L’istruzione pubblica è disciplinata dalla Costituzione del 1948, nella quale viene sancito che sia gratuita e obbligatoria per almeno 8 anni. Il sistema scolastico iniziale prevede la scuola elementare quinquennale e i tre anni successivi divisi in “scuola media” e “scuola di avviamento professionale”. A partire dagli anni Settanta prendono il via significativi cambiamenti del nostro sistema scolastico. Con la legge 820/71 nasce il Tempo Pieno. E’ la risposta ai bisogni sociali dell’utenza, destinato a diventare ben presto un laboratorio di innovazione verso i nuovi saperi. Negli anni Ottanta e Novanta il problema è la “dispersione scolastica”, il mancato conseguimento di livelli adeguati di apprendimento, nonostante la regolarità degli studi. Non mancano innovazioni didattiche, come l’avvio dei Programmi Brocca indirizzati ai Licei ed in parte agli Istituti Tecnici ed il Progetto ‘92 che riorganizza l’istruzione professionale. Significativi, invece, i mutamenti della scuola elementare. I Programmi del 1985 e la legge del 1990 introducono la pluralità dei docenti all’interno della stessa classe. Un’altra riforma di rilievo avviene nel 1996, durante il primo governo Prodi con l’allora Ministro Luigi Berlinguer. Viene abolita la suddivisione di scuole elementari, medie e superiori e varata la struttura a “cicli”: sette anni di ciclo primario per i bambini dai 6 ai 13 anni, altri cinque anni di ciclo secondario per i ragazzi dai 13 ai 18 anni.
La riforma, inoltre, eleva l’obbligo scolastico a 15 anni, dispone l’obbligo di formazione professionale fino ai 18 anni ed incide anche sul ciclo primario. Vengono previsti tre bienni, al termine dei quali segue un “anno d’orientamento”, per rendere più facile al bambino il cambiamento dalle scuole elementari alle scuole medie. Anche il ciclo secondario viene modificato: dura cinque anni e si divide in cinque sezioni: umanistica, scientifica, tecnica, artistica e musicale. La riforma Berlinguer viene interamente abrogata dalla Legge 28 marzo 2003 n. 53, meglio conosciuta come “riforma Moratti” dal nome del nuovo Ministro dell’Istruzione, Letizia Moratti. Nella scuola primaria si prevede l’iscrizione dei bambini a partire dal compimento dei 5 anni e 4 mesi. Fin dal primo anno compare l’insegnamento di una lingua straniera e dell’uso del computer. Viene poi abolito l’esame di quinta. Nella scuola secondaria di primo grado è prevista una valutazione dopo il secondo anno, mentre al termine del terzo vi è l’esame di Stato. Viene introdotto il cosiddetto “portfolio”, un dossier che documenta le esperienze scolastiche tramite le quali ogni studente ha acquisito varie “abilità”. Nella scuola primaria ed in quella secondaria di primo grado veniva abolito il tempo prolungato.
La scuola secondaria di secondo grado si configura con due bienni, ai quali si aggiunge un ulteriore anno. La maturità si rende necessaria per accedere all’Università. Con le elezioni del 2006, vinte dalla coalizione di Romano Prodi, Ministro dell’Istruzione diventa Giuseppe Fioroni. Viene proposta una revisione dell’esame di Stato (l’ex esame di Maturità): non sono ammessi gli studenti con debiti formativi maturati nel triennio e non saldati e si ritorna alle commissioni miste. Nella Finanziaria 2007 viene innalzato l’obbligo scolastico a 16 anni, in precedenza mero “diritto all’istruzione”. L’ultima tappa è storia recente. Il 29 ottobre il Parlamento converte in legge il decreto Gelmini: si modifica il metodo di valutazione nella scuola primaria ritornando al voto e si reintroduce il maestro unico, provocando manifestazioni contrarie in tutta Italia.
Mauro Volpatti