuna copertura, nessuna credenziale e nessuna garanzia sulla solvibilità dei suoi debitori, ma basandosi unicamente sulla fiducia. E la cosa più bella è che la stragrande maggioranza di questi soldi sono stati restituiti!
Premetto che la partecipazione al reality show “L’isola dei famosi” mi ha costretta, per ben due mesi e mezzo, non solo al di fuori dall’Italia, ma anche al di fuori dell’accessibilità all’informazione. E l’informazione è stata una delle cose che mi sono mancate di più. Quando sono tornata, ho cercato subito di fare un veloce aggiornamento su quanto era accaduto nel periodo trascorso sull’isola e mi sono resa conto che non solo nulla era cambiato, ma che alcune situazioni negative che avevo lasciato si erano addirittura aggravate. Per quanto riguarda la crisi economica che stiamo vivendo, credo innanzitutto che il problema maggiore sia il fatto che oggi il futuro viene visto più come una minaccia che una risorsa. È proprio questo, a mio parere, il problema dei problemi. Pensiamo ad esempio al precariato: oggi i ragazzi hanno paura anche di che cosa accadrà loro dopo sei mesi, perché magari potrebbe accadere che il loro contratto di lavoro non venga rinnovato.
E quando dico sei mesi sono già ottimista! La crisi finanziaria, poi, ha gravi ripercussioni non solo sui singoli cittadini, ma anche sulle famiglie. Pensiamo, ad esempio, a quelle migliaia di famiglie americane che avevano sottoscritto un contratto per acquistare la prima casa (e la prima casa dovrebbe essere considerato un bene di prima necessità!) e che poi si sono viste alzare i tassi di interesse: non avendo la capacità di adeguare il proprio compenso all’aumento del mutuo, molto spesso calcolato a tavolino fino all’ultimo centesimo, si sono viste ricattate dalle banche, che avvalendosi dell’ipoteca hanno potuto ordinare il pignoramento della casa, magari già in parte pagata. Questo fenomeno si è poi riverberato anche il Italia. Quindi anche da noi tutti coloro che avevano acquistato una casa con un mutuo a tasso variabile si sono visti aumentare i tassi da un momento all’altro. Questi fenomeni sono stati poi aggravati da una serie di altre contingenze negative. Bisogna ricordare, ad esempio, che con il passaggio all’euro c’è stato un vero e proprio dimezzamento del potere d’acquisto dei salari.
C’è stato, poi, l’aumento del prezzo del petrolio…Per tutti questi motivi, quando sono tornata ho subito percepito un grande timore. Purtroppo, devo dire che le banche fanno il loro lavoro: devono cercare di guadagnare, di ragionare in termini di profitto e quindi il cliente può essere penalizzato. Ma in alcune nazioni, come ad esempio in Inghilterra, lo Stato è intervenuto per salvare alcune banche. Così come in Italia c’è stato l’intervento dello Stato per quanto riguarda la Fiat. E questo intervento ha dato anche buoni risultati. Credo che in questi casi lo Stato dovrebbe sempre intervenire direttamente per tutelare i consumatori, i piccoli risparmiatori, chi ha contratto un mutuo… Questo non è interventismo o comunismo: è stato fatto anche negli Stati Uniti, quindi si tratta semplicemente di salvaguardare la vita di molte persone che ad un certo punto si trovano in situazioni terribili.
In questi giorni si parla tanto della Social Card, la “carta acquisti” varata dal governo per i meno abbienti. Ovviamente, è meglio di niente: meglio fare un po’ di elemosina ogni tanto piuttosto che nulla… Credo però che il problema vero sia un po’ più grande. Che non si può risolvere dando un aiuto una tantum adesso, ma continuando a negare qualsiasi speranza per il futuro. Secondo me non si può essere promotori del precariato per poi dare delle Social Card a delle persone che magari il lavoro l’hanno perso. Credo che ci sia bisogno di interventi più strutturali, altrimenti è come mettere del nastro adesivo attorno a delle tubature che perdono: lì per lì sembra che il problema sia risolto, ma dopo un po’ la falla aumenta. Sono rimasta invece molto colpita dalla ricetta del premio Nobel per la pace Yunus, che ha avuto l’idea del microcredito: un sistema di piccoli prestiti destinati ad imprenditori troppo poveri per ottenere credito dai circuiti bancari tradizionali.
Ci sono cento milioni di persone che beneficiano del microcredito: di queste, sessantasei milioni quando hanno avuto il prestito nel loro paese erano sotto la linea di povertà. Yunus mi piace perché non ha dimenticato le sue origini e anche quando è andato a studiare in importanti e prestigiose università americane non ha scordato la povertà del suo paese di origine, il Bangladesh. Con la sua banca, la Grameen Bank, ha prestato danaro senza avere nessuna copertura, nessuna credenziale, nessuna garanzia sulla solvibilità dei suoi debitori, ma basandosi unicamente sulla fiducia. E la cosa più bella è che la stragrande maggioranza di questi soldi sono stati restituiti! Non dimentichiamo poi che il 97% dei beneficiari erano donne ed i finanziamenti erano destinati all’agricoltura o a progetti socialmente utili… Penso quindi che la finanza etica sia possibile: è possibile che una banca sia solidale, come è stato in questo caso. È possibile che ci sia una banca che non miri soltanto ad un profitto senza regole e senza umanità, ma che possa cercare di dare una mano anche alle persone più deboli, soprattutto in questa congiuntura economica ed in un contesto in cui le politiche economiche vengono decise da pochi grandi a spese di miliardi di persone che invece vivono sotto la soglia di povertà o alla fame.
Vladimir Luxuria
Vincitrice del reality show “L’isola dei Famosi”